“Ehi tu, svegliati!”. La testa fa ancora male, la vista è annebbiata e l’acufene morde ai timpani. Provo ad alzarmi ma sento un gran dolore alla schiena: i primi pensieri si affannano e cerco di ricordare per quanto tempo sono stato sdraiato per strada, buttato su questi scatoloni sudici.
C’è una voce mi chiama: alzo a fatica gli occhi – ho ancora un forte senso di nausea – scorgo una piccola banana fluttuante che mi sorride, mi chiede come sto: “Potrebbe andare meglio” rispondo, “le ossa mi fanno ancora mal…” aspetta, una banana che parla?!
Mi stropiccio gli occhi ma lei è sempre lì per aria, col sorriso stampato sulla buccia. È Pedro, il mio amico Pedro! Mi dice che non c’è più tempo da perdere e che ce ne dobbiamo andare. Non importa chi ci si parerà dinanzi: li uccideremo tutti. Sarà un massacro. Il viaggio che non avrei mai pensato di fare, è appena iniziato.
Lo stravagante viaggio di My Friend Pedro inizia pressappoco in questo modo: il giocatore, dopo aver imparato alcune tecniche di parkour e le principali funzionalità del gameplay attraverso un tutorial interattivo, inizia dunque a scontrarsi con una miriade di nemici, livello dopo livello. Questi sono raccolti in vari ‘mondi’ o comunque zone che differiscono sia per l’ambientazione che per il nemico principale da sconfiggere. E proprio questi scontri con i boss costituiscono i momenti più difficili che vi troverete ad affrontare mentre, tutti gli altri, non vi faranno mai impensierire più di tanto.
Chi non seguirebbe i consigli di una banana parlante?
In ogni caso, da questo punto di vista l’opera di DeadToast Entertainment ha pensato proprio a tutti, creando tre livelli di difficoltà molto diversi tra loro e che costringono l’utente a un approccio differente. La modalità più semplice costituisce in generale un’esperienza di gioco bilanciata, con i nemici che hanno tempi di reazione normali e la vita del protagonista tripartita e ricaricabile. Nella più complessa invece, non c’è recupero della vita – se non attraverso i kit medici che si trovano raramente in giro – e i nemici reagiscono molto rapidamente, con grande precisione e infliggendo tantissimi danni.
In tale frangente, My Friend Pedro potrebbe risultare spesso frustrante ma si avvicina a quella che secondo noi era l’idea originale degli sviluppatori ovvero un titolo che richiede un mix di strategia e studio degli ambienti, oltre all’abilità e alla precisione dei colpi. Ma perché fare in principio di recensione, una precisazione di questo tipo? Beh perché purtroppo, per com’è stato costruito e realizzato, il gioco pubblicato da Devolver Digital ci ha lasciati un po’ interdetti, risultando generalmente e tecnicamente abbozzato, non troppo lontano dalla dimensione del flash game che era circa cinque anni fa.
Senza grandi giri di parole, tecnicamente su Switch il gioco risultato abbastanza brutto da vedere – specie in modalità tablet – con texture spente e dozzinali; su TV la cosa non cambia molto se non per una patina che aggiunge un po’ di brillantezza agli scenari. Anche in termini di animazioni, il protagonista esegue salti, capriole e rimbalza sui muri ma appare legnoso e stanco, lontano dall’idea di freschezza e dinamicità che ci saremmo aspettati da un personaggio atleticamente impeccabile come questo.
Un sistema di controllo che è più letale dei proiettili nemici
Ma oltre a questi, che sono per ovvi motivi i primi elementi che saltano all’occhio di chi si approccia al titolo, se ne aggiunge un altro decisamente più fastidioso: lo schema dei comandi. Si tratta in senso assoluto di uno degli elementi più rilevanti a cui prestare attenzione quando si sviluppa un videogioco: a cosa serve, in generale, un ottimo comparto tecnico o una trama brillante se i controlli con cui interagiamo sono innaturali e controintuitivi? In questo caso specifico il gioco non può e non vuole puntare sull’aspetto narrativo, limitandolo alla dimensione di un pretesto assurdo e stravagante per far andare avanti il personaggio, ma nemmeno propone un sistema di tasti comodo e facile da apprendere.
In particolare, il problema sorge nel momento in cui vogliamo alternare il fuoco alla mossa per schivare i colpi: detta così, ammettiamo che possa sembrare una situazione fuori dal comune ma vi garantisco che vi succederà spesso – come si vede qua sotto nell’immagine – di sparare a due bersagli contemporaneamente e voler schivare i colpi che vi arrivano addosso. Per fare ciò, il gioco richiede che si puntino i due analogici verso i nemici, si tengano premuti i grilletti di destra e di sinistra, in aggiunta al dorsale sinistro. Una situazione di caos estremo che potrebbe mandarvi più volte in confusione facendovi morire miseramente, devastato dai proiettili nemici.
Purtroppo, nel corso di tutta la nostra prova di circa cinque ore, durante le quali abbiamo completato il gioco e sperimentato i tre livelli di difficoltà, non siamo riusciti a toglierci dalla testa l’idea di uno sviluppo un po’ tirato via, basato sul potenziale inespresso di un concept di gioco divertente e originale. Saltare da un muro all’altro, lanciare in aria le padelle e sfruttarle per deviare i proiettili è davvero divertente così come lo è sperimentare le varie armi a nostra disposizione quali pistole, fucili d’assalto, mitra e fucili a pompa, oppure impugnarne due dello stesso tipo per far fuori più bersagli contemporaneamente.
Anche in questo caso però, un sistema di gioco non molto preciso, costringe il giocatore a ricorrere spesso e volentieri alla funzionalità del Focus ovvero una sorta di slow motion, che si attiva premendo l’analogico sinistro, utile per schivare e passare al contrattacco nel bel mezzo di una tempesta di proiettili. Sempre nel segno di un bilanciamento pressoché assente nel sistema di gioco, capirete molto presto che si tratta di una funzione fin troppo conveniente da usare per risolvere qualsiasi scontro. E inoltre, il fatto che la rispettiva barra si ricarichi a ogni uccisione compiuta, vi garantisce un utilizzo praticamente illimitato fino alla fine dello scontro o del livello.
My Friend Pedro sbarca su PC e Nintendo Switch e porta con sé un serie di mondi e livelli - con tanto di boss fight - per affinare la vostra tecnica assassina, agli ordini di Pedro, una sanguinaria banana senziente.
DurataMy Friend Pedro è un gioco che nasce da un’idea di gameplay divertente e peculiare ma che non riesce ad affermarsi come avremmo sperato, limitandosi a essere un gioco breve, carino ma molto limitato sotto diversi punti di vista. Un segnale di come il team abbia preso in custodia una buona idea ma non sia stato in grado di declinarla secondo una propria visione, lo si ha guardando alcuni dei mondi proposti verso la metà dell’avventura che non aggiungono niente al gameplay se non qualche sezione puzzle fastidiosa e mal riuscita. Allo studio di sviluppo è probabilmente mancata la voglia di osare e di prendersi qualche rischio: purtroppo, il risultato che ne deriva è un titolo piccolo, abbozzato e venduto a un prezzo troppo alto rispetto a ciò che è in grado di offrire.
Texture ed effetti non particolarmente belli da vedere: spenti in modalità portatile e leggermente più brillanti su TV.
Il comparto sonoro fa il suo dovere ma non eccelle per una o più tracce in particolare. Il doppiaggio è invece assente.
Una buona struttura di gameplay che però non si sviluppa mai fino al massimo del suo potenziale. Da segnalare inoltre qualche problema nella precisione dei comandi e di alcune animazioni.
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Recensione molto attenta.
Mi sa che sto gioco lo prenderò solo ad un prezzo molto più basso (la banana me l’ha suggerito).
Esatto, penso sia la cosa migliore che tu possa fare. A non giocarlo ti perdi comunque un po’ di divertimento ma per me NON è assolutamente un gioco da 8 e quindi da prendere a prezzo pieno :/