La maturità di Uncharted 4

La storia ed i pregi dell'apice narrativo della saga di Uncharted, dove un ormai maturo Nathan Drake supera finalmente il suo mentore Indiana Jones.

Monografia di Roberto D'Amore

“I’m a man of fortune and I must seek my fortune”, con questa frase attribuita al pirata Henry Avery, inizia l’avventura di Uncharted 4 e si può dire che con questo titolo i ragazzi di Naughty Dog hanno cercato la loro fortuna. Nato sotto una stella non molto propizia (con alcuni cambi al timone, tra cui l’abbandono di Amy Henning, sceneggiatrice storica della saga) e con una pesante eredità da portare avanti, tra gli acclamati tre precedenti capitoli ed il più recente The Last of Us, la situazione era tutt’altro che facile. Qualche anno dopo la sua uscita stiamo ancora parlando di Uncharted 4 e di come sia stato una delle esclusive più importanti uscite per Ps4, con uno dei gameplay migliori della serie e forse del genere stesso, senza dimenticare le sue sequenze in grado di regalare al giocatore un’esperienza, tanto videoludica, quanto cinematografica, di altissimo livello. Si può dire che Uncharted 4 dimostra la vera maturità raggiunta dalla saga, non solo per tutti i punti che abbiamo appena citato, ma anche sul piano della storia, più complessa e seria in quanto a temi trattati e una conferma, dopo The Last of Us, che Naughty Dog è ormai in grado di proseguire verso nuove strade e ricercare nuove vette per i propri giochi. Andiamo ora ad analizzare proprio questa storia che trasforma Nathan Drake e compagni da “figliocci” di Indiana Jones in veri è propri eredi del cappello e della frusta. Come sempre vi ricordo che da qui in avanti vi saranno non pochi spoiler sulla trama di Uncharted 4 (fate attenzione) e vi auguro buona lettura.

Sinossi

Dopo numerose avventure alla ricerca di tesori nascosti e antichi miti, con annessi numerosi scontri con organizzazioni criminali senza scrupoli, è arrivato anche per il nostro Nathan Drake il momento di ritirarsi e di dedicarsi ad un lavoro più sicuro, anche a causa del matrimonio con Elena Fisher, compagnia di avventure del nostro eroe negli scorsi titoli della serie. La promessa fatta tra i due è quella di vivere una vita più tranquilla e sicura e di rinunciare a tutti quei lavori pericolosi, che un tempo avevano caratterizzato le vicende della coppia. Così tra un recupero di qualche carico perduto in un fiume da parte di Nate e qualche articolo di viaggi scritto da Elena, ecco che i due conducono una vita matrimoniale tranquilla e rilassata, non senza qualche nostalgia per il passato (soprattutto da parte di Nathan). Le cose cambiano quando alla porta dell’ufficio di Nate bussa una persona con una voce che a Nate risulta tutt’altro che sconosciuta. Si tratta di Sam Drake, fratello di Nathan, creduto morto anni or sono. Diverso tempo prima degli eventi del primo Uncharted, Nate, Sam e il loro socio di nome Rafe, stavano ricercando il tesoro del pirata Henry Avery. L’ultimo indizio portava in una prigione situata a Panama, dove i tre si sono fatti rinchiudere, d’accordo con il capo delle guardie, per cercare altri indizi per il tesoro. Una volta trovati tali indizi le cose sono precipitate e durante la fuga dalla prigione Sam è stato sparato dalle guardie e creduto morto sia da Rafe che da Nathan. Sam però racconta a Nate che invece era ancora in vita e che era stato messo per anni in isolamento dalle guardie, fino a che non gli fu assegnato come compagno di cella Hector Alcazar, un signore della droga locale, che poco dopo organizzò una fuga portandosi dietro anche Sam. Purtroppo avendo sentito numerose storie da parte di Sam riguardo il tesoro di Avery ora Alcazar vuole che Sam lo trovi e lo divida con lui entro sei mesi. Non sapendo cosa fare ecco che Sam si è rivolto all’unica persona di cui può fidarsi, ossia il suo adorato fratellino.

