La storia del Sega Master System

Una console criminalmente sottovalutata

Retrogaming di Riccardo Amalfitano

Il Sega Master System è una console di videogiochi di terza generazione ad 8-bit prodotta da Sega tra il 1985 e il 1992. È stata originariamente commercializzata nel 1985 come Sega Mark III in Giappone, e fu ribattezzata e ridisegnata per i mercati esteri, nel 1986 in America del Nord, nel 1987 in Europa. e nel 1989 in Brasile. È stata inoltre pubblicata nuovamente in Giappone nel 1987 con funzionalità aggiuntive.

Diretto successore dell’SG-1000, il Master System doveva concorrere direttamente con il Nintendo Entertainment System (NES). Aveva meno giochi di spessore rispetto al NES e una libreria meno nutrita, a causa delle politiche di licenza di Nintendo che richiedevano l’esclusività della piattaforma. Nonostante l’hardware più performante, il Master System, non è riuscito a ribaltare il significativo vantaggio di mercato detenuto da Nintendo in Giappone e Nord America in quegli anni. Tuttavia, ha ottenuto un successo significativamente maggiore in Europa e in Brasile.

Si stima che il Master System abbia venduto circa 13 milioni di unità, escluse le recenti vendite in Brasile. La stampa specializzata ha riconosciuto il suo ruolo fondamentale nello sviluppo del Sega Genesis e l’aver avuto un buon numero di titoli ben accolti dai videogiocatori, in particolare nelle regioni PAL, ma è critica nei confronti della libreria NTSC davvero limitata in quanto le regioni NTSC, erano principalmente dominate dal Nintendo NES. A partire dal 2015, il sistema era ancora in produzione in Brasile da Tectoy, il che ha reso la console la più longeva del mondo.

Un po’ di storia

Agli inizi degli anni ’80, Sega Enterprises, Inc., sussidiaria del conglomerato americano Gulf & Western, era uno dei maggiori produttori di videogiochi arcade attivi e presenti negli Stati Uniti. Una flessione del business arcade a partire dal 1982, ha avuto un impatto fortemente negativo sulla società, portando la Gulf & Western a vendere la produzione e la licenza nordamericana dei suoi giochi arcade alla Bally Manufacturing. La società ha mantenuto la sua consociata giapponese, Sega Enterprises, Ltd., nonché la divisione di ricerca e sviluppo nordamericana di Sega. Con il business arcade in declino, i dirigenti della Gulf & Western occidentali si sono rivolti al presidente di Sega Enterprises, Ltd., Hayao Nakayama, per avere consigli su come procedere. Nakayama sosteneva che l’azienda avrebbe potuto sfruttare la sua esperienza nell’hardware acquisita negli anni lavorando nel settore dei videogiochi per trasferirsi nel mercato delle console casalinghe in Giappone, ancora ai tempi acerbo e quindi ricco di opportunità. Nakayama decise, di comune accordo con Sega, di procedere con il nuovo progetto, portando sul mercato il primo sistema di videogiochi casalingo targato Sega, l’SG-1000.

L’SG-1000 arrivò in Giappone il 15 luglio 1983, ad un prezzo di circa 15.000 yen. È stato lanciato lo stesso giorno del Family Computer (Famicom) di Nintendo. Poco dopo il lancio dell’SG-1000, Gulf & Western hanno iniziato a cedere le proprie attività non-core, quindi non strategiche, dopo la morte del fondatore dell’azienda, Charles Bluhdorn, così Nakayama e l’ex CEO di Sega David Rosen, nel 1984 hanno avviato un’operazione manageriale di finanziamento, cosiddetto buyout, della filiale giapponese con il sostegno finanziario di CSK Corporation, una nota società di software giapponese. Nakayama ha assunto il ruolo di CEO della nuova Sega Enterprises, Ltd. Dopo l’acquisizione, Sega ha rilasciato un’altra console, la SG-1000 II che presenta alcune modifiche hardware rispetto al modello originale, fra cui una migliore resa grafica e un miglior sonoro e inoltre i controller rimovibili e una copertura utile per evitare che la polvere entrasse nello slot delle cartucce. L’SG-1000 II non ha ottenuto il risultato sperato, tuttavia, Sega decise di continuare a lavorare sull’hardware utilizzato per realizzare il sistema, perfezionandolo. Ciò ha comportato l’uscita del Sega Mark III in Giappone nel 1985.

