Perché God of War ci ha “flippato” il cervello

Una zuppa di neuroni

5 Motivi di Farow

Al pari della lotta scudetto e degli accordi politici, la recente fatica di Santa Monica Studio è stata e continuerà a essere sulla bocca di tutti. Che microscopici decimi o numeri interi separino i vostri voti e giudizi definitivi, è innegabile come God of War sia uno dei videogiochi più importanti di questo 2018, nonché simbolo – per molti aspetti – dell’attuale generazione di console.
Il popolo degli indecisi e degli scettici è però ancora vasto: esattamente come il menù di un ristorante All You Can Eat, il grande calderone di Metacritic è ogni giorno a vostra totale disposizione per fugare ogni dubbio. Anche sulle nostre pagine potrete trovare la recensione ufficiale a cura di Antonio Fucito ma nel caso essa non bastasse, ecco accorrere in vostro aiuto la rubrica “5 Motivi”.
In questo appuntamento non proporremo un’analisi particolareggiata di ogni aspetto che compone God of War, bensì vi forniremo cinque ragioni per cui la recente esclusiva Sony è riuscita a ridurre in pappa d’avena il nostro cervello.

Sì, abbiamo usato il verbo “flippare” perché fa giovane.

1 – Tra sangue e paternali

Chiunque abbia partecipato all’ecatombe olimpica nel precedenti capitoli, ricorderà sicuramente la grande violenza – spesso totalmente gratuita – che regnava imperiosa in ogni avventura di Kratos. Sarebbe stato alquanto difficile immaginare un dio cinereo diverso, eppure Cory Balrog è riuscito nel suo intento. L’antieroe di Sparta non è più semplicemente un mattatore di divinità o un macellaio di esseri mitologici: il giovane Atreus può contare al suo fianco un padre, certamente duro e severo ma non privo degli istinti protettivi nei confronti del figlio. Tale inattesa profondità nel rapporto genitoriale e lo sguardo diverso, malinconico, di Kratos ci hanno colti impreparati fin dai primi trailer d’annuncio. Lo sviluppo di questo rapporto complesso, il crescendo emotivo unito all’epicità tipica degli scontri, hanno condotto ad un finale orchestrato a regola d’arte, il quale lascia adito a numerose speculazioni. Brava Santa Monica, tienici pure sulle spine adesso.

2 – Cambio d’abito

Passiamo a uno degli aspetti che più hanno preoccupato l’utenza: l’inevitabile mutamento dello stile di gioco. Abituati al canonico “Quadrato-Quadrato-Triangolo”, in molti hanno storto il naso dinanzi al nuovo sistema di combattimento. In seguito, dopo un paio d’ore a partire dall’inizio dell’avventura, altrettanti hanno ritenuto giusto esprimere giudizi negativi circa la sua ripetitività e la scarsa varietà di combo: nulla di più sbagliato. Proseguendo nel gioco, potenziando ulteriormente le armi a nostra disposizione, sbloccheremo numerose mosse, tra attacchi standard, colpi speciali e contrattacchi. Eliminate le minacce più piccole, far fuori i nemici più spaventosi – magari superiori anche di un paio di livelli – richiederà una certa strategia, nonché buon tempismo e ottimi riflessi. Abbattere un avversario particolarmente ostico può regalare grande soddisfazione, come la saga di Dark Souls ci ha dimostrato e questo, da God of War, non ce lo saremmo mai aspettati. Ci sarebbe ancora da discutere circa il cambio d’inquadratura ma non preoccupatevi, ci torneremo in seguito.

3 – E mo che faccio?

Ciò che più sorprende del titolo di Santa Monica Studio è indubbiamente la sua vastità (e qui si potrebbero fare battute alludendo alle cose che meno vi interessano). La mappa di gioco ampliata e ampliabile, l’enorme mole di zone segrete da esplorare, i puzzle e i tantissimi collezionabili sono riusciti a tenerci incollati alle sedie per un totale incalcolabile di ore. “Incalcolabile” si fa per dire: fino a qualche anno fa, un’avventura dalla durata complessiva che supera comodamente le quaranta, cinquanta o anche sessanta ore sarebbe stato qualcosa di inimmaginabile, se accostata al brand di Kratos. Talvolta ci siamo interrogati circa i possibili rallentamenti del ritmo di gioco, temendo di perderci alla ricerca di chissà quale ammennicolo tutto sommato inutile. God of War ci ha donato un senso di libertà impareggiabile ed è stato capace di farci assaporare quel gusto per la scoperta che solo pochi esponenti del genere sono stati in grado di proporre. Trovare tutti i corvi di Odino resta comunque una gran seccatura.

4 – I peli della barba

C’ha la grafica potente” sarebbe potuto essere uno slogan azzeccato da parte di Sony per promuovere la sua esclusiva. Durante la presentazione losangelina nel 2016, il pubblico attonito non ha potuto far altro che invocare  divinità di svariate culture, sbalordito da un comparto tecnico di un altro mondo. Dall’incredibile cura riposta nella peluria facciale del buon Kratos ai meravigliosi scorci paesaggistici, God of War ha dimostrato tutta la sua possanza, accompagnato da una colonna sonora (sia santificato Bear McReary, aka “Serj Tankian coi capelli lunghi”) mastodontica. Tutto questo ben di Dio pagano ha però un certo peso: PS4 Pro ha retto l’avanzamento tecnologico ma allo stesso tempo, la sua controparte normodotata ha rivelato la sua debolezza. Cali di frame rate paragonabili a un album fotografico sono stati tutt’altro che rari, convincendoci di quanto – in determinati casi – possedere la versione potenziata di PlayStation 4 possa davvero fare la differenza.

5 – Apogeo cinematografico

Eccoci tornati a parlare della telecamera, sebbene il discorso da fare in questo ambito sia ben più ampio. In tanti hanno provato a permutare elementi cinematografici, non sempre con grande fortuna. Potrebbe essere questo il caso di The Order e Quantum Break, promettenti dal punto di vista narrativo e visivo, i quali però sono stati – talvolta ingiustamente – sepolti sotto un mare di critiche per via di alcuni difetti non del tutto trascurabili. Anche Ryse: Son of Rome tentò a suo tempo di farci vivere un’esperienza da veri gladiatori, con un comparto tecnico equiparabile alla meraviglia per gli occhi dei film hollywoodiani, finendo però col risultare piuttosto piatto e ripetitivo. God of War è invece di una pasta differente: con la sua telecamera alle spalle e un piano sequenza letteralmente infinito, la nuova avventura di Kratos ha cancellato il confine tra gioco e porzioni filmate. Esaltando in questo modo l’azione e l’immersività, le nostre menti hanno spesso faticato a credere d’essere al comando di quanto visto su schermo, finendo con lo scivolarci attraverso le cavità uditive.

Speriamo d’esservi stati anche questa volta d’aiuto nel meglio comprendere una situazione già nota ai più. Nel caso non l’abbiate ancora fatto, per un motivo o per un altro, correte immediatamente ad acquistare la vostra copia di God of War e non prendetevi la briga di ringraziarci: questa rubrica è intesa come puericultura.

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