Il favoloso mondo dei cabinati, Parte II

Rubrica di Giulio Baiunco

Capitolo Uno

“Quanto ci metti?” esordiva Franz, con il suo solito fare arrogante.

“Mi prendo tutto il tempo che voglio, devo scegliere con cura”.

Subito dopo aver premuto 1P, si era presentata davanti ai miei occhi una mappa del mondo con alcune nazioni e in basso otto personaggi selezionabili. Li osservai tutti con cura e, non appena passavo sopra un personaggio con il joystick, la mappa segnava il luogo di provenienza. In basso a sinistra appariva un primo piano di ognuno di loro e già dava l’idea del tipo di mosse e caratteristiche che ognuno di essi avrebbe potuto avere. I colori erano sgargianti e consentivano di distinguerli bene gli uni dagli altri. Rimasi a lungo a scorrere il quadrante di selezione, facendo avanti indietro su due in particolare. Zhangief e Dalshim erano i miei prediletti, uno sembrava un lottatore forte e lento, mentre il secondo sarebbe potuto essere veloce, e poi sai che c’era? Mi affascinava quella sua collana di teschi e la sua provenienza da un paese così lontano: l’India. E poi Liz, la mia lucertola, veniva pure da quel posto così esotico eppure così misterioso. Finalmente presi una decisione. Il mio avversario controllato dal computer è Ryu, un lottatore giapponese che sembra il più gettonato da tutti. Calcio, calcio, pugno, un verso e una sorta di sfera energetica. Ecco che già Ryu mi ha messo quasi K.O. e ancora devo premere i tasti: cominciamo bene.

Capitolo Due

Franz, ridendo per umiliarmi, disse “Vedo che qui sei il migliore, eh?”

“Sta zitto”.

Mi rialzo da terra, sferro una ginocchiata, salto in alto e mi fiondo a trottola sull’avversario. Adesso è ferito, ma si presta a fare una presa e cado al tappeto, non ci voleva. Durante il secondo round comincio a familiarizzare con i tasti e realizzo alcune combo, stampate sul cabinato. Sinistra pugno, sinistra pugno. Schivo l’attacco di Ryu e premo con ossessione e un ritmo frenetico i tasti. Per puro caso riesco a lanciare fiamme dalla bocca, l’avversario si incenerisce e supero questo round con una tensione costante. Nel terzo e ultimo round ha la meglio Ryu, chiudendomi in un angolo e bombardandomi di mosse eseguite alla perfezione.

“Dai, basta. Fai schifo. Lascia che ti batta” esordì Franz, dopo aver visto la mia misera sconfitta e la delusione che si leggeva nel volto.

“Inserisci la moneta e preparati a farti spaccare il c#lo” gli risposi e lui rise.

Paxton era ancora a fare la fila, era rimasto indietro perché si era messo a discutere con un tizio riguardo il personaggio che appare il migliore. Solo adesso notai la sala gremita di ragazzini che andavano da coloro che frequentavano le scuole medie fino ad alcuni che avevano già preso il diploma. Era a dir poco assurdo. Posai lo sguardo su tutti coloro che rientravano nel mio cono visivo fino ad arrivare a Pearl, che era alle spalle di Franz ed era persa per lui. Pur di farsi notare, rideva a ogni sua battuta e lo assecondava, nonostante ritenesse che i suoi comportamenti fossero a dir poco sbagliati. Avrei voluto farle cambiare idea, farle aprire la mente e renderla se stessa, ma era un impresa al di fuori delle mie capacità.

“Ehi, datti una mossa” mi incitò Franz.

Ero rimasto a fissare Pearl che si sentì osservata e distolse lo sguardo dal mio. Sono un idiota, pensai.

Capitolo tre

Dopo aver subito la sconfitta da parte del computer, decisi di scegliere Ryu e l’avversario selezionò Blanka, un mostro verde dall’aspetto inquietante. Tra capriole e braccia che si allungavano e io che cercavo di ricreare quella sfera energetica, mi mise immediatamente K.O. ed esultò in maniera così intensa che abbracciò Pearl e la furia si infuriò, infastidita da quelle urla sovrumane. Franz si considerava un eroe, come se fosse stato lui a far crollare il muro di Berlino in quell’esatto momento in cui apparve la schermata: “You Win”. Era solo un modo per farsi notare, voleva fare lo spaccone in un mondo che disprezzava gli spacconi. Il secondo round fu il più intenso, ci guardavamo, ci scrutavamo e studiavamo l’uno le mosse dell’altro. Ci tenemmo a distanza adeguata e riuscii a mettere a segno la sfera energetica, che gli tolse un po’ di vita. Afflitto da questo attacco, si avvicinò e eseguì una combo di calci dall’alto, mi parai e lo afferrai. Continuai con una serie di calci e pugni e lo misi al tappeto, più felice che mai. Per l’ultimo round mi sentivo il fiato addosso, la gente si era accalcata intorno a noi per osservare due pupazzi bidimensionali che se le danno di santa ragione. Sembravano degli esaltati, dopo aver assistito a quei due round sorprendenti e inaspettati, stavano dietro di noi come se assistessero a una partita di football durante il Super Bowl. Una perla di sudore rigò la fronte e cadde a terra, dopo essere passata sul dorso del naso. Sentivo la tensione addosso e avevo un po’ di paura, ma sapevo di potercela fare. Dentro di me covava un misto di adrenalina e ansia che era pronto a sprigionarsi. Ma fu la paura stessa a bloccarmi. Franz ormai aveva capito le debolezze e i punti di forza di Blanka e mi mise al tappeto in modo fulmineo, non notai nemmeno il movimento. Il suo attacco fu istantaneo e uccise sia Ryu sia il mio cuore. Ormai infranto. Era come se non riuscissi a riscattarmi, neppure in un mondo di fantasia, fatto di personaggi esuberanti che lottavano fra di loro. E ciò non lo potevo accettare.

Capitolo Quattro

Nonostante fossi rimasto deluso dalle partite e dalla sconfitta, fui comunque felice e tenni un sorriso appiccicato sulla faccia per tutto il tempo che rimanemmo lì dentro. Adoravo quel mondo. Era il mio mondo. La gente che rimaneva in quel luogo rumoroso e luminoso, condivideva la mia stessa passione, il mio stesso amore per questa favola reale. Non si trattava solo di prendere a pugni il tuo migliore amico, ma di vivere momenti che sarebbero rimasti per sempre nella nostra intera vita. Ci incontravamo quasi ogni giorno, ormai quel cabinato scandiva e spezzava la routine delle nostre giornate. Fin quando esso stesso non divenne un’abitudine. Avevo preso già parte a numerosi tornei della città e già erano stati abbastanza celebrati i campioni, come Jack “Thorn”, che si diceva fosse in grado di battere l’avversario mentre batteva le ciglia. Una volta ho provato a gareggiare con lui, ma mi devastato non appena ho poggiato le mani sul joystick. Certe leggende forse sono vere. Le settimane passavano e di rado andavamo in sala giochi, al massimo solo per incontrarci e parlare. La passione per Street Fighter scemò, le mani passavano da un cabinato all’altro. Fin quando non arrivo l’edizione per Super Nintendo. Era arrivato il momento della rivincita.

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