Bentornati su Tempo di Caffè, la scorsa volta abbiamo discusso sul fenomeno tossico che affligge l’industria videoludica, mentre oggi cerchiamo di comprenderne uno che potrebbe essere nocivo per i videogiocatori. Con la conclusione dell’E3, abbiamo potuto tirare le somme e capire quali siano i titoli annunciati per il futuro o addirittura già usciti, così i fan di tutto il mondo hanno creato le proprie aspettative su giochi nuovi o sequel di brand già amati. Chi ha una forte passione per il medium interattivo è facile che l’industria riesca a creare un’aura di hype intorno ai titoli che sta realizzando, ma a volte può essere nocivo.
L’hype è uno strumento utilizzato dal marketing per gonfiare le aspettative nei confronti di un titolo in fase di realizzazione, così da poter aumentare i pre-order e le vendite nel giorno di lancio. Questo fenomeno crea agitazione nei consumatori più sensibili a quel determinato prodotto e lo spinge ad acquistare a occhi chiusi, senza aver visto uno sprazzo di gameplay. Ciò potrebbe accadere perché si è affezionati a particolari autori di videogiochi, come accaduto con Death Stranding e Kojima; poiché si è affezionati al brand da anni, per esempio l’annuncio del sequel di The Legend of Zelda: Breath of the Wild; o perché ci si fida dell’editore o della casa sviluppatrice, che magari in passato ha realizzato titoli soddisfacenti. Le aspettative per un gioco possono essere davvero alte, tuttavia vi è il forte rischio che vengano deluse, come accaduto con il caso mediatico di No Man’s Sky. L’acquisto di videogiochi mosso dall’hype, senza attendere l’uscita delle recensioni, può essere deleterio per l’industria che continua a generare profitto su giochi dalla dubbia qualità. Tuttavia il fermento per un titolo non è del tutto nocivo, presenta delle caratteristiche che rendono questo mercato d’intrattenimento unico.
Quando si osservano i video delle persone che reagiscono all’annuncio di un nuovo titolo un sorriso non può che solcare il nostro viso, poiché vedere una comunità di persone appassionate per la stessa cosa è qualcosa di veramente incredibile. L’hype per certi versi ci rende vivi e la smania dell’attesa di un titolo, che si riduce ogni giorno di più, è esaltante. Veniamo catturati dagli spettacoli che accadono sul palco dell’E3, in cui vengono spesi ingenti quantità di budget e vengono impiegati ingenti attori (Keanu Reeves n.d.r.), e dalle nuove idee creative dei titoli indie. Il fenomeno della gonfiatura crea eccitazione per un titolo, ma facilmente può essere delusa: ricordo ancora il mio coinquilino che fremeva per Anthem per poi scoprire la delusione che è stata per lui e molti altri giocatori. La soluzione è di informarsi bene attraverso provati e recensioni e non farsi fregare dalla spettacolarizzazione pubblicitaria, utile solo ad aumentare le vendite grazie ai più ingenui che abboccano alle strategie utilizzate dalla compagnia.