5 titoli ambientati nell’universo di Lovecraft

In attesa di Call Of Cthulhu:The Official Video Game e The Sinking City.

5 Consigli di Iacopo Risi

Dopo una crisi creativa ultradecennale il genere horror ha finalmente ritrovato l’attenzione che merita nel settore dell’intrattenimento. Anche nel mondo dei videogiochi il fascino irresistibile del terrore è tornato protagonista e il panorama videoludico si è arricchito di titoli che hanno portato nuovi concept in termini di immersività.
In questo clima di horror renaissance sono alte le aspettative per gli imminenti “The Call of Cthulhu” di Frictional Games e “The Sinking City” di Frogwares, due promettenti incarnazioni videoludiche della narrativa di Lovecraft, assente ufficialmente da questo medium da molti anni. In attesa di sapere se per questi due titoli “le stelle saranno nella giusta configurazione” proponiamo una serie di giochi che in passato hanno meglio rappresentato gli incubi del solitario di Providence.

Alone in the Dark (1992 – PC)

Nel 1992 Infogrames, prolifica software house di titoli ambientati nell’universo lovecraftiano, lancia sul mercato il capostipite di tutti i survival-horror 3D. Siamo negli anni ’20 ed il noto pittore Jeremy Hartwood viene trovato impiccato nella sua abitazione, Villa Derceto. Nei panni dell’investigatore Edward Carnby o della nipote della vittima, Emily Hartwood, il giocatore dovrà indagare all’interno della magione, entrando in contatto con forze arcane, riti ancestrali e orribili creature.

Dopo Alone in the Dark il mercato videoludico non sarà più lo stesso: con l’ausilio di inquadrature a telecamera fissa il personaggio era libero di muoversi in uno spazio tridimensionale all’interno della villa, alla ricerca di indizi ed oggetti, tra cui il celebre pseudobliblium Necronomicon, necessari per la progressione del gioco. Alla fase esplorativa si affiancava un sistema di combattimento contro i temibili avversari a mani nude, all’arma bianca o arma da fuoco, quest’ultima limitata dai pochi proiettili a disposizione. Vi ricorda qualcosa? Ma certo! Capcom ne riprese le meccaniche per intero per realizzare i primi capitoli della famosa saga di Resident Evil, ma tutti i titoli TPS sono debitori di questa pietra miliare.
A completare l’esperienza di uno dei giochi più spaventosi di sempre è il comparto audio, vero fattore scatenante di un senso di inquietudine mai provato finora in un’esperienza interattiva. Memorabile la scena del valzer degli zombie sulle note della Danza Macabra di Camille Saint-Saens.

Shadow of the Comet (1993 – PC)

Sono gli anni d’oro delle avventure “punta e clicca” e Infogrames (sempre lei) cerca di entrare in un mercato dominato da Lucas Arts e Sierra Entertainment con un titolo la cui la narrazione si ispira a due celebri racconti di H.P. Lovecraft: Il richiamo di Cthulhu e La maschera di Innsmouth. Nel 1910 un giovane giornalista, John Parker, si reca in un villaggio di pescatori del New England per effettuare un reportage sull’imminente passaggio della cometa di Halley. Il nostro protagonista scoprirà di lì a poco che il fenomeno astronomico è in qualche modo legato al ritorno del possente Cthulhu, divinità ultraterrena adorata da una setta del luogo. Il gioco rispetta i canoni della classica avventura punta e clicca con l’immancabile interfaccia di comandi/azioni “prendi”, “usa”, “esamina”, “parla”.

Parker può spostarsi liberamente per il villaggio ed aver accesso ad alcuni edifici interni alla ricerca di indizi ed enigmi da risolvere. Ma anche i dialoghi rappresentano una fase essenziale per avanzare nel gioco. Il risultato è pregevole e lo dimostra anche l’ottima accoglienza ricevuta da parte della stampa specializzata dell’epoca che ne evidenzia un buon ritmo, atmosfere malsane e inquietanti, senza però rinunciare ad una buona dose di black humor. Musiche ed effetti sonori mantengono alta la tensione durante l’esplorazione del villaggio e  l’interazione con i suoi eccentrici abitanti.

Prisoner of Ice (1995)

Infogrames torna nell’universo dei miti di Cthulhu con un’altra avventura, seguito spirituale di Shadow Of The Comet (SOTC). Stavolta, come suggerisce il titolo, ci troviamo tra i ghiacci dell’Antartico alla vigilia dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Il tenente americano Ryan, al comando del sottomarino HMS Victoria, riesce a salvare uno scienziato norvegese e recuperare due casse contenenti materiale top secret da una base tedesca situata nella vasta regione polare. Ispirata al racconto “Alle Montagne della follia“, l’avventura si sposterà in diverse locazioni del globo dove compariranno, tra gli altri, alcuni personaggi di SOTC.