Analisi

Ovviamente questo è solo l’incipit dell’avventura dei fratelli Drake, che è ben più complessa della solita caccia al tesoro a cui siamo stati abituati nel corso del tempo. La storia possiamo dire che si dipana attraverso tre archi temporali e diversi temi fondanti, che ci aiutano a capire un po’ meglio i personaggi che andremo ad incontrare. I tre archi temporali sono il presente della nostra storia, il passato dei fratelli Drake (attraverso una notte particolarmente significativa della loro giovinezza, che ha sancito le origini del duo) ed il passato distante che ci racconta della storia di Henry Avery e di Libertalia, un’ utopia pirata che avrebbe dovuto segnare il punto più alto raggiunto dalla pirateria e della quale, invece, se ne sono perse le traccie. Le tre linee temporali ci parlano invece di tematiche che alla fine vanno ad intrecciarsi tutte nel finale, quasi come a formare un percorso, non solo narrativo di eventi, ma di esperienze che aiutano il nostro eroe a crescere e a maturare definitivamente fino a diventare un uomo. Parliamo di temi come la famiglia, non solo quella di sangue, il matrimonio ed i problemi ad esso legati, fino ad arrivare al più lontano passato ed alla tematica del fallimento di un’utopia.

La famiglia attraverso i legami

Questo capitolo della serie è il primo in cui ci viene aperto uno spiraglio sulla famiglia di Nathan. Abbiamo avuto modo nei precedenti capitoli di avere degli assaggi sul fatto che Nate fosse erede di Sir Francis Drake e sul rapporto che ha con Victor Sullivan, il suo mentore e socio di una vita e di come i due si siano conosciuti, ma non abbiamo mai avuto modo di scoprire come il mito di Nathan Drake fosse di fatto iniziato. Ci viene data la possibilità di scoprire questo inizio, così come l’importante legame di Nate con il fratello Sam e la vera eredità della sua famiglia, attraverso la narrazione della fuga di Nate dall’orfanotrofio dove viveva, con l’aiuto del fratello, per recuperare dei diari una volta appartenuti alla madre.

Attraverso questa narrazione spalmata in diverse riprese lungo l’arco dell’intero gioco è possibile capire di più sul passato dei due ragazzi proprio da alcuni piccoli scambi di battute dei due che ricordano la vita con i genitori e di come la madre fosse una grande esperta archeologa che ha voluto educare i figli verso quell’arte. Nello stesso episodio è anche lampante come entrambi i fratelli dipendano l’uno dall’altro per superare gli ostacoli nonostante i caratteri siano diversi. Il legame tra i due risulta molto forte, tanto da superare pure il desiderio di Sam di riportare indietro Nate in orfanotrofio fino al momento in cui avesse trovato un vero lavoro per mantenere il fratello e vivere insieme. Questo ci aiuta a capire come non è solo un senso di colpa per averlo abbandonato nella prigione a spingere Nate a voler proteggere il fratello da coloro che vogliono fargli del male. Significativo per il legame dei due fratelli è anche il momento in cui i due ragazzi di fatto prendono il cognome Drake e fanno loro il motto del famoso pirata, “Sic parvis magna”, ovvero “da umili origini verso grandi imprese” che diventerà una costante di entrambi i fratelli. Fino ad ora abbiamo parlato della famiglia di sangue di Nathan, ma il nostro eroe ha anche un’altra famiglia costituita dai suoi compagni di mille avventure, ossia Sully ed Elena. Se per Elena possiamo parlare sempre di famiglia vera e propria (e lo faremo tra un po’) per Sully il discorso è più complesso.

Come già detto Sully è stato per Nate un mentore e un socio per tanti anni, ma qui vediamo un evoluzione del personaggio in una vera e propria figura paterna per Nathan. Più e più volte durante il corso dell’avventura Sully cerca di consigliare Nate verso la strada giusta, quella più difficile da prendere e nonostante il ragazzo faccia di testa sua, Sully lo supporta, sempre pronto a consigliargli ancora e ancora, come solo un vero padre sa fare e nonostante Nate lo allontani per proseguire per la sua strada, Sully torna sempre indietro per proteggere il ragazzo nel momento del bisogno. Sullivan potrà non essere un padre biologico per Nate, ma si comporta come tale di fronte a qualsiasi ostacolo, dimostrando che il legame tra di loro è di più di quello di due soci, è quello di una vera famiglia.

