Ci vuole più tempo per scaricare i quarantacinque giga di Resident Evil 3 Remake o per finire la campagna? A circa una settimana dal lancio del R3make le polemiche sono più feroci che mai ed anche sulle pagine di Gameplay Café il nostro Giacomo Bornino non si è tirato indietro nel giudicarlo in sede di recensione come il primo passo falso della “nuova” Capcom, che da Resident Evil VII in poi non aveva sbagliato un colpo.
Dopo uno scivolone e due remake nel giro di un anno sarebbe stato lecito pensare che la compagnia di Osaka volesse prendersi un momento per schiarire le idee in vista dell’ottavo capitolo, ed invece eccoci qui a parlare di un Resident Evil 4 Remake praticamente già confermato di cui abbiamo raccolto tutte le informazioni in questa notizia di Riccardo Amalfitano. Ora la domanda sorge spontanea, sentiamo la necessità di un remake di Resident Evil 4?
Io no, e vi spiego in pochi punti non solo perché non c’è bisogno di ritoccare un gioco più che mai moderno, ma anche su cosa dovrebbe assolutamente lavorare Capcom: Code Veronica.
Esiste un prima ed un dopo Resident Evil 4, e non solo per quanto riguarda i survival horror ma per i TPS in generale. Fino al 2005 il franchise era fatto di inquadrature fisse e comandi goffi con sfondi pre-renderizzati che ne aumentavano la cinematograficità e la suspense, ma in quanto ad azione erano fortemente limitanti. Ciò cambiò con la svolta action operata da Shinji Mikami che pose la telecamera dietro la spalla di Leon Kennedy cambiando il sistema di mira da automatico a manuale, aumentando di fatto l’adrenalina delle fasi più concitate senza andare ad intaccare l’atmosfera tetra del gioco.
La formula è rimasta pressoché immutata per anni (con l’unica eccezione del potersi muovere durante la mira) scatenando un effetto domino che ha portato successivamente serie quali Gears, Mass Effect, Dead Space e The Last of Us a riprenderne l’impostazione oltre alla stessa Capcom, che ha basato i remake di Resident Evil 2 e 3 proprio su questo modello rimasto intatto fino al settimo capitolo che ha introdotto la visuale in prima persona, di moda secondo il canone dei vari Amnesia, Outlast e P.T.
Resident Evil 4 non è solo uno spartiacque dal punto di vista del gameplay, ma anche generazionale. Uscito inizialmente su console di sesta generazione quali GameCube e PS2 poteva sfruttare un hardware più potente rispetto ai primi tre capitoli della serie ed in parte anche di Code Veronica, uscito originariamente su Dramcast cinque anni prima, il che si traduce in uno scarto poligonale molto ampio che rende oggettivamente difficile per un giocatore nel 2020 recuperare i capitoli precedenti a Resident Evil 4, che invece essendo più recente può contare su un comparto tecnico aggiornato oltre ad una rimasterizzazione in alta definizione nel 2014, rendendo possibili anche i 60fps.
Ma la grafica non è tutto. C’è anche un discorso di reperibilità a pesare su Resident Evil 3 e Code Veronica che si possono recuperare esclusivamente tramite PlayStation Store (CV anche su PlayStation Now) nelle versioni originali cappate a trenta frame al secondo ed in lingua originale. Ovviamente la situazione ora è cambiata con l’uscita di Resident Evil 3 Remake, ma per Code Veronica il problema rimane.
Come ha spiegato Francesco Dovis nella sua retrospettiva, Code Veronica è di fatto il terzo capitolo della serie e ripropone la formula dei predecessori all’ennesima potenza potendo sfruttare l’hardware migliore di Dreamcast a cui si aggiungono una durata maggiore, una riduzione dei segmenti a telecamera fissa e tanti rimandi a pellicole che hanno fatto la storia del cinema (Psycho e Matrix in primis). Rappresenta un omaggio al passato ma anche uno slancio verso il futuro della serie anticipando alcuni di quegli elementi che hanno reso il quarto capitolo seminale per l’industria videoludica.
Code Veronica rimane una perla non accessibile a tutti, parzialmente adombrata dalle uscite “col numeretto” della serie considerata principale che scoraggia molti giocatori data la difficile reperibilità e la grafica non più al passo con i tempi, ma che nonostante questi impedimenti rappresenta ancora una sfida tra le più difficili tra i survival horror riuscendo a regalare mille emozioni a chi è disposto a pagarne il prezzo. Neanche a farlo apposta un anno fa scrivevo questa retrospettiva del mio primo approccio al gioco tramite il PlayStation Now, giocato durante la prova di una settimana che mi assorbì completamente sfidandomi in una corsa contro il tempo che, ahimè, persi, non riuscendo a concludere il gioco entro la scadenza (era l’esordio italiano di PSNow, purtroppo i server rendevano difficile giocare qualsiasi cosa). Quello che mi è rimasto di quell’esperienza è tutto in quelle parole, una stupenda avventura che desidero con tutto il cuore riceva il trattamento destinato a Resident Evil 2.
Per quanto al momento i rumors di Resident Evil VIII e di questo remake sembrino lasciare ben poche speranze non è detta l’ultima perché come sottolinea il noto leaker AestethicGamer Capcom è sempre attenta alle richiese dei fan, ricordando che il remake di Resident Evil 2 è nato anche grazie al calore degli appassionati e quindi se Code Veronica riuscisse a suscitare lo stesso interesse ad Osaka non rimarrebbero indifferenti alla cosa. Ed in effetti la risposta non si è fatta aspettare dato che tra le tendenze Twitter negli USA è esploso l’hashtag #CodeVeronica nato in maniera del tutto spontanea proprio perché in tanti dopo Resident Evil 3 si aspettavano un proseguimento cronologico da parte di Capcom annunciando proprio il cosiddetto Resident Evil 3.5, che ha ben più ragioni di essere sviluppato rispetto al fratellino.
Come al solito cronologie ed affari di cuore contano poco, perché un remake di Resident Evil 4 porterebbe numeri ben più alti nelle casse di Capcom data l’importanza del capitolo oltre a rappresentare una sfida meno impegnativa nello sviluppo data la struttura che di fatto rimane quella alla base dei remake. Altri elementi come un level design più lineare e meno dispersivo ed il voler correre meno rischi possibili dopo il mezzo scivolone fatto col Nemesis (almeno in termini di critica) portano a pensare che la scelta di Capcom sia dovuta ad un voler andare sul sicuro, tenendosi in serbo progetti come Code Veronica ed Outbreak per tempi più tranquilli e dilatati. A noi giocatori non resta che aspettare, e far sentire la nostra su Twitter e gli altri social per fare in modo che non sia una questione di “se” si farà, ma “quando” si farà.