The Last of Us Parte I: un remake interessante, ha senso?

Parliamo della terza riproposizione del capolavoro Naughty Dog

Speciale di gmg215

Il titolo che ha elevato Naughty Dog a punta di diamante dello sviluppo videoludico di triplaA cinematografici tornerà nei negozi, a prezzo pieno, nella veste di un generoso remake, a partire dalle fondamentaSulle ali dell’imminente uscita della serie tv su HBO, e due anni dopo quella Parte II che ha mostrato il massimo splendore raggiungibile sulla generazione passata, si riparte dalla Parte I.

Siamo contenti?

The Last of Us Parte 1, dalla nuova copertina risulta chiaro chi sia il protagonista

Gameplay nuovo su livelli vecchi?

Un gioco sorprendentemente efficace nel raccontare una storia abbastanza semplice, non avrà più sorprese: durante il recente Summer Game Fest è emerso chiaramente che la storia di Joel ed Ellie non subirà alterazioni sostanziali (ci mancherebbe, aggiungiamo noi). Lo stupore dovrebbe arrivare dal gameplay: il piano è infatti di rinvigorire la parte I aggiungendo il gameplay della parte II. Più profondo, sfaccettato e personalizzabile, il secondo capitolo proponeva aree sandbox anche molto vaste, nelle quali fare le proprie scelte in merito, ad esempio, a come approcciare i nemici.

Una storia bellissima senza più sorprese, sarà ancora emozionante?

Da un punto di vista teorico, questa appare come una buona opportunità per smussare la sindrome delle pareti stagne dell’avventura originale: laddove vi era una parte stealth, ora dovremmo essere in grado di poter scegliere una tattica più frontale. Tuttavia, questa teoria si regge in piedi solamente se vale la seguente assunzione: poiché il gioco originale era privo della vastità del secondo, il team ha investito risorse creative nell’ingrandire i livelli. Del resto, la libertà di gioco non ha poi molta valenza nei corridoi stretti.

Un racconto ancora essenziale?

La Parte I trovava il proprio miglior pregio nell’essenzialità: non c’erano dialoghi inutili, scene di riempitivo, incontri casuali. Nelle quindici ore circa che servivano ad arrivare alla fine, non c’era un attimo di sosta nella storia, alla quale il gameplay faceva da buon comprimario. Il secondo capitolo ha parzialmente ritoccato quest’equazione delicata, raccontando più storia ma facendo giocare ancora dippiù.

La bravura sopraffina di Naughty Dog è stata quella di riempire il mondo di piccoli dettagli che premiassero l’esplorazione, oppure scontri che rendessero soddisfacente il combattimento. Tuttavia, a qualcuno è mancato l’ermetismo della Parte I, ed è difficile immaginare quale sia l’equilibrio al quale il remake ambisce.

The Last of Us Parte 1

All’avanguardia della tecnica?

Possiamo aspettarci il remake come uno dei giochi più strabilianti tecnicamente fra quelli visti fino a ora su Playstation 5? Considerato che ancora oggi la Parte II fa figura migliore della stragrande maggioranza dei giochi della nuova generazione, la domanda è legittima. E’ inoltre pienamente nel modus operandi di Naughty Dog l’approcciare un hardware neonato con un prodotto non interamente inedito. Le basi dello sviluppo dell’engine proprietario per PS4 erano infatti state gettate con la remaster di The Last of Us: purché non diventi un’abitudine quella di rifare lo stesso gioco in mille salse, questa strategia incrementale ha provato di dare frutti eccellenti, e ci aspettiamo che sia lo stesso con PS5.

I personaggi nel remake hanno fattezze pienamente umane e meno stilizzate della versione PS3/PS4: si nota maggiormente la crescente consapevolezza nell’espressione di Ellie, e il perenne conflitto in quella di Joel. Se da un punto di vista tecnico il miglioramento sembra netto, bisogna riconoscere che le emozioni trasparivano già in maniera molto netta nell’originale, grazie allo splendido lavoro degli animatori. Non ci aspettiamo un carico emotivo incrementato con la nuova veste grafica, sarebbe chiedere troppo.

The Last of Us parte 1, grafica a confronto con la remaster PS4

Dunque, cosa ne pensiamo?

Se c’è una cosa che abbiamo imparato fin dal lontano 2010, anno di Uncharted 2, è che non si può essere scontenti di avere un gioco Naughty Dog in arrivo. Dopo due anni dalla Parte II, una produzione colossale per caratura ed ambizione, sappiamo che la software house con sede a Santa Monica ha parecchie cose che bollono in pentola. Oltre a questo remake, senza dubbio il progetto più contenuto fra quelli in lavorazione, siamo a conoscenza del progetto multiplayer di The Last of Us, di cui è stata presentata solo una foto al Summer Game fest, e, ragionando per differenza sulla quantità di sviluppatori facenti parte del team californiano, possiamo ipotizzare almeno un altro titolo in sviluppo (non si sa se sia una nuova IP o meno).

The Last of Us, la serie tv

Sappiamo dunque che Parte I sarà soltanto il primo piedino immerso nella next gen da parte della punta di diamante di Sony, quindi meglio moderare le aspettative e prepararsi a riassaporare un vecchio classico moderno. Le polemiche sul prezzo pieno, ben 79 euro, sono radicate su considerazioni di natura personale, quindi non dovrebbero essere confuse con le considerazioni fatte poc’anzi.

Più interessante è ragionare sul se sia possibile per la serie tv portare un altro videogioco all’attenzione del grande pubblico, dopo The Witcher su Netlix. Fra tutte le possibili scelte, questa storia sembra particolarmente degna di rappresentare il nostro medium preferito agli occhi di profani.

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