Guida di Iacopo Risi
L’acquisto di un nuovo TV è sempre un importante investimento, soprattutto quando si sceglie di puntare su un pannello di qualità. Da un apparecchio costoso e longevo è assai ragionevole pretendere il meglio dall’esperienza visiva. Se in passato la regolazione manuale dell’immagine di un TV era un’attività consigliabile, per l’odierna generazione UltraHD si tratta di un passaggio imprescindibile fin dalla prima accensione. E’ infatti cosa nota che le impostazioni di fabbrica di un nuovo apparecchio 4K HDR siano ben lontane dalla situazione ottimale. In quest’articolo tratteremo le operazioni fondamentali ed i parametri più importanti per ottenere il meglio dalla calibrazione del TV 4K HDR. Ovviamente la varietà dei dispositivi in commercio non ci consente di fornire una calibrazione universale, ma introdurremo una serie di accorgimenti per evitare gli errori più comuni per una quantomeno corretta impostazione dell’immagine. Nulla vieta in futuro di sperimentare ed introdurre variazioni, seguendo i gusti personali.
La prima impostazione che un utente deve solitamente effettuare alla prima accensione riguarda la scelta tra alcune calibrazioni preimpostate, meglio conosciute come picture mode. Già presenti nella scorsa generazione FullHD, questi preset sono più o meno gli stessi indipendentemente dal modello di televisore: standard/naturale, dinamico/vivido, cinema/film e sport. Se il TV possiede la modalità game mode, di solito si attiverà automaticamente all’avvio di una console.
E’ sufficiente affidarsi ad un preset per godere già di una visione soddisfacente? Non del tutto, ma alcuni di essi offrono già un buon punto di partenza. State alla larga dall’esperienza onirica e “pompata” del set dinamico. I suoi colori eccessivamente saturi, uniti a luminosità e contrasto regolati incondizionatamente al massimo possono impressionare ad un primo impatto, ma non è la scelta più adatta per chi cerca una visione realistica e rilassante. Si tratta solitamente del set ideale per l’esposizione nei centri commerciali o, a livello domestico, per impressionare amici e parenti. Discorso analogo per quanto riguarda la modalità sport, che agisce invece sulle animazioni ed il motion blur offrendo sequenze dai movimenti troppo fluidi e innaturali. E’ un set particolarmente sconsigliato per chi gioca, dato che le procedure di picture processing attivate potrebbero influenzare le performance, andando a peggiorare l’input lag. Del picture processing torneremo a parlare in seguito. Si può quindi partire da zero con lo standard mode ma il mio consiglio è quello di iniziare dal cinema mode, che offre già setting interessanti.
Prima di addentrarci nei quattro parametri principali, ovvero luminosità, contrasto, colore e nitidezza, diamo una rapida occhiata all’impostazione di retroilluminazione o backlight. Questo passaggio risulterà assente nei un pannelli OLED, avendo pixel dotati di un sistema di illuminazione autonomo. La retroilluminazione dovrebbe essere impostata in base alla luce presente nell’ambiente: meno illuminazione richiede una retroilluminazione più bassa e viceversa. Ma tipicamente il valore dovrebbe sempre tendere al massimo per ottenere i migliori risultati con contenuti HDR. La gestione delle trasmissioni a range dinamico verrà tuttavia approfondita in un apposito paragrafo. E’ importante segnalare che intervenire sulla retroilluminazione non avrà alcun effetto di deterioramento sulla qualità dell’immagine. Non abbiate quindi timore di sperimentare, anche questo può portarvi alla migliore calibrazione possibile del TV 4K HDR.
Contrariamente a quanto si pensi, per ottenere una luminosità ottimale è necessario lavorare principalmente con immagini scure. Non a caso in certi TV questa opzione prende il nome di livelli di nero. La regolazione della luminosità è una pratica molto frequente tra i giocatori, dato che molti titoli la integrano tra le impostazioni di base al primo avvio.
