Quando si sono diffusi in rete i primi leak di Resident Evil Village, i fan del franchise Capcom hanno iniziato subito a tremare per la paura. Non per la paura di aver tra le mani un titolo dal forte tasso d’inquietudine, ma per quella di veder comparire nella propria serie preferita creature come lupi mannari, streghe e vampiri.
Con il passare del tempo e la presentazione ufficiale del progetto, la percezione del pubblico è lentamente mutata in qualcosa di diverso; improvvisamente quell’atmosfera cupa e per certi versi gotica di Resident Evil Village non sembrava più tanto assurda, ma era palese il richiamo al mai abbastanza elogiato quarto capitolo del brand. Il design dei personaggi, compreso quello della tanto decantata Lady Dimitrescu, si è pian piano insinuato sotto la pelle dei giocatori che si sono trovati ad attendere spasmodicamente di poter vivere le nuove avventure di Ethan Winters.
A partire da venerdì scorso, i possessori di PlayStation 4, PlayStation 5, PC e delle piattaforme Xbox hanno finalmente potuto mettere le mani su Resident Evil Village. Dopo aver affrontato due intere run per esplorare a fondo il Villaggio, siamo finalmente pronti per parlarvi di questa meravigliosa fiaba oscura.
La trama di Resident Evil Village si intreccia saldamente agli eventi del settimo capitolo: dopo essere fuggiti dalla casa dei Baker, Ethan e Mia sono stati messi all’interno di un programma di protezione testimoni e trasferiti in Europa. Qui hanno potuto vivere una vita di apparente tranquillità, diventando genitori della piccola Rosemary. Le vicende di questo episodio hanno inizio quando Chris Redfield irrompe in casa di Ethan, uccidendo sua moglie e rapendo sua figlia; una brutalità del tutto inaspettata da un personaggio sempre considerato positivo all’interno della serie. Il nostro protagonista si trova quindi all’inseguimento di Chris e raggiunge un misterioso villaggio della Romania, governato da una fantomatica donna chiamata Madre Miranda e da quattro bizzarri individui per nulla amichevoli. Evitiamo però di entrare nel dettaglio delle peripezie che si troverà a vivere Ethan, per evitare di rovinare l’esperienza a coloro che decideranno di intraprendere questa nuova avventura.
Il risultato è una fiaba dark tanto affascinante quanto inquietante
Il comparto narrativo della più recente opera Capcom presta il fianco a qualche buco di trama, ma riesce a conquistare l’utente grazie a un ritmo sensazionale e alla straordinaria capacità di mutare in continuazione. Nel corso della campagna principale ci troveremo ad affrontare situazioni completamente diverse tra loro in ambientazioni mai uguali o ripetitive. L’unico punto d’incontro è proprio il Villaggio che dà il nome alla produzione, vero e proprio hub di gioco all’interno del quale scegliere quale direzione prendere. Il risultato è una fiaba dark tanto affascinante quanto inquietante, che riesce a valorizzare un personaggio come Ethan Winters, poco sfruttato nel corso di Resident Evil VII. Ogni singolo individuo che incontreremo nel corso della nostra avventura saprà aggiungere qualcosa al carisma del titolo o alla lore della serie, dando vita a un affresco disturbante che non possiamo che consigliare caldamente a tutti.
La longevità complessiva si attesta sulle 9-10 ore di gioco, ma varia in base alla difficoltà con la quale si affronta l’avventura e al tempo che dedicheremo a esplorare ogni singola area di gioco. La durata è senza dubbio soddisfacente ma Resident Evil Village è così avvincente che vi sembrerà terminare troppo in fretta. Ogni nuova zona, ogni nuovo nemico da combattere instillano l’insano desiderio nel giocatore di volerne ancora. Per questo motivo, vi segnaliamo che alcuni personaggi potrebbero avere uno screen time inferiore alle vostre aspettative. Non perché il gioco abbia mal calcolato il loro ruolo nella vicenda, sia chiaro, ma perché si tratta di figure talmente affascinanti da aver bisogno di un intero titolo ognuna per poterle esplorare con cura.
