I titoli che meriterebbero il “trattamento” God of War

La revisione delle meccaniche di gioco da parte di Santa Monica potrebbe spingere altri sviluppatori a tentare una strada analoga?

Speciale di Dario Vanacore

L’operazione portata avanti dai ragazzi di Santa Monica sulla loro creatura, God of War, non è stata di certo robetta da poco: la storica saga dedicata alla mitologia classica ha sì cambiato scenario, spostandosi dall’antica Grecia verso le fredde terre del nord, ma (cosa ancor più importante) ha deciso per un cambio totale di registro di quello che era il gameplay classico della serie. Resteranno quindi un nostalgico ricordo le ignorantissime mazzate elargite a profusione alla più variegata tipologia di nemici, senza che fosse necessaria una benché minima pianificazione della propria strategia di gioco, con la pressione caotica dei tasti che nella stragrande maggioranza dei casi era sufficiente a cavarsi d’impaccio senza troppi affanni.

Ovviamente il media videoludico si evolve e, alla stregua degli hardware, anche i software hanno bisogno di aggiornarsi su quelle che sono le tendenze del momento. Era tempo dell’esame di maturità per God of War che, dopo aver solcato due generazioni di console (non ce ne vogliate, ma il remaster del terzo capitolo su PS4 non lo contiamo come salto generazionale, ndr) aveva bisogno di un refresh totale per poter ambire a continuare a dire la propria senza che il progredire degli anni ne svilisse la qualità finale. Un lavoro riuscitissimo quello operato dai Santa Monica, e che non ha mancato di cogliere il favore di critica e pubblico, con gli affezionatissimi del pelatone spartano che dallo scorso 20 aprile hanno saldato in pianta stabile il gioco all’interno delle proprie console.

Certo, è stata un’operazione a dir poco coraggiosa quella di lasciare la strada conosciuta per tuffarsi in qualcosa di decisamente nuovo e rischioso sotto il profilo mediatico, ma che ha permesso a God of War di togliersi di dosso la polvere e la ruggine e di ambire a risplendere nuovamente nel firmamento videoludico. Una manovra di fatto non nuova nell’ambiente, e che ha visto Ubisoft indossare i panni della pioniera con il suo Assassin’s Creed Origins, l’ultimo capitolo (in ordine temporale) ad approdare sul mercato e che, dopo una pausa di due anni, ha modificato in maniera sostanziale il gameplay – in particolar modo il sistema di combattimento – della serie. Una mossa analoga quella compiuta da Crystal Dynamics con il reboot di Tomb Raider: un vero e proprio anno zero per Lara Croft, che è stata di fatto lanciata in un’avventura nuova sotto numerosi punti di vista, il più importante dei quali quello legato al gameplay squisitamente survival (con i dovuti limiti, non siamo di fronte a un horror ovviamente) che prende il posto di quello spiccatamente action che aveva caratterizzato le precedenti iterazioni della serie.

Un tentativo di emulazione del “trattamento God of War” è stato operato poi sempre da Ubisoft su un’altro titolo di una sua serie di riferimento, vale a dire Far Cry 5: qui il cambiamento è stato sostanzialmente concettuale, con l’intreccio tra storia principale e missioni secondarie che filava via in maniera assolutamente naturale e con un dipanarsi della trama che permetteva di spaziare a proprio piacimento tra le numerose attività presenti a Hope County. Certo, qualche azzardo in più sotto il profilo del gameplay non sarebbe dispiaciuto, sebbene sia innegabile che il tutto funga da ottimo punto di partenza in vista del futuro.

Lo sguardo non può quindi che volgere verso il futuro del media videoludico, una strada che per ora è costellata di seguiti, di titoli indipendenti più o meno audaci e soprattutto di ritorni dal passato sotto forma di remake o remaster. Quali potrebbero essere i marchi che necessitano di uno svecchiamento sostanziale per tornare a solcare le classifiche di vendita alla stregua di God of War? Il primo nome che viene in mente è senza dubbio quello di Gears of War, prodotto di punta di Microsoft che potrebbe trovare nella serie di Cliff Bleszinski un validissimo alleato nel rilancio di Xbox One X. Si tratta anche in questo caso di un vero e proprio punto di riferimento per gli appassionati del genere, che sembrerebbe pronto a tornare una seconda volta sulla scena nel corso dell’attuale generazione, sebbene non manchi qualche mugugno dallo zoccolo duro dei fan: il timore è legato alla possibilità concreti di un copia-incolla delle meccaniche di base, in un titolo che di fatto non migliorerebbe quindi nulla sotto il profilo della giocabilità. Da God of War a Gears of War la strada da seguire sarebbe in sostanza la stessa: abbandonare le meccaniche che sanno di stantio e hanno risentito maggiormente degli anni per puntare sui cardini saldi della serie, corredandoli di nuove feature che stimolino l’appetito dei giocatori.

Volendo invece andare a scavare nel glorioso passato del mondo dei videogiochi, uno dei titoli suggeriti dal team di Gameplay.Cafe è stato Duke Nukem: una serie storica la cui ultima apparizione sulla scena – Duke Nukem Forever – è datata 2011 , e che con le dovute cure del caso potrebbe consentire alle nuove leve di approcciare con uno dei personaggi maggiormente iconici che ha segnato la carriera videoludica di tutti i nati nei primi anni ’80 (e forse anche qualcosa in più).

E voi, se doveste fare un nome per un possibile “trattamento God of War”, su chi puntereste? Scrivetecelo nei commenti!

Lascia un commento