Il COMICON 2019 è stata l’occasione per toccare con mano alcuni giochi e partecipare ad alcune attività e incontri dedicati al mondo videoludico come il caso dello speciale Late Show dei Poveri con Sabaku. Ma non di soli videogiochi vive il giocatore e la fiera napoletana è stata l’occasione per vivere tutte altre passione della cultura geek e pop dei nostri tempi come il mondo dei fumetti e quello dei giochi da tavolo. Riguardo questi ultimi, da discreto appassionato, mi sono preso un po’ di tempo per attraversare il padiglioni 5 e 6 della Mostra d’oltremare e fare in rassegna dei vari stand degli editori di board game.
Tra le varie proposte disponibili in prova mi sono soffermato ad approfondire un po’ le meccaniche di alcuni di essi finendo per focalizzarmi anche su un gioco da tavolo che prende spunto dalla storia passata dei videogiochi e un nuovo gioco di carte di un famoso creatore “magico”.
Tra le novità dell’ultimo anno in fiera era disponibile 8Bit Box, gioco creato da Frank Crittin e Grégoire Largeyda e pubblicato in Italia da Mancalamaro. Si tratta di un family game per 3-6 giocatori che strizza l’occhio al mondo dei videogiochi e delle console anni ‘80. La scatola contiene sei finti controller con i quali prender parte ai tre giochi separati presenti nella confezione dedicati a sport, corse futuristiche e ad un labirinto simile a Pac-Man, nei quali l’elemento nostalgia dei temi è percepibile.
La possibilità di comandare più giochi con uno stesso sistema di cubetti e con i comandi presenti sul finto controller pare aprire a possibili espansioni future. 8Bit Box sembra abbastanza immediato e differenziato e i tre giochi sono indipendenti l’uno dall’altro. Il gioco non è né troppo lungo, né complicato nella maggior parte delle meccaniche è abbastanza comprensibile da chiunque. Unico difetto è che pare molto poco adatto a giocatori desiderosi di una sfida più gradevole.
Con un nome davvero originale e in pieno stile da gioco da tavolo rapido per i fine serata ecco spuntare nello stand di DV Giochi Banangrams. 144 tessere con delle lettere impresse sopra per un gioco molto rapido e simile solo per certi aspetti al classico Scarabeo. Ogni giocatore parte con un set di lettere pescate a caso e deve comporle e ricomporle integrando le tessere successive pescate dal mucchio centrale fino a creare una reticolo di parole completo. Poche regole e pochi componenti per un gioco family ma che richiede una mente fresca e un dizionario personale molto ampio. Da non sottovalutare per un post cena. Che c’entra la banana? Nulla, se non fosse per la forma de contenitore.
Se nomino Richard Garfield cosa vi viene in mente? Inutile dire che il nome di questo autore è indissolubilmente legato al successo della sua opera più rappresentativa, il gioco di carte collezionabili Magic: The Gatering. Ma il buon Garfield non è certo rimasto fermo e ha sperimentato e creato altri giochi sia di carte che da tavolo. E alla fine del 2018 è arrivato Key Forge: il Richiamo degli Arconti, pubblicato in italia da Asmodee. Un gioco di carte con qualche lieve assonanza con il suo parente lontano, ma tante differenze.
La prima è la composizione del mazzo. Niente bustine di carte da acquistare per comporre il deck, ma mazzi già composti, unici e pronti da usare. Questo pare anche un piccolo punto di svantaggio poiché potrebbero esistere o realizzarsi nel futuro alcuni mazzi più performanti di altri e andarne alla ricerca potrebbe risultare dispendioso. L’aspetto positivo invece pare essere l’assenza dei lunghi tempi di deck bulding che permette di abbreviare di molto il tempo da dedicare al gioco, un bel vantaggio per chi ha poco tempo per giocare o vuole passare subito all’azione.
KeyForge ha come obiettivo finale quello di forgiare tre chiavi prima che dell’avversario acquistandole con la valuta di gioco, le ambre. Il flusso di gioco si sviluppa in una partita classica uno contro uno in cui si utilizzano quattro tipi di carte (creatura, azione, artefatto e miglioria) con un sistema che abbiamo già visto già in molti altri giochi di carte, come Magic. Una sostanziale differenza sta nell’assenza di mana o altri costi di attivazione delle carte. Questa assenza è compensata dalla presenza in ogni mazzo di carte di 36 carte divise equamente in tre casate. Ad inizio di ogni proprio turno bisognerà scegliere quale casata usare e si potranno utilizzare solo le carte di quella casata, costringendo ad una tattica ben studiata.
Il primo impatto con KeyForge è stato abbastanza soddisfacente. Partite abbastanza rapide, regole semplici da capire, carte per lo più auto-esplicative e una componente strategica da non sottovalutare. Siamo agli albori del gioco e c’è ampio margine per aggiornamenti e novità future. Qualche dubbio riguarda l’ambientazione (Arconti alla ricerca dei tesori degli Architetti nelle cripte da aprire con le tre chiavi) che pare un po’ debole e il solito difficile rapporto di bilanciamento con le espansioni/mazzi futuri. Il futuro e una eventuale prova sul tavolo potrà darci conferme o smentite. Se volete una panoramica più approfondita il nostra Oscar Diliddo ha preparato un approfondito hands on su KeyForge.
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È un mondo che non conosco, ma piano piano sto imparando qualcosa, grazie alle tue spiegazioni 😜
Figurati. Stiamo valutando la possibilità di aprire un piccolo spazio dedicato ai board game su Gameplay Cafè. Stay Tuned.
Personalmente il mondo dei board-game l’ho sempre trovato dannatamente affascinante, peccato non aver mai avuto la compagnia giusta per giocarci come si deve. Oltre il Risiko e il Monopoli non si andava…
Io sono arrivato a odiare Risiko e Monopoly, troppo lunghi. Ma oggi riesco a coinvolgere amici e conoscenti con alcuni giochi molto rapidi e semplici che possono divertire anche i non-giocatori o mogli/fidanzate. E la scintilla si è accesa. Presto approfondirò l’argomento su Gameplay Cafè.