Il sistema, sostanzialmente analogo per tutti i giochi che lo mettono a disposizione, si serve di un’immagine nera su sfondo nero, ma con diversa luminosità. In altre parole, l’immagine risulterà un pò più tendente al grigio. La luminosità deve essere regolata finché l’immagine non inizierà a fondersi con lo sfondo. Per svolgere un’operazione analoga nel corso della calibrazione del TV 4K HDR possiamo prestare attenzione ai bordi neri e ad un dettaglio specifico durante la trasmissione di un film. Aumentiamo la luminosità finché le barre non avranno una tonalità grigio scuro. Riportiamo ora le barre al primo livello di nero percettibile e scegliamo dall’immagine trasmessa un oggetto molto scuro ma dotato di dettagli. Gli indumenti sono sempre la scelta ideale. Continuiamo a diminuire la luminosità e fermiamoci al valore che precede l’inizio della scomparsa dei dettagli sull’oggetto in esame. Come noterete, su alcuni TV questo tipo di regolazione non si discosterà molto dal valore di default, che dovrebbe trovarsi esattamente sulla posizione intermedia o al 50%. In particolar modo sugli OLED questo intervento non è poi così consigliato. Quindi, se non siete troppo meticolosi, lasciate pure il valore della luminosità così com’è. Quando avrete maggior confidenza con il vostro schermo e volete fare degli esperimenti, sapete come agire.
Un contrasto ideale fornisce immagini brillanti senza rinunciare ai dettagli anche nelle zone più luminose. Se avete letto l’articolo dedicato ai segnali HDR dovreste avere già un pò di confidenza con le caratteristiche peculiari di questo parametro. Per ottenere il massimo dal rapporto di contrasto dobbiamo svolgere un’azione simile a quella consigliata per la luminosità, ma stavolta su immagini bianche. Anche in questo caso possiamo servirci dell’immagine di un indumento bianco, preferibilmente non rigido come una t-shirt, o ancora meglio, un cielo in presenza di nuvole. Regoliamo il contrasto scegliendo quel valore in cui l’oggetto scelto inizia a perdere l’uniformità di bianco ed inizia a mostrare dettagli: le pieghe di una maglietta o le zone d’ombra tra le nubi. Il picture mode cinema solitamente ha già un valore ottimale ma nei televisori di ultima generazione molti esperti consigliano un rapporto di contrasto piuttosto elevato. Potete quindi provare ad aumentare fino al 75% e valutare la resa complessiva.
La nitidezza è una caratteristica che ha perso gran parte della sua importanza con il pensionamento dei TV analogici e solitamente la versione predefinita è settata a zero, valore già accettabile. In caso contrario, è consigliabile azzerare il valore prima di fare qualche prova. Una volta effettuato il reset iniziale è possibile apportare qualche leggera modifica verso l’alto, secondo il gusto personale. Un basso valore di nitidezza può rendere l’immagine pastosa o sfocata. Al contrario, il tentativo di ottenere un’immagine troppo accurata rende la definizione poco realistica e frastagliata. Nei videogiochi, una nitidezza troppo elevata può sortire un fastidioso “effetto vetro” e spesso un valore ottimale per un gioco può risultare poco efficiente per un altro. Aumentando di qualche unità fino a 6, ad esempio, ho ottenuto notevoli risultati con God of War. Ma avviando Dark Souls 3 con questa impostazione, Lothric sembrava una città di cristallo! Insomma, la nitidezza varia molto da caso a caso, specialmente nei videogiochi ed è bene trovare un giusto valore di compromesso.
La modalità cinema offre un’esperienza ottimale predefinita anche per quanto riguarda il setting del colore, ma alzando di qualche tacca, le immagini potrebbero risultare a mio parere più gradevoli e vibranti. Ma non è consigliabile andare oltre per evitare una scorretta e ben visibile saturazione. Scendendo anche poco al di sotto del valore di default si riscontrano invece delle immagini piuttosto sbiadite. Di solito i volti umani sono un test ideale per verificare un’impostazione cromatica naturale o di proprio gradimento. Di solito, i televisori odierni permettono di regolare anche la temperatura del colore, passando da neutro a caldo/warm e caldo2/warm2. La modalità cinema ha il valore impostato a caldo, ma alcuni esperti consigliano di passare a caldo 2, se presente. Personalmente prediligo il valore intermedio, dato che caldo2/warm2 lo trovo troppo tendente al giallo ed ho notato un peggioramento globale nel rapporto di contrasto.