Per coloro che amano la lore della serie, vi invitiamo a leggere tutti i documenti in modo da capire ogni singolo dettaglio della vicenda. Il titolo è comunque collegato principalmente a Resident Evil VII, che vi invitiamo a recuperare prima di gettarvi all’inseguimento di Chris per riuscire a comprendere i principali colpi di scena della nuova produzione Capcom. Village non è solamente un sequel delle avventure in Louisiana, ma un vero e proprio secondo episodio di quella che immaginiamo essere una trilogia dedicata a Ethan e alla sua famiglia.
Una volta raggiunto il Villaggio, Ethan entrerà in possesso della prima bocca da fuoco, dando il via a quel gameplay che abbiamo iniziato a conoscere con il settimo capitolo. Basteranno poche ore di gioco per comprendere come gli sviluppatori siano riusciti a prendere ogni singolo elemento dello scorso titolo ed elevarlo alla massima potenza.
Il gunplay, per quanto non introduca elementi particolarmente innovativi, risulta subito appagante ed estremamente cinematografico. Il metodo con il quale la telecamera sfuma l’arma quando si mira riesce a immergere ancora di più il giocatore nei panni del protagonista, donando al tutto un mood davvero unico. Con il procedere della storia ci troveremo di fronte a enigmi da risolvere, nuove armi da utilizzare e mostruosi nemici da sconfiggere. La percezione è senza dubbio quella di trovarsi di fronte a un’opera più frenetica, caratterizzata da un ritmo splendido e da una varietà invidiabile.
I succitati enigmi non risultano mai davvero impegnativi, ma riescono a intrattenere amabilmente il giocatore, spezzando le sequenze più action. Sequenze che, come già accennato, non si ripetono mai due volte nello stesso modo e che rendono il viaggio di Ethan una gigantesca montagna russa videoludica di emozioni. Resident Evil Village, pur spaventando molto meno del settimo capitolo, vanta alcuni momenti horror mostruosamente riusciti. Non ci riferiamo solamente ai jump scare, ovviamente presenti, ma ad alcune sequenze davvero terrificanti, che sembrano quasi virare verso un genere di gioco completamente diverso da quello al quale Capcom ci ha abituati. Provare per credere!
Gli enigmi presentati non risultano mai davvero impegnativi
Torna ancora una volta l’inventario limitato, vicino per certi versi al già citato Resident Evil 4. Nel corso delle nostre due run non ci siamo mai trovati in difficoltà con la gestione degli spazi, nonostante l’assenza delle celeberrime scatole dove poter depositare gli oggetti. La possibilità di potenziare ogni singolo elemento di gioco (armi, statistiche di Ethan e spazio per l’equipaggiamento) ha reso il titolo modulabile in base alle nostre necessità. Ogni volta che avevamo bisogno di qualcosa, ci è bastato raggiungere il Duca (il mercante) per migliorare la caratteristica richiesta. Una soluzione che semplifica la vita al giocatore, evidenziando come la produzione abbia virato verso meccaniche più arcade e meno survival.
Tra i protagonisti più importanti di Village infine c’è proprio il piccolo paesino della Romania: il level design imbastito dal team nipponico spinge sempre l’utente verso una sola destinazione, favorendo quindi la narrazione. Allo stesso tempo, però, presenta zone segrete, boss secondari e situazioni facoltative che donano grande profondità all’esplorazione. Il tutto, visti gli spazi “ridotti”, senza perdere mai il focus su quanto sta accadendo a Ethan. Si tratta di un risultato all’apparenza banale, ma che dimostra la maturità raggiunta dagli sviluppatori e, di conseguenza, da questo immortale franchise.
Al termine della campagna principale si sblocca anche la tanto apprezzata modalità Mercenari. Questa interessante aggiunta preme l’acceleratore sulle succitate meccaniche arcade e action, spingendo i giocatori ad affrontare orde di nemici nel minor tempo possibile. Una valida alternativa alla storia di Ethan, perfetta per sperimentare a fondo l’appagante gunplay messo in piedi dalla software house giapponese.