Il matrimonio ed i suoi compromessi

Abbiamo parlato della famiglia di sangue e della famiglia di legami, ma ora parliamo di un’altra famiglia, quella costruita tra due coniugi. La storia tra Elena e Nate è quella di un tira e molla attraverso tutti i capitoli della saga, ma alla fine hanno finalmente messo entrambi la testa a posto e convolato a giuste nozze. Il matrimonio, però, non è tutto rose e fiori, nemmeno per due persone che si amano e lo intendono per davvero. A volte l’amore non basta a dare completa felicità ad una persona, a volte i fasti e le libertà di una vita passata si fanno risentire e cozzano con i compromessi che inevitabilmente in un matrimonio devono esserci (così come in ogni relazione). Se da un lato è vero che Nate decide di partire con Sam per volerlo proteggere e per il senso di colpa verso il fratello, è anche vero che il ragazzo è fatto per quella vita da avventuriero e che gli manca. Così commette il primo errore, quello di mentire alla donna che ama, raccontandole di un lavoro sicuro che deve svolgere per conto della compagnia. All’inizio potrebbe essere fatto in buona fede, ma poi una menzogna tira l’altra, ed ecco che si viene a creare una rete di bugie, un castello di carta che finisce con il crollare non appena Elena inizia a collegare alcuni fatti. Quando il castello crolla ecco che l’illusione che tutto andava bene, che tutto funzionava, crolla con esso e due persone che credevano di conoscersi ora non ne sono più tanto sicure e finiscono per allontanarsi.

Quando due persone si sposano si dice “nella buona e nella cattiva sorte, in salute ed in malattia”, forse una formula un po’ melodrammatica, ma è anche una formula importante per indicare che non sarà mai tutto rose e fiori e che nonostante tutto si dovrebbero affrontare le varie problematiche insieme, sia se si crede nel matrimonio, sia se si crede solo nel voler semplicemente convivere con una persona. Se due persone provano qualcosa l’uno per l’altro devono affrontare i problemi insieme e questo Elena lo sa. La donna, sebbene fosse pronta ad abbandonare Nate, dimostra la sua risolutezza e la sua forza di carattere nell’atto più difficile del perdono e nel voler ricostruire il rapporto. Ecco così che lei torna indietro e riesce a salvare in tempo Nate dall’ennesimo guaio in cui si è cacciato, per poi assisterlo nel salvare il fratello. I due a questo punto scoprono cosa è veramente un matrimonio. E’ compromesso, condivisione, aiuto reciproco, non paura, isolamento, prigione. Nate capisce che ha fatto quello che ha fatto per egoismo e per paura e cerca di fare ammenda per i suoi errori, non sarà facile ma si dovrà impegnare, così come Elena spiega al marito che d’ora in poi se c’è un problema dovranno affrontarlo insieme, che lei non va protetta o altro, ma che è disposta a collaborare nella squadra che hanno creato nel momento in cui si sono scambiati i voti. Sono tante le cose su cui riflettere, sia per Nate ed Elena, sia per il giocatore, ecco che a questo punto il gioco lascia che il tutto venga interiorizzato, mentre i due ragazzi attraversano una lunga strada con la macchina in silenzio, mentre in sottofondo scorre una musica malinconica. Non sarà facile ricostruire, ma pian piano si potrà fare qualcosa se i due lo vorranno.

Il fallimento di un ideale e l’insegnamento ai posteri

Il terzo pilastro di questa storia risiede nel lontano passato, al tempo dei pirati Henry Avery, Thomas Tew e dei loro compagni fuorilegge. Su di loro vi è una leggenda, la leggenda che insieme avessero formato uno stato pirata, un’utopia di libertà ed autogoverno, scevra da ogni controllo dei regni dell’epoca, fondata sull’uguaglianza di uomini liberi che avevano deciso di riunire le loro ricchezze e poter vivere così finalmente in pace. Tale utopia era nota come Libertalia e solo uomini scelti e capaci di seguire gli indizi e superare le prove dei capitani, potevano di fatto scoprire tale luogo ed aspirare ad entrarvi, nessun altro. Durante l’avventura abbiamo modo di vedere come sia stato realizzato tale luogo, il processo costitutivo, i momenti cardine della fondazione scolpiti nella pietra, come un memento alla grande opera che stavano creando quei personaggi illuminati.

