Tempo di Caffè: Crunch

Un fenomeno da abolire

Rubrica di Giulio Baiunco

Bentornati su Tempo di Caffè, la scorsa volta abbiamo osservato un insegnamento che un videogioco in particolare è in grado di fornirci. Oggi proviamo a incamminarci nel dietro le quinte dello sviluppo in cui si abusa del lavoro e dei lavoratori e si parla del cosiddetto fenomeno del crunch. Nelle scorse settimane noi di Gameplay Cafè abbiamo parlato del fenomeno sopratutto in riferimento al presunto scandalo additato allo studio CD Projekt RED, per la realizzazione di Cyberpunk, che già aveva fatto uso del crunch ma che sta migliorando su questo fronte. Invece, nel corso dell’E3 una compagnia molto nota da tutto il pubblico ha dichiarato apertamente di non stressare i propri dipendenti, anche a costo di ritardare l’uscita del proprio titolo. Non ci resta che discutere e analizzare come e perché compagnie tripla A sono finite nell’occhio di questo burrascoso e gigantesco ciclone.

Il crunch time è possibile definirlo come un periodo di tempo critico in cui gli sviluppatori sono costretti a lavorare in maniera veloce e pesante per rispettare le scadenze prefissate. Di questo fenomeno sono state accusate compagnie come Electronic Arts e Rockstar con il suo Red Dead Redemption 2, i cui sviluppatori sono stati costretti a rimanere in ufficio oltre l’orario lavorativo e, addirittura, a dormire sotto le scrivanie con i sacchi a pelo. A eccezione della California, negli Stati Uniti gli ingegneri e artisti non sono soggetti alle leggi dello stato quando si fanno gli straordinari. Ciò significa che oggi come oggi non sono presenti tutele a difesa del singolo impiegato e, pur di rispettare scadenze, gli studi obbligano a lavorare a orari assurdi, pena il licenziamento. Anche Fortnite, con i suoi aggiornamenti, ha costretto gli sviluppatori ad arrivare a picchi di 100 ore settimanali. Questo accade poiché l’editore, a fronte degli investimenti realizzati, vuole assicurare il rilascio nel giorno stabilito per evitare eventuali diminuzioni sulle vendite e perché è presente una cattiva gestione dei tempi di produzione e organizzazione, che andrebbero decisamente migliorati.

La cosiddetta Nintendo Difference non è stata solamente una strategia adottata dalla compagnia per un marketing efficace ma una vera e propria filosofia che ha guidato l’azienda nipponica nel corso di tutti questi anni. I modelli di business e la tipologia di titoli creati la rendono difforme rispetto a tutti gli altri studi di sviluppo, tuttavia non è solo ciò a renderla differente. Animal Crossing è stato rimandato dal 2019 al 2020, poiché è stato dichiarato di voler portare il sorriso agli impiegati, non facendoli lavorare in crunch time e garantendogli un equilibrio tra vita privata e lavorativa, tale da assicurare un benessere psicofisico. Il crunch genera un vero e proprio malessere tra gli impiegati che, eccessivamente stressati, vengono distrutti fisicamente ed emotivamente e non hanno possibilità di relazionarsi con i propri amici o di vedere la propria famiglia. Si tratta di una situazione al limite dell’assurdo, che affligge l’industria da noi più amata, ed è possibile attuare un cambiamento e adottare al più presto una soluzione. La più ideale è di creare un sindacato a tutela degli sviluppatori, così come avviene a Hollywood con le varie “guild” nell’industria del cinema che tutelano ogni dipartimento, così da garantirli orari lavorativi nella norma e far sì che vengano puniti tutte le case sviluppatrici che ne fanno uso.


Fonti:

http://www.twc.state.tx.us/news/efte/exemptions_from_minimum_wage_and_overtime.html

https://www.gamesindustry.biz/articles/2019-06-12-nintendo-animal-crossing-delay-means-avoiding-crunch

 

Ci sono 3 commenti

S17S

Fatto deplorevole, peccato che sia diffuso ben aldilà del mondo dei videogiochi, dove obbligano operai a fare 14 ore al giorno 6/7 giorni per settimane consecutive. Ancora peggiore conosco posti di lavoro dove viene applicato questo regime come normalità. Nel mondo di oggi non esiste il rispetto per l essere umano, ma l’interesse per la produttività. Poveri noi.

Vitbull88

Eh fosse solo nei videogiochi… È un problema della società, che ha perso l’interesse verso la persona in favore di un interesse verso il profitto (fittizio, perché le persone generano profitto)

akmur

Il crunch time esiste ovunque comunque, perlomeno gli sviluppatori di videogiochi sono pagati bene. Detto questo, non dovrebbe esistere, chiaramente. Bell’articolo comunque!

Lascia un commento