Il Sega Master System

Per la versione della console al di fuori dei confini giapponesi Sega decise di rinnovare e rinominare il Mark III con il nome di Master System, in maniera non dissimile da Nintendo che ribattezzò il Famicom in Nintendo Entertainment System. Il nome Master System fu scelto da una serie di proposte. Alla fine, stando a quanto dichiarato dai protagonisti, la scelta venne fatta attraverso col lancio delle freccette. Il presidente di Sega Enterprises, Isao Okawa, approvò il nome dopo che gli era stato detto che si trattava di un riferimento alla natura competitiva dell’industria dei videogiochi e delle arti marziali, in cui solo un concorrente può essere il “Maestro”. La console, presenta un design avveniristico.

In particolar modo, le differenze sostanziali rispetto alla versione asiatica, sono piuttosto evidenti e riguardano soltanto l’estetica dato che dal punto di vista hardware non ci sono pressoché differenze. Il Mark III presenta una livrea color grigio chiaro quasi tendente al bianco e rifiniture in nero, una forma rettangolare affusolata e dei controller squadrati decisamente anonimi nel design. Il Master System invece, si presenta più aggressivo, con un design meno squadrato che ricorda una sorta di piramide, di colore nero e rifiniture in rosso. Anche i controller hanno subito un restyling, presentandosi sempre di forma squadrata ma con un impatto visivo decisamente migliore grazie al cambio di colorazione, nera come quella della console, e all’introduzione di una sorta di levetta analogica e bottoni più grandi. Il design finale del Master System riuscì quindi ad attrarre i gusti occidentali.

Tra i giochi più celebri della console, troviamo Phantasy Star, Wonder Boy 2 in Monster Land e la serie con protagonista Alex Kidd, oltre alle conversioni, tanto in voga in quegli anni, di alcuni importati titoli arcade: Out Run e Space Harrier su tutti. Inoltre, sul Master System, investirono anche alcuni produttori di terze parti. In particolar modo, Codemasters, Activision, Image Works e molti altri. La macchina presentava circa trecento titoli in totale, alcuni dei quali, quasi un trentennio dopo, sono stati distribuiti in via digitale su Nintendo Wii, come ad esempio Fist of the North Star e Wonder Boy.

Impossibile contrastare lo strapotere di Nintendo

In Giappone, il Mark III, venduto al prezzo di 15 000 yen, non ottenne il successo commerciale atteso. Soltanto un anno dopo dalla distribuzione, la console aveva venduto poco più di un milione di unità. Negli Stati Uniti le vendite non furono migliori. Per tale motivo Sega strinse un accordo con Tonka, famosissima azienda di produzione di giocattoli statunitensi: sebbene il distributore della console fosse cambiato, il Master System continuò a subire lo strapotere del NES, non riuscendo a vendere secondo le aspettative. La console è stata inoltre ripubblicata con il nome di Master System in Giappone nell’ottobre 1987, ma ancora una volta le vendite non decollarono. Il lancio europeo del Master System avvenne nel 1987. Nel Regno Unito ad occuparsi della distribuzione ci pensò Mastertronic, Master Games in Francia e Ariolasoft in Germania. Nel bel paese, la distribuzione è stata affidata a Giochi Preziosi e la console ebbe un buon successo di pubblico. Indimenticabili gli spot, per i più nostalgici, con protagonisti Walter Zenga e Jerry Calà.

Mastertronic ha pubblicizzato il Master System come “un arcade in casa” e ha lanciato il sistema a £ 99. Gli ordini dei rivenditori erano alti, ma Sega non riuscì a soddisfare le richieste nei tempi previsti arrivando addirittura a superare il periodo natalizio. Ciò ha causato il malcontento di diversi distributori che si videro costretti a cancellare moltissimi ordini. A pagarne le conseguenze furono Master Games e Mastertronic entrati entrambi in crisi finanziaria e Ariolasoft, sebbene non avesse subito lo stesso tragico destino, promise che non avrebbe mai più lavorato con Sega. Per evitare l’imminente fallimento, Mastertronic aveva già venduto una quota di minoranza a Richard Branson e al gruppo Virgin. La neonata Virgin Mastertronic, rilevò poi tutta la distribuzione europea nel 1988. Di conseguenza, si concentrò fortemente sul marketing legato al Master System e sulle conversioni arcade disponibili sulla console. Complice le difficoltà di pubblicizzazione da parte di Nintendo in Europa, Il Master System ha iniziato ad attrarre sviluppatori con sede in Europa. Ciò ha comportato l’ottenimento di una importante quota di mercato delle console casalinghe nel vecchio continente, posizione consolidata poi col lancio del Mega Drive.