Quando si giunge però a Libertalia l’entusiasmo non è più quello di prima. Case fatiscenti indicano che quella terra di uomini liberi ha conosciuto anche essa la sua fine. La cosa strana però è la presenza di prigioni e catene, di regole scolpite in giro, segno che anche tra persone libere bisognava stabilire una sorta di regolamento. Ovviamente questo è da aspettarsi, ma un elemento più strano è la presenza di passaggi sotterranei e cunicoli segreti, scavati da un qualche gruppo sovversivo, ma sovversivo verso chi o cosa? Man mano che si procede all’interno di Libertalia ecco che le cose si fanno man mano più sinistre ed oscure. Segni di lotta e di combattimento diventano più evidenti man mano che si raggiunge il palazzo del potere dei capitani, dove una vera e propria guerra ha preso luogo e lì una prima verità ci viene mostrata. Libertalia non era tutta rosa e fiori e presto si è trasformata di fatto in un nuovo regno con tasse e regole imposte dall’alto ai vari abitanti, fino all’esasperazione di questi ultimi che si sono rivoltati contro i fondatori a causa delle promesse ormai infrante. Ed ecco che da uomini illuminati i capitani si trasformano in ladri, come gli stessi ribelli scrivono sui quadri dei capitani. Per scoprire però il destino di questi ultimi è necessario muoversi ancora e giungere a Nuova Devon, una parte più interna di Libertalia, dove i capitani hanno costruito la loro fortezza in cui rinchiudersi con le ricchezze rubate alla popolazione lasciandoli a morire fuori, o uccidendoli e rinchiudendoli in gabbie fuori le mura come esempio. Ecco che il sogno di eguaglianza inizia a morire ed un governo illuminato inizia a regredire in una vecchia forma di truffa piratesca. Il secondo passaggio per la morte dell’ideale di Libertalia avviene proprio a Nuova Devon. I pirati saranno pirati e come tali tornano a comportarsi ed ecco che tra tradimenti e vendette iniziano a farsi la guerra l’uno con l’altro. Qualcuno prova a mettere la pace ma non viene ascoltato. La storia sembra ricalcare quella de “Il signore delle mosche” di William Golding, come lo stesso Nate ci fa notare mentre attraversa le case dei capitani. Nel romanzo di Golding un gruppo di ragazzini naufraga su di un’isola deserta e insieme cercano di eleggere un capo tra i più responsabili del gruppo e di formare una sorta di società civile con delle regole proprie, per poter sopravvivere nell’attesa che giungano i soccorsi. Pian piano le cose però andranno sempre peggio e gran parte dei ragazzi regredirà ad uno stato tribale senza alcun rispetto per le regole e per l’autorità, mandando di fatto in malora ogni forma di organizzazione che si fosse creata. Così come è successo ai protagonisti del romanzo ecco che avviene lo stesso per pirati, ormai regressi completamente ai furfanti che erano un tempo.

Il destino di questi pirati lo scopriamo una volta giunti in casa di Thomas Tew. Tutti i capitani sono riuniti lì, morti, meno che Tew e Avery. Ecco che la verità si palesa e diventa chiaro come per mettere le mani su quell’enorme ricchezza siano stati tutti disposti ad uccidersi anche tra compagni e più si va avanti più si scopre come gli stessi Tew ed Avery si siano fatti poi la guerra l’uno con l’altro fino ad uccidersi, ormai completamente sprofondati nella pazzia per mettere le mani sul tesoro. Qui la storia del tesoro non è più come nei precedenti capitoli, ossia quella di un oggetto magico che funge da deus ex machina per risolvere la situazione, ma diventa una storia di insegnamento per i nostri protagonisti, affinché non ripetano gli stessi errori del passato e possano, almeno loro, sfuggire a quella follia. Saranno in grado i tre ex-soci Nate, Sam e Rafe di sfuggire a questa “maledizione”, più terrena ma più pericolosa?

Conclusione

Abbiamo detto nell’introduzione che Uncharted 4 è un gioco maturo e dopo questa analisi è giusto ribadirlo. Sono passati i tempi di tesori mistici, ragazzi innamorati che alimentano le fantasie dei fan e personaggi solo macchiette. Abbiamo visto come la narrazione qui si concentra sui protagonisti della vicenda e sui loro rapporti, sull’importanza della famiglia e su quanto sia un concetto più ampio dei soli legami di sangue, sulle difficoltà delle relazioni che non sono tutte rose e fiori come si vorrebbe credere, ma sono sacrificio, rinunce e compromessi per la persona a cui si vuole bene. Abbiamo visto che non serve un elemento come un oggetto magico a cambiare le sorti della vicenda, ma diventa importante conoscere la storia e non commettere gli stessi errori del passato per poter crescere come persone e migliorare, che poi è anche la stessa lezione che ci da Indiana Jones più volte, anche se ce ne dimentichiamo in favore delle sequenze più avventurose e divertenti. Alla fine Uncharted 4 si dimostra come il gioco che completa finalmente l’evoluzione del suo genere e che fa ben sperare per il futuro. Se altri sviluppatori sapranno imparare dalla lezione di Naughty Dog lo sapremo solo con il tempo.

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