Collezionare videogiochi, tra psicologia e consigli

I significati nascosti del desiderio di collezionare e alcuni suggerimenti per gestire questa passione

Il Bugiardino Videoludico di Francesco Pagano

Videogiochi istruzioni per l’uso. Una libreria piena di scatole, custodie, gadget da collezione a tema videogiochi è un sogno proibito di molti giocatori. Il movimento del collezionismo all’interno dell’ecosistema videogiochi ha aumentato esponenzialmente il flusso di denaro in movimento e la sua platea di estimatori. Collezionare una confezione, un disco, un cartonato è diventata una missione che spesso va oltre il tenere il pad tra le mani.

In questo nuovo numero del Bugiardino Videoludico si snocciola la complessa e intricata psicologia del collezionismo con qualche piccolo consiglio su come comprendere i motivi che spingono a collezionare e le tecniche per gestire questa passione senza che sfoci in una dipendenza od ossessione.

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La collezione perfetta e completa non esiste

Bisogna sottolineare che il gusto del collezionare oggetti affonda le radici nella storia dell’uomo e in zone diversificate della psiche. I videogiochi, e più in grande i prodotti dedicati alla cultura pop e/o nerd, sono uno delle centinaia di feticismi che l’uomo ha maturato nel corso del tempo. Chi colleziona videogiochi non è molto diverso da chi va alla ricerca di monete antiche, di bambole di porcellana, penne stilografiche o cartoline di viaggio.

Chi colleziona videogiochi non è molto diverso da chi ricerca monete antiche

Chi scrive questo pezzo ha attraversato una fase di “collezionismo” sperimentando il piacere e toccando con mano i rischi. Ancora una volta sul Bugiardino trovano spazio quindi sia posologia che controindicazioni, provando a non superare il limite della professionalità altrui e cercando di fare un riassunto utile di alcune pubblicazioni sull’argomento.

Collezionismo e sessualità

Senza tirare in ballo Freud e la psicanalisi – che altrimenti non ne usciamo più – il collezionismo si sviluppa in maniera embrionale in quella che è detta fase anale del bambino in cui si sperimenta il controllo e la conservazione attraverso il dominio dello sfintere. Da lì poi progressivamente si passa attraverso una serie di vari passaggi di maturazione che donano al collezionista una sensazione di appagamento sessuale. Attenzione a non travisare il concetto: chi colleziona non è un maniaco sessuale o chissaché, ma prova “piacere” – nel senso più ampio del termine – nello scovare, toccare e possedere il proprio oggetto del desiderio e nell’arricchire la propria collezione, in questo caso di videogiochi, per portarla a un livello superiore, migliorarla e renderla più attraente ai suoi occhi.

Collezionismo videogiochi collezione 03
La stanza dei sogni: ordinata e piena di rarità

C’è un che di purificante nel collezionare. Trovare soddisfazione nella ricerca di un oggetto funge da antistress con proprietà catartiche. Mettere in archivio un oggetto tanto agognato dà quella scarica di endorfine che genera appagamento, tornando sempre alla sfera sessuale. Questo appagamento è spesso acuito dal fatto che il collezionista ha maturato inconsciamente una forte inclinazione al desiderio di completamento, catalogazione e ordine che porta a disporre la propria collezione secondo uno schema preciso.

Il collezionismo coinvolge la vista, ma anche tatto e olfatto.

E in fondo, ammettiamolo, tutti quanti mettiamo insieme sugli stessi ripiani i videogiochi di una stessa piattaforma per vederle i dorsi delle custodie tutte uguale nella colorazione e dimensione. A questo va abbinata la necessità per il collezionista di possedere oggetti fisici: non è un caso che le collezioni siano nella maggior parte dei casi relative a prodotti consistenti, tangibili e non eterei. Il collezionismo coinvolge, come il sesso, più sensi tra cui tatto e spesso olfatto oltre che la vista. Non capita di rado di sentir dire “adoro il profumo del cellophane” o “quanti ricordi mi da la consistenza del cartone delle scatole dei giochi”.

Ostentazione e feticci

Al desiderio di completamento si aggiunge la sensazione di orgoglio e il vanto per le ‘dimensioni’ della propria collezione ed entra in gioco a questo punto l’aspetto sociale del collezionismo. Gli antri polverosi in cui sono assiepate ordinatamente le collezioni diventano delle personali Wunderkammer in cui ospitare amici e conoscenti per ostentare i pezzi più rari. Non ho usato a caso il termine tedesco poiché in storia dell’arte e museografia esso indica proprio gli ambienti che i collezionisti usavano per esporre e ostentare le proprie mirabilia. Un processo complesso che mischia senso d’appartenenza a un gruppo, ma anche una certa percezione di esclusività causata dall’apparente superiorità del proprio catalogo per emergere sugli altri.