Col Sega Mega Drive nei negozi  nel 1988, il Mark III e il Master System furono dismessi. L’ultimo titolo ad essere pubblicato in Giappone fu Bomber Raid nel 1989. Nel 1990, Sega lanciò una versione rinnovata del Master System, ovvero il Master System II, progettato per essere una versione a basso costo della console. L’hardware ha comunque venduto poco nonostante la buona campagna di marketing. All’inizio del 1992, la produzione cessò in Nord America. Ci vollero comunque più di quattro anni per il pensionamento completo, avvenuto nel 1996 a seguito del lancio di Sega Saturn. Al momento della sua interruzione, Master System aveva venduto tra 1,5 milioni e 2 milioni di unità negli Stati Uniti, terminando dietro a Nintendo e Atari, che controllavano rispettivamente l’80% e il 12% del mercato. L’ultimo gioco su licenza ufficiale Sega in Nord America fu Sonic the Hedgehog nel 1991.

Contrariamente alle sue negative prestazioni in Giappone e in Nord America, il Master System fu alla fine un successo in Europa, dove superò il NES con un considerevole margine. Nel 1993, la base di utenti attivi in Europa, in particolar modo nel Regno Unito e in Francia era di 6,25 milioni, addirittura più grande di quella del Mega Drive di circa un milione. Anche il Master System II si è dimostrato un successo. Ciò ha portato Sega a realizzare nuovi giochi tra cui Sonic the Hedgehog 2, Streets of Rage 2 e Mercs. In totale le unità vendute ammontano a 13 milioni, senza considerare il Brasile, paese nel quale la console è stata venduta in diverse varianti. Si stima che le vendite siano di circa 8 milioni, un dato sorprendente, considerando che la console ha dovuto concorrere direttamente con i sistemi moderni, ad esempio, PlayStation 4 e riuscendone addirittura a mantenere il passo.

La versione portatile, il Game Gear

Dopo la sua dismissione, l’hardware del Sega Master System fu utilizzato per la realizzazione di una console portatile agli inizi degli anni ’90, il Game Gear. Anche qui si è riproposto il duello fra Nintendo e Sega. Sebbene il Game Gear fosse ancora una volta più performante, futuristico nel design e addirittura montasse uno schermo LCD a colori, ad uscirne vincitore fu il Game Boy di Nintendo. Le cause dell’ennesimo fallimento, non vanno ricercate nell’hardware sempre superiore al concorrente ma in una libreria di titoli scarna, un’autonomia significativamente più bassa e un costo più elevato, dovuto ai componenti del Game Gear con una differenza di circa 50$. Non meno importante è la tendenza della console ad avere problemi lato hardware. In particolar modo, sul fronte condensatori che tendevano a usurarsi per una errata progettazione, comportando problemi di natura sonora e di schermo.

La potenza non è tutto

La CPU principale del Master System è una Zilog Z80A, un processore a 8 bit che funziona a 4 MHz. Ha 8kB di ROM, 8kB di RAM e 16kB di RAM video. L’immagine video viene fornita tramite uno switch RF e viene visualizzato ad una risoluzione di 256 × 192 pixel e fino a 32 colori contemporaneamente da una tavolozza totale di 64 colori. Fisicamente, il sistema principale misura 365 per 170 per 70 millimetri (14,4 in × 6,7 in × 2,8 pollici), mentre il Mark III misura 318 per 145 per 52 millimetri (12,5 in × 5,7 in × 2,0 pollici). Sia il Mark III che il Master System possiedono due slot per l’input di gioco: uno per le Mega Cartucce e uno per le Sega Card, insieme a uno slot di espansione e due porte per i controller. Il sonoro è fornito dal chip PSG SN76489. La versione giapponese integra anche il chip FM YM2413, che era una caratteristica opzionale del Mark III. Con poche eccezioni, l’hardware del Master System è identico all’hardware nel Mark III. I giochi per la console sono riproducibili su Sega Genesis mediante l’uso di un accessorio noto come Power Base Converter, e sul Game Gear mediante il Master System Converter. Rispetto al NES di Nintendo, il Master System è stato progettato con hardware superiore. Contiene il doppio della memoria del suo concorrente e la sua CPU funziona a una velocità di clock più elevata.

