Vuoi entrare nel mondo del lavoro prima degli altri? Gioca a Tomb Raider

Come sviluppare quelle caratteristiche così ricercate dal mondo del lavoro post laurea

Videogiochi e Salute di Francesco Margheriti

Perché ci si iscrive all’università?

Probabilmente, per la maggior parte degli studenti, l’iscrizione all’università, e il completamento degli studi, servirà per entrare nel mondo del lavoro con un bagaglio culturale e capacità, si spera, superiori alla media.

D’altro canto, anche i datori di lavoro, privati e aziende di qualsiasi settore, vedono nei neo laureati, una importante fonte dalla quale attingere per aumentare il proprio numero di dipendenti, creare turn-over lavorativo e, magari, trovare i futuri dirigenti di quella determinata azienda o compagnia.

L’Università attuale però, rispetto a quella di alcune decadi fa, è molto più accessibile. Se da un lato questa è una nota positiva perché, grazie a vari fattori, quasi chiunque può permettersi una istruzione superiore, dall’altro il mercato del lavoro, in molti settori, tende a saturarsi e sembra quasi che la laurea sia considerata come un qualsiasi altro “pezzo di carta”.

Cosa si può fare quindi per formare studenti e neo laureati con caratteristiche peculiari o già pronti ad entrare nel mondo del lavoro con specifiche caratteristiche ricercate dal mercato lavorativo?

E’ quello che si è chiesto un team di ricerca, capitanato dal Dott. Matthew Barr, Professore in Lettere dell’Università di Glasgow (Scozia), nonché Vice Presidente della British Digital Games Research Association (DiGRA).

Il Dottore in questione è partito da un’idea e ha deciso di testare diversi soggetti con diversi videogiochi, tenendo a mente che le aziende cercano ragazze e ragazzi con determinate capacità, legate alla comunicazione, risoluzione rapide ed efficace dei problemi e capacità di lavorare in gruppo.

I giochi utilizzati in questo progetto pilota sono stati accuratamente selezionati con l’ausilio di esperti del settore e del mondo accademico, ai quali è stato chiesto di selezionare determinati giochi che, secondo il loro personale parere, avrebbero potuto avere a che fare con determinate caratteristiche e capacità utili al mondo del lavoro. Punto importante di tale scelta era il fatto che il videogioco dovesse essere “di qualità”, cercando di avere come discriminante un dato oggettivo o quasi. Quale se non il Metacritic?

In realtà, ad onor del vero, gli studiosi hanno evidenziato che il sistema Metacritic rimane comunque imperfetto ma fornisce, allo stesso tempo, un mezzo facilmente quantificabile per determinare i meriti relativi di un gioco. Ai fini di questo studio non è stato preso in considerazione nessun gioco con punteggio inferiore a 80 su 100, con punteggi che vanno da un minimo di 82 ad un massimo di 95.

Quali sono stati i giochi selezionati?

Abbiamo Borderlands 2, Minecraft, Portal 2, Tomb Raider Guardian of Light, Warcraft III: Reign of Chaos, Team Fortress 2, Gone Home, Papers, Please.

Queste esperienze videoludiche presentano, secondo gli autori dello studio e i loro collaboratori, quelle dinamiche di gioco adatte a sviluppare determinate caratteristiche utili al mondo lavorativo moderno, come adattabilità, intraprendenza, abilità comunicativa e organizzativa.

A questo studio hanno partecipato 100 studenti, divisi in due gruppi da 50.

50 di questi hanno dovuto giocare per 14 ore a settimana, mentre gli altri 50 hanno continuato a vivere la loro vita tradizionale, fatta di studi, impegni universitari e hobby diversi.

Il tutto è durato 8 settimane.

Durante questo ciclo di “allenamento”, i soggetti dei due gruppi sono stati sottoposti a particolati test, già usati in campo statistico e demografico, come la Scala di Adattabilità Comunicativa, la Scala di Intraprendenza e l’ I-ADAPT-M.

I risultati hanno mostrati valori di Deviazione Standard e P-Test indicativi a supportare l’ipotesi che giocare ai videogiochi possa migliorare le abilità prima elencate, naturalmente coadiuvando la preparazione accademica in quello specifico campo.

Particolare rilevante è il fatto che i risultati sono andati sempre a migliorare di settimana in settimana, come se ci trovassimo di fronte ad un vero e proprio allenamento.

Ogni ora di gioco aggiungeva maggiore preparazione nel soggetto in studio.

I ricercatori e, soprattutto, il Dott. Barr sono convinti che, inserendo il videogioco “applicato” in un percorso di studi particolare, possa fare solo del bene allo studente, accelerando il processo di sviluppo cognitivo legato al mondo del lavoro.

Il Dott. Barr suggerisce anche che il discorso, purtroppo, sempre diffuso di negatività intorno al mondo del videogioco debba essere mitigato da considerazioni sui possibili esiti positivi del mezzo stesso, e questo compito, ora più che mai, spetta agli scienziati e agli accademici, in maniera tale che gli addetti ai lavori, o pseudo tali, possano portare a favore delle proprie teorie negative solo ed esclusivamente pareri personali, non supportati da lavori scientifici come il qui descritto e sempre più presenti e di valore.

 

  • Video games can develop graduate skills in higher education students: A randomised trial
    Matthew Barr et al; Computers & Education, Volume 113, October 2017, Pages 86-97
  • More than just fun and games: The longitudinal relationships between strategic video games, self-reported problem solving skills, and academic grades
    P.J.C. Adachi, T. Willoughby; Journal of Youth and Adolescence, 42 (7) (2013), pp. 1041-1052
  • The benefits of playing video games
    I. Granic, A. Lobel, R.C.M.E. Engels; American Psychologist, 69 (1) (2014), pp. 66-78

 

Ci sono 1 commenti

Ulquiorra

Che cosa sfiziosa, davvero interessante!

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