Nintendo Switch sta vivendo una seconda metà del 2019 da urlo e Settembre è stato certamente il mese più caldo: insieme a Link’s Awakening e Dragon Quest XI S, la console Nintendo è stata il palcoscenico per un altro grandissimo JRPG ripescato dalla scorsa generazione di console: Ni No Kuni: La Minaccia della Strega Cinerea uscito originariamente su Playstation 3 nel 2013. Tuttavia, il porting non è esattamente come ce lo aspettavamo e rispetto alla grandiosa Edizione Definitiva di Dragon Quest XI S, qui recensita, Level 5 e Bandai Namco si sono decisamente seduti sugli allori.
Ni No Kuni: La Minaccia della Strega Cinerea, ai tempi della sua uscita originale, sembrò una specie di sogno lucido per gli amanti dei JRPG: un titolo capace di coniugare le competenze di gameplay di Level 5, già sviluppatore di Dragon Quest IX su Nintendo DS, con l’impareggiabile maestria artistica di Studio Ghibli. Quando finalmente ricevemmo anche in Europa la versione localizzata, la maggior parte di critica e giocatori ne furono entusiasti. Ni No Kuni: La Minaccia della Strega Cinerea era, e rimane, un ricco ed appassionante JRPG in cui impersonare un tenero ragazzino deciso a salvare la sua mamma e con essa anche un mondo alternativo fatto di simpatici mostriciattoli magici. La narrazione prosegue senza grossi intoppi e, seppur la massiccia presenza di testi rallenti spesso il ritmo, sarà difficile non prendersi a cuore il destino ed i sinceri sentimenti del protagonista Oliver. In termini contenutistici su Nintendo Switch non si registra nessuna aggiunta ed il gioco è riproposto esattamente com’era su Playstation 3.
Le scene d’intermezzo animate da Studio Ghibli non sono moltissime ma tutte di qualità eccezionale.
Il combattimento è indubbiamente il fulcro del gioco. Nonostante siano presenti brevi puzzle, fasi di esplorazione nella world map e molti momenti narrativi, passerete più di due terzi dell’avventura combattendo. Level 5 ha congegnato per Ni No Kuni: La Minaccia della Strega Cinerea un sistema di combattimento piuttosto peculiare che pesca un po’ di carte del grande mazzo degli action JRPG e un po’ da quelli a turni. Il risultato è una sorta di action in terza persona con comandi d’azione alla Kingdom Hearts, in cui si comandano, in stile Pokémon, degli esserini chiamati famigli con un sottostrato di forze, debolezze, magie e tatticismi da Dragon Quest tradizionale. Questo apparente accrocchio videoludico è in realtà ben riuscito: il combattimento risulta ancora oggi fresco e divertente vista la sua unicità mai replicata da altri titoli, nemmeno dal suo stesso seguito Ni No Kuni 2 del 2018. Tuttavia questo sistema risultava già al tempo come privo di alcune rifiniture: l’attacco automatico non sempre trova i tempi giusti, i famigli si incastrano spesso e volentieri tra loro nel caos della battaglia ed i due alleati guidati dall’intelligenza artificiale hanno comportamenti assolutamente carenti. Diversi di questi difetti sono di tipo esecutivo e non concettuale e purtroppo non permettono al titolo di avere un gameplay eccellente. Proprio per questo è un peccato non vederli risolti in questa nuova versione. Ancora graziosa e ben gestita è invece la fase di crescita e personalizzazione dei propri famigli nonostante anche questa non presenti modifiche, nemmeno all’inspiegabile reset del livello di crescita che avviene alla metamorfosi degli stessi. Devo inoltre segnalare due crash che sono avvenuti nell’area del Monte Fornace ed hanno causato la completa chiusura del gioco con perdita dei dati non salvati. Una breve ricerca online ha confermato l’incidenza di questi gravi episodi anche per diversi altri utenti.
Ni No Kuni: La Minaccia della Strega Cinerea arriva su Nintendo Switch forte dello stile grafico mozzafiato che ci aveva già deliziato anni fa. Complice un seguito su Playstation 4 non altrettanto ben riuscito da questo punto di vista, la meraviglie artistiche dello Studio Ghibli sanno ancora stupire nel 2019. Il delicato cel-shading dai colori accesi, il character design e la cura maniacale per i dettagli delle ambientazioni sono solo alcuni dei punti forti di un impianto estetico tra i migliori mai visti in qualsiasi videogioco. Il porting su Nintendo Switch è però un mero compitino da sufficienza: i 720p impallidiscono di fronte al Full-HD ed al 4K delle versioni per console Sony e sebbene in modalità portatile facciano un’ottima figura, in modalità docked sono assolutamente imperdonabili. Nessun titolo di questa rilevanza, a mia memoria, è mai uscito su Nintendo Switch senza proporre miglioramenti nella versione docked che è di fatto quella portatile proiettata in TV. Persino l’interfaccia di gioco, che non avrebbe influito sulle prestazioni, non è renderizzata a 1080p per un risultato davvero di basso livello. L’hardware di Nintendo Switch, si modesto ma certamente superiore a quello di Playstation 3, ha ampiamente dimostrato di poter fare di più. Il frame-rate è molto stabile sui 30fps, al contrario dei 60fps della versione Playstation 4, ma devo ammettere che in questo caso ho preferito così. Ni No Kuni è un rarissimo esempio di videogioco il cui stile artistico è maggiormente premiato dai 30fps. Questo perchè le fluidità maggiori della versioni Remastered su console Sony compromettono la resa filmica delle animazioni creando una frizione eccessiva con il frame-rate degli splendidi filmati animati dallo Studio Ghibli. Nessuna novità nemmeno sul fronte dell’accompagnamento sonoro: la meravigliosa colonna sonora composta da Joe Hisaishi e orchestrata dalla Tokyo Philarmonic Orchestra rivaleggia con quelle dei film d’animazione Studio Ghibli ed il doppiaggio sa sempre strappare qualche sorriso grazie alle sue pesanti cadenze dialettali.
Lo stile artistico del gioco è ancora magico e non sembra sentire il peso degli anni.
Ho giocato Ni No Kuni: La Maledizione della Strega Cinerea su Nintendo Switch con una copia acquistata personalmente. Dopo dieci ore di gioco ho constatato che non è cambiato esattamente nulla dalla versione che avevo completato a suo tempo su Playstation 3. Sto attualmente riflettendo se concluderlo o meno: devo ammettere che, nonostante tutto, ha saputo riacchiapparmi.
Durata
Il marketing legato a Ni No Kuni: la Minaccia Cinerea non lascia spazio a dubbi: a differenza della versione Playstation 4, quella Nintendo Switch non presenta la dicitura “Remastered” palesando spudoratamente la natura di semplice porting del titolo. Detto questo, sarebbe certamente stato lecito aspettarsi, a distanza di sei anni, delle novità, aggiunte o sistemazioni a diversi difetti che il gioco ancora si porta dietro. E invece niente: stessi contenuti, stessa risoluzione, stesso frame-rate, qualche nuovo malevolo bug ed uno scomodissimo prezzo pieno di vendita. Il gioco rimane ad oggi ancora considerabile ad un passo dal capolavoro, ma questo porting su Nintendo Switch è un’operazione che non ci sentiamo di raccomandare alle condizioni in cui è stato proposto. Il voto finale attribuito al titolo va quindi letto non solo nell’ottica della media dei tre parametri di valutazione, ma anche in base alle considerazioni fatte sull’operazione di porting.
Se lo stile artistico congegnato dallo Studio Ghibli e Level 5 è ancora da massimi voti, lo stesso non si può dire del livello tecnico raggiunto dal porting su Switch. In modalità portatile il gioco gira meravigliosamente in 720p a 30fps con una pulizia dell'immagine perfetta. Tuttavia è imperdonabile la totale assenza di miglioramenti nella risoluzione, nemmeno dell'interfaccia di gioco, in modalità docked.
Anche sul fronte sonoro non è stata fatta alcuna modifica, ed in questo caso non era necessario. Sia l'ottimo doppiaggio che la delicata colonna sonora di Joe Hisaishi sanno ancora stupire.
La struttura di gioco, invecchiata piuttosto bene, si presenta ancora solida nonostante sia accompagnata da meccaniche di combattimento, a cavallo tra il real-time ed i turni fissi, non sempre precise ed esaltanti. La gestione in stile Pokemon dei famigli non ha perso colpi ed è ancora in grado di dare soddisfazioni.
Devi essere connesso per inviare un commento.
Un peccato che un gioco di questo calibro abbia ricevuto una conversione così scadente. Peraltro non capisco il senso di questo porting dato che su Switch comunque manca il secondo capitolo.