C’è poi da tenere in considerazione che quando si parla di videogiochi collezionati spesso essi vanno a toccare la sfera emotiva dei ricordi giovanili. Non è raro che i giocatori vadano a ricercare titoli o oggetti che rappresentino un feticcio del proprio passato. Conservare ricordi di un periodo preciso o più semplicemente arricchire la propria collezione di mirabilia con specifici oggetti o prodotti ha lo scopo inconscio di tenere vivi alcuni ricordi intensi.

Collezionismo: consigli e precauzioni

Collezionare videogiochi è quindi un’attività catartica che serve forse a non perdere il contatto con il nostro io bambino, a tenere vivi ricordi, a sentirci parte di uno gruppo sociale. Ma può essere anche catalizzatore di ossessioni e una pratica che ha le sue controindicazioni. Ecco quindi i semplici consigli del Bugiardino per gestire la propria passione per il collezionismo di videogiochi. Come sempre nessun dogma, ma soltanto suggerimenti per vivere al meglio questa passione.

Collezionismo videogiochi collezione 01
  • Lo spazio giusto: il collezionismo ha bisogno di spazio e ne richiede sempre di più a ogni nuovo pezzo che arriva. La casa ha spazi definiti che non possono essere completamente invasi. Per la tua collezione cerca e crea uno spazio dedicato proporzionato alle dimensioni della casa. Ed evita di tenere oggetti sparsi magari a casa dei genitori o stoccati in magazzini o cantinette (in entrambi i casi potrebbero essere preda di topi o “pulizie di primavera”).
  • Collezione selettiva: quasi tutte le collezioni sono delle “opere incompiute” alle quali mancherà sempre un oggetto o titolo, forse quello più raro (e costoso). Inutile cercare di avere “ogni cosa”. Seleziona una serie, un personaggio, una console o una tematica specifica per la collezione. Riuscirai non solo a risparmiare inutili patemi riguardo diramazioni della collezione, sia poter esporre una raccolta ragionata su un singolo tema.
  • Giocare oltre che possedere: il videogioco è prima di tutto un oggetto interattivo, capace di raccontare storie, di proporre sfide, di intrattenere. Questo lo rende un oggetto da usare oltre che da collezionare. Gioca ai titoli che collezioni, poiché averli non vuol dire che li hai vissuti. Tenerli immacolati nel cellophane ne aumenterà (non sempre) il valore in futuro, ma perderai la bellezza dell’esperienza giocata. Conviene?
  • Occhio al portafoglio: collezionare videogiochi è costoso. Si possono trovare le offerte e stock di collezioni, ma più si va avanti a scavare nelle perle da recuperare più i costi lieviteranno. Cerca di essere pragmatico e di evitare di dissanguarti a priori e cerca di tirare sul prezzo o attendere l’occasione giusta.
  • Collezionista non accumulatore: non ossessionarti nella ricerca dei pezzi più rari. Questa non deve diventare la missione di primaria importanza nella tua vita al punto da annullare le altre attività essenziali. Collezionare tutto vuol dire spesso non collezionare nulla, ma solo accumulare oggetti. Questo è l’aspetto negativo possibile del collezionismo.

In maniera similare a quanto accade con la dipendenza da videogiochi – che abbiamo già trattato in passato – spesso il confine tra hobby e ossessione è la predominanza che l’attività ha che ha nella vita di tutti i giorni. Quando si arriva al punto che non è più l’uomo ha possedere la collezione ma è la collezione a possedere l’uomo dettando ritmi di vita e priorità, il problema può essere reale e grave. Quando il collezionismo diventa accumulo fino a invadere spazi fisici e figurativi della vita di un individuo c’è il rischio di trovarsi di fronte a quella che in termini medici si chiama disposofobia o disturbo da accumulo. Ma una terapia è possibile a patto che sia la persona stessa a voler guarire. Come sempre in questi casi va tenuto un atteggiamento vigile ma non allarmista e capire quando e se far intervenire esperti per evitare che i videogiochi, anche collezionati, diventino un problema grave.


Fonte: https://www.focus.it/cultura/curiosita/tutti-pazzi-per-una-collezione, https://www.starbene.it/benessere/psicologia/disturbo-da-accumulo-sintomi-cure/ https://www.we-wealth.com/it/news/pleasure-assets/monete-francobolli/filatelia-e-passione-una-storia-lunga-oltre-una-vita/, https://www.amletopetrarca.com/quando-e-collezionare-e-quando-e-una-mania/

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