Enigmi da risolvere, alcuni dei quali entro un tempo limitato, attraverso il collaudato sistema punta e clicca e tipiche atmosfere disturbanti dell’universo dei miti di Cthulhu sono i principali ingredienti di questa avventura godibile ma limitata da una narrazione un tantino stringata. Poco convincente anche il comparto tecnico, nonostante il supporto dei capienti CD-ROM: le impacciate animazioni in grafica 3D prerenderizzata ed una caratterizzazione dei personaggi piatta come un tavolo da stiro, anche a causa anche del pessimo doppiaggio (italiano incluso), rendono il titolo un’occasione mancata.

Sherlock Holmes 3: The Awakened (PC – 2006)

Conosciuto anche come “Sherlock Holmes:Il risveglio della divinità“, il terzo capitolo sviluppato della Frogware dedicato all’investigatore più celebre di tutti i tempi ed il suo fido assistente, metterà i nostri protagonisti sulle tracce di una setta adoratrice di Cthulhu coinvolta in misteriosi rapimenti a scopo rituale. Il titolo si presenta come un’avventura punta e clicca 3D in prima persona, tranne alcuni rari casi in cui il personaggio sarà visibile su schermo, nella modalità in terza persona.

Tecnicamente il gioco fa il suo dovere, soprattutto per quanto riguarda la resa degli ambienti e la cura minuziosa dei dettagli, mentre dal punto di vista sonoro il voice acting si attesta su livelli più che discreti. Il risultato finale ha riscontrato tuttavia pareri discordanti: un ottimo mix tra due diversi stili narrativi ed un’atmosfera carica di tensione che tuttavia tende a consumarsi in poche ore.

 

Call Of Cthulhu:Dark Corners of the Earth  (2006 – PC -XBox)

Questo ambizioso progetto sviluppato da Headfirst Productions è arrivato sul mercato a distanza di sei anni dal suo annuncio. Il titolo ha subito qualche battuta d’arresto ed alcuni ritardi ma il risultato, per certi versi, è andato oltre le aspettative. Ci troviamo senza alcun dubbio davanti al titolo più immersivo, più carico di atmosfere lovecraftiane dai tempi di Alone In The Dark. Ancora una volta il protagonista è (di nuovo) un investigatore, tale Jack Walters, coinvolto in un’operazione che mette sotto assedio una setta devota alla divinità Yith rintanata in un maniero fatiscente a Boston. L’esperienza, avvenuta nel 1915, costerà la sanità mentale al nostro protagonista, costretto ad un soggiorno di ben sei anni in un centro psichiatrico. Terminata la degenza, Walters avvierà una carriera di detective privato, che lo porterà nuovamente sulle tracce di un bizzarro culto nella celebre località di Innsmouth.

Più che ad un gioco ispirato alla Maschera di Innsmouth, COC:DCE si propone come una variante videoludica del celebre racconto. Dall’avvio in corriera, all’incontro con gli abitanti pesciformi, alla poco raccomandabile pensione Gilman House, il giocatore avrà una totale familiarità con le vicende narrate nel racconto citato. La struttura di COC:DCE risulta essere un ibrido tra un gioco investigativo ed un gioco d’azione in prima persona. Le parti esplorative si alternano infatti con combattimenti ed episodi tipici del survival-horror. Questi ultimi risultano, secondo la critica, l’anello debole del titolo. Anche se COC:DCE non eccelle dal punto di vista grafico, complice il rilascio posticipato, l’ottima gestione dell’illuminazione ed effetti sonori ambientali da brivido rendono l’esperienza assolutamente imperdibile per i fan dello scrittore americano.

[Menzione speciale] Pray For Death (1996 – PC)

I giocatori più attempati si ricorderanno dell’italianissima Lighting Shock, software house divenuta famosa per aver realizzato uno dei migliori picchiaduro per Amiga, il leggendario Fighting’Spirit. Qualche anno dopo il team approda su PC proponendo un ennesimo beat’em up ispirato al nintendiano Killer Instict. In un roster di lottatori provenienti dall’oltretomba e riuniti da Lucifero in persona, il giocatore poteva scegliere, tra gli altri, l’abominevole Cthulhu.

Visivamente più simile alla creatura del B-Movie “Il mostro della laguna nera”, tentacoli a parte, il gran sacerdote dei Grandi Antichi proponeva un moveset che ricorda non poco Dhalsim, l’arcinoto asceta di Street Fighter. Pray For Death sarà l’ultimo titolo della talentuosa Lighting Shock che, dopo varie sfortunate vicissitudini, dovette cessare la propria attività. Un vero peccato.

Lascia un commento