Bastano pochi minuti dopo aver avviato Resident Evil Village per comprendere la maestosità del comparto estetico realizzato da Capcom. Nonostante una scarsa interattività con l’ambiente, le avventure di Ethan attraversano ambienti maestosi, caratterizzati da una cura per i dettagli semplicemente stratosferica. Il design dei nemici, inoltre, presenta un vero e proprio balzo in avanti rispetto al settimo capitolo, dando vita a creature mostruose ispirate al folklore locale e ad aberrazioni tanto affascinanti, quanto spaventose. Una volta completata la storia, sarà possibile anche sbloccare i concept e i modelli 3D di gran parte degli elementi di gioco. Ogni oggetto è accompagnato da poche righe di spiegazione, in grado di valorizzare il lavoro degli sviluppatori e di fornire interessanti retroscena sul titolo.
Impeccabile il comparto sonoro, che sfrutta l’Audio 3D per dar vita a un ambiente tridimensionale e profondo. Se vi sembra che il risultato non sia particolarmente valido, vi invitiamo a controllare nelle impostazioni, perché il gioco viene avviato di base senza questa interessante feature. Ottima la colonna sonora e il doppiaggio inglese; decisamente sottotono, purtroppo, quello italiano, a causa di un Renato Novara per nulla coerente con il personaggio di Ethan Winters.
Nel corso delle nostre due run non siamo incorsi in particolari problemi tecnici e, nonostante il ray tracing attivato, il titolo si è sempre dimostrato estremamente fluido. Probabilmente sono presenti sporadici cali di frame (da 60 a 50 fps), ma si tratta di dettagli del tutto impercettibili. Un plauso, invece, all’utilizzo del DualSense, che valorizza il gunplay grazie ai grilletti adattivi. Ogni arma vanta un proprio peso e una propria potenza di fuoco, trasmessa alla perfezione grazie al controller di PlayStation 5.
Abbiamo giocato a Resident Evil Village su PlayStation 5, sfruttando appieno il DualSense e le cuffie 3D Pulse di Sony.
DurataOrmai lo avrete capito: Resident Evil Village è un gran gioco. Un seguito perfetto del settimo capitolo e, allo stesso tempo, un prequel di quello che sarà Resident Evil 9. Poco importa qualche buco di trama o la scarsa interattività con l’ambiente, le nuove avventure di Ethan sono un viaggio emozionante, visivamente sontuoso e, soprattutto, divertente da giocare.
Capcom ha alzato l’asticella qualitativa ancora una volta, portando uno dei suoi franchise più importanti verso nuovi orizzonti. Orizzonti che noi non vediamo l’ora di poter esplorare a fondo e che speriamo possano trovare presto riscontro con un nuovo episodio o con qualche DLC di questo, splendido, titolo.
Resident Evil Village è un tripudio di design e modelli poligonali perfettamente curati. Nonostante la natura cross-gen dell'opera, Capcom ha dato vita a un titolo visivamente sontuoso. La cura verso ambienti e creature dona poi alla produzione quel tocco in più che caratterizza esclusivamente le grandi opere.
Nonostante un doppiaggio in italiano poco convincente, il comparto sonoro di Resident Evil Village è impressionante. Non solo la colonna sonora è sempre coerente con quanto accade a schermo, ma anche i suoni ambientali risultano estremamente curati. L'implementazione dell'Audio 3D dona al tutto una tridimensionalità a tratti terrificante.
Resident Evil Village migliora ogni singolo elemento del settimo capitolo. Lo shooting, i puzzle, il level design. Ogni singola caratteristica dell'ultima fatica di Capcom sprizza carisma da tutti i pori, dando vita a un'opera in linea con la serie, ma allo stesso tempo in grado di trascinare il giocatore verso il futuro del franchise.
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Bravo Luca, bella recensione!