Le principali impostazioni avanzate introducono ulteriori setting dell’immagine per la regolazione dei livelli di rosso, verde e blu ed il bilanciamento del bianco. Sono passaggi in cui il solo occhio, anche esperto, potrebbe non essere sufficiente. In questi casi si fa uso infatti di qualche strumento di supporto. La calibrazione di un TV 4K HDR di un “videofilo” parte da qui ed è possibile raggiungere indubbiamente un ulteriore grado di accuratezza dell’immagine. Sul margine di miglioramento il dibattito è tuttavia ancora aperto: chi lo ritiene d’impatto a qualsiasi livello di utenza, chi parla di risultati godibili solo agli occhi di un professionista, chi invece lo ritiene di valore risibile su pannelli dotati di tecnologia QLED, Triluminos e OLED. Questa minuziosa pratica esula comunque dal nostro scopo e consiglio agli amanti del tweak compulsivo di interessarsi ed intervenire in un secondo, anche un terzo, momento.
E’ invece di particolare importanza la gestione del local dimming o attenuazione locale, solitamente disponibile a partire dai TV di fascia media non OLED. Come già spiegato negli articoli precedenti, il local dimming è un’opzione appositamente pensata per i modelli TV Full Array, dove i led retrostanti sono distribuiti su tutto lo schermo ed è possibile consentire variazioni di luminosità su singole zone. Sui pannelli Edgle LED questa opzione dovrebbe essere ridotta al minimo o disattivata per evitare effetti indesiderati. Pare invece che sui nuovissimi schermi miniLED di TCL la matrice di LED risulti talmente fitta da ottenere un’attenuazione locale molto vicina ai neri assoluti di un OLED. O almeno questo è quanto dichiara la società hi-tech cinese.
A supporto dei parametri principali finora descritti, i moderni TV 4K HDR offrono inoltre un set di soluzioni software, che costituiscono il cosiddetto picture processing. Le principali modalità offrono regolazioni dinamiche che agiscono sulle singole sequenze, come enhancer per enfatizzare colore o contrasto, sistemi di pulizia dell’immagine e riduzione del rumore, interpolazioni per ottimizzare le animazioni e generiche implementazioni rivolte alla correzione di anomalie come ghosting, motion blur, clouding e sfarfalii vari. Tra i puristi è assai raro trovare sostenitori del picture processing ed io non sono certamente tra questi, pur riconoscendo notevoli miglioramenti negli ultimi anni, specialmente tra le soluzioni proprietarie. Mettere sotto stress il processore potrebbe in certi casi sortire effetti collaterali (vedi l’esempio dell’input lag menzionato all’inizio) o generare addirittura l’effetto opposto anche su pannelli di fascia alta. Sui televisori OLED Sony di alcuni anni fa, ad esempio, molti utenti lamentavano brusche variazioni di luminosità a causa di un aggressivo sistema di prevenzione dell’effetto burn-in. E stiamo parlando di TV che sfioravano i 3000 euro!
Non mi sento quindi di offrire alcun consiglio in merito se non quello di disabilitarli tutti, soprattutto durante la prima calibrazione del vostro TV 4K HDR. E’ possibile eventualmente testarli in un secondo momento e valutarne la loro efficacia attivandoli individualmente per diverse sessioni di visione. In ogni caso i pannelli di qualità non hanno bisogno di artificiosi espedienti, così com’è inutile cercare soluzioni cosmetiche per sopperire ai limiti tecnici dei TV entry-level.
In presenza di una trasmissione HDR, i TV compatibili attivano automaticamente una modalità appositamente dedicata, aumentando sensibilmente la retroilluminazione o la luminosità OLED, nel caso dei pannelli a pixel organici. Possiamo considerarla una sorta di preset specifico per questo tipo di segnale video. Qualsiasi ulteriore intervento manuale non dovrebbe modificare le impostazioni standard, destinate alle normali trasmissioni SDR. Quest’ultima affermazione non è tuttavia garantita su tutti i pannelli TV ed è consigliabile confrontare i setting prima e dopo la nuova impostazione. In “HDR mode” il contrