Soundbar: le principali caratteristiche da tenere d’occhio

Alcuni consigli per non perdervi tra modelli e un'infinità di specifiche

Tecnologia di Iacopo Risi

I nostri consigli non sono che una minima parte della miriade di prodotti soundbar fortemente scontati in questo periodo. Se avete intenzione di addentrarvi ulteriormente nell’universo audio, attenti però a non farvi distrarre dalle seducenti offerte del Black Friday, che possono farvi perdere caratteristiche importanti per il vostro upgrade sonoro.

Ecco quindi una serie di informazioni da prendere in considerazione prima di andare a spulciare ogni singola specifica o prima di mettere mano al portafogli. In ogni caso non perdetevi i nostri consigli per gli acquisti!

A proposito di Home Theater, Soundbar e integralismo audiofilo

Prima di addentrarci nell’analisi di alcuni sistemi e configurazioni, reputo doveroso controbattere ad alcuni commenti relativi allo scorso articolo, soprattutto da parte di alcuni sostenitori di impianti posizionali HT 5.1/7.1 i quali, al di là della loro opinione, hanno scritto diverse inesattezze che potrebbero confondere i meno esperti. E lo faccio da possessore di un sistema 5.1 da oltre una decina d’anni.

Non è mia intenzione alimentare la polemica quanto piuttosto far chiarezza nei confronti di coloro che sono interessati ad approfondire l’argomento, per cultura personale o un eventuale futuro acquisto, soprattutto i neofiti. Innanzitutto, come detto più volte, la configurazione sonora degna di un impianto HT dovrebbe presentare almeno sei canali audio (tre centrali, due posteriori e un subwoofer). Questo però lo si può ottenere anche con un fronte anteriore composto da una soundbar multicanale dotata di sei o più altoparlanti integrati opportunamente collocati e direzionati, in aggiunta a due satelliti posteriori e subwoofer. Chi afferma che un HT può essere solo composto da tanti diffusori stand-alone quanti i canali audio necessari ha in mente ipereconomiche soundbar 2.0, entrando al contempo in contraddizione con le diciture fornite dalle case costruttrici hi-tech che hanno coniato il termine Home Theater.

Un sistema di base posizionale 5.1 non funziona meglio di un buon sistema HT odierno con soundbar di fascia media. I Kit HT surround di base a 6 diffusori cablati compresi tra i 250/400 euro, quindi fascia molto bassa, hanno prestazioni ben lontane dall’essere vibranti ed incisive, soprattutto per quanto riguarda bassi, dialoghi e riempimento dell’ambiente. Parametri non proprio secondari per prodotti che difficilmente troverete trattati o recensiti su portali specializzati. E a questo sistema dovrete aggiungere un sintoamplificatore dal costo minimo di 250€.

Avrete così superato, seppur di qualche decina d’euro, un pregevole sistema HT 5.1.2 di fascia media con soundbar multicanale, satelliti e subwoofer wireless, compatibile con audio 3D ad oggetti, il quale aggiunge qualcosa in più all’esperienza surround. Suona peggio del fascia bassa precedente? Provateli entrambi e poi ne riparliamo.

Avvertenze e consigli generali

Valutare la qualità sonora di un prodotto Home Theater può rivelarsi un compito assai complesso. Al di là dell’esperienza soggettiva, i parametri in gioco sono superiori a quelli legati all’analisi di un pannello televisivo: le dimensioni della stanza, incluso l’altezza per un’eventuale calibrazione del Dolby Atmos, la posizione degli altoparlanti, la posizione dell’ascoltatore e la qualità e le specifiche del flusso audio. Al di là delle nostre raccomandazioni, per chi cerca una vera esperienza immersiva è sempre consigliabile orientarsi verso prodotti equipaggiati da satelliti posteriori e, almeno, di fascia media.

Inoltre, dato che per l’Atmos parliamo di prodotti a diffusione virtuale dei canali tridimensionali, la mancanza di precisione del suono verticale è sicuramente da tenere in considerazione. Per migliorare ulteriormente la situazione quindi è consigliabile verificare l’eventuale compatibilità con satelliti posteriori con modalità up-firing, ovvero con speaker aggiuntivi inclinati verso il soffitto per dare supporto al suono verticale diffuso dalla barra posizionata frontalmente.
Verificate quindi che il prodotto si presti all’upgrade del fronte posteriore, magari atmos-based e non semplicemente surround.

Ovviamente ogni soundbar funziona con tutte le TV (purché abbiano porte HDMI), ma se una marca specifica produce anche un dispositivo acustico di qualità, è sempre consigliabile prendere in considerazione un accoppiamento dello stesso ecosistema: una simbiosi chiaramente ottimale in termini di calibrazione che può offrire, come vedremo, interessanti feature aggiuntive.

Altro elemento importante è il concetto di pass through, ben conosciuto da chi non è nuovo in ambito audiovisivo. Questa tecnologia permette di far elaborare il segnale audio ad un sintoAV o una soundbar e delegare il segnale video alla TV. In figura potete osservare un esempio di modalità pass through in configurazione Full HDMI In, ovvero con la soundbar connessa tra uno o più dispositivi esterni e la TV, tramite la rispettiva porta ARC (Audio Return Channel).

Oltre ad una questione di qualità di elaborazione, dato che essa è affidata all’apposita unità centrale del sistema Home Theater, il pass through aggira il problema della mancanza di codec o licenze da parte dei dispositivi a cui è collegato. Tuttavia, il segnale video che passa intatto deve essere riconosciuto dal dispositivo audio per essere passato alla TV.

Facciamo un esempio pratico, con un flusso 4K HDR: se una soundbar o sintoAV di vecchia data non è in grado di decodificare il formato HDR, alla TV arriverà soltanto un segnale in ultra definizione. Una possibile soluzione? Esiste, basta scollegare l’apparecchio esterno e collegare anch’esso ad una porta HDMI d’ingresso (non ARC!)  della TV. In questo caso il segnale arriva prima alla TV che delegherà il flusso sonoro al dispositivo audio, tramite la funzione ARC.

La funzione di ritorno audio può tuttavia causare alcuni effetti collaterali che dipendono ovviamente dai prodotti in questione: un ritorno di tipo lossy (degrado della qualità), una perdita delle caratteristiche originali del flusso audio (come il surround o il 5.1) o, in alternativa a quest’ultimo, un’elaborazione che genera un sensibile ritardo e conseguente asincronia audio/video. In rete potete trovare forum delle principali case produttrici di TV intasati da messaggi sui problemi di bypass che causano anomalie di lip sync (sincronizzazione del parlato), anche su televisori di fascia medio/alta.

Non sono problemi da sottovalutare quando s’investono diversi bigliettoni da 100€: solitamente la gestione via ARC ha sempre un ritardo rispetto alla Full HDMI In compresa tra i 30ms  ed i 70ms, un dato pressoché impercettibile e correggibile tramite le impostazioni della TV. Ma nella pioggia di proteste sopracitata vengono menzionate latenze di oltre 200ms con TV molto costose che non dispongono di una feature di correzione del ritardo adeguata. In questo caso il problema lo si avverte, specialmente nei giochi in cui vi sono spari da arma da fuoco o combattimenti all’arma bianca.

Questo spiega anche la frustrazione di molti giocatori appassionati di audio, come il sottoscritto, causata dall’incomprensibile decisione di rimuovere l’uscita ottica dalle recenti console Sony e Microsoft: in questo caso si poteva inviare il video via HDMI alla TV e far passare il suono via ottica al sintoAV o soundbar, ottenendo così una perfetta sincronia senza perdita di qualità. Esistono in commercio dispositivi da 20€/40€, che ricevono il segnale in entrata dalla console, sdoppiandolo in due flussi, video in HDMI e audio via uscita ottica. Ma, per esperienza personale, può risultare una soluzione di ripiego molto precaria. Quindi, in sostanza, è bene tener conto delle specifiche video compatibili con il dispositivo se oggi vi interessa il Dolby Vision, l’HDR10+ o altri formati audiovisivi.

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