Sono stati creati numerosi accessori per Mark III e Master System compatibili tra loro. Il Mark III ha anche un accessorio trasmettitore RF opzionale, che consente attraverso la riproduzione wireless di trasmettere il gioco su un segnale televisivo UHF. Fu rilasciata anche una periferica Light Phaser, ovvero una pistola. Il suo design era basato sull’arma dell’anime giapponese Zillion. Il Master System è stato prodotto in diverse varianti che hanno visto la rimozione di alcune componenti allo scopo di contenerne i costi. Le versioni brasiliane realizzate da Tectoy presentano anche alcune aggiunte. Una variante conosciuta come Master System 3 Compact è in grado di funzionare in modalità wireless con un trasmettitore RF, mentre Tectoy cercando di attrarre anche il pubblico femminile immise sul mercato una versione della console di colore rosa, dal nome Master System Girl.

Una console sottovalutata

Il NES di Nintendo ha venduto 62 milioni di unità, mentre il Master System soltanto 13. Il divario a cosa è dovuto? Tralasciando l’unicità in termini software e al fatto che diversi produttori di terze parti lavoravano in esclusiva per Nintendo, il NES ha guadagnato un vantaggio enorme sul Master System attraverso l’uso di un software migliore e al fatto che l’utenza complessivamente si riusciva ad identificare meglio con i personaggi della casa di Kyoto. Il divario fra le due aziende si accorcerà soltanto con il lancio del Mega Drive.

Il Mega Drive ha fortemente giovato degli sviluppi e delle ricerche fatte con il Master System, realizzando conversioni arcade, nuove IP e ideando alcune delle sue mascotte migliori e  più apprezzate di sempre, ovvero Alex Kidd e Sonic. Ciò che viene imputato a Sega, ormai da decenni, sul mancato successo del Master System, è la mancanza di una libreria consistente di titoli giocabili (soprattutto nei territori NTSC). Fra i maggiori critici, abbiamo Dave Beuscher, il quale giustamente fa presente che la console è stata condannata dalla mancanza di supporto dalle terze parti, anche se l’esclusività detenuta da Nintendo non era affatto facile da contrastare e dal fatto di aver abbandonato, forse troppo presto, il mercato americano. D’altra parte, c’è invece chi ha elogiato la libreria PAL del sistema dichiarandola superba e interessante, fatta di esclusive eccellenti.

Due facce della stessa medaglia insomma. Da successo quasi clamoroso in Europa a fiasco colossale in America e Giappone. Ancora oggi, la console ha una schiera di fan comunque significativa. Molti ricercano il Master System per aggiungerlo alla loro collezione di console. Forse le cose sarebbero potute andare in un altro modo, alcune scelte potevano essere fatte diversamente, ma di una cosa siamo certi, il Master System è una console con la C maiuscola e merita, sebbene i numeri non siano a suo favore, di far parte di un club esclusivo, ovvero quello delle migliori console casalinghe che la mente umana potesse concepire.

Specifiche tecniche

CPU: Zilog Z80 (8 bit) a 3,6 MHz
Chip video: TMS9918 (8 bit) modificato
RAM: 8 kB
RAM video: 16 kB
Display LCD a colori a matrice passiva
Risoluzione video: 160×146 (3,2″) a 32 colori scelti tra 4096 disponibili
Audio: 3 canali tonali + 1 canale rumore bianco
Interruttore On/Off
Presa Alimentatore Min 9V/12V 750mah/1A
Slot per Cartucce Proprietarie
Porta di Espansione
Jack Cuffia 3,5″
Rotella regolazione Volume

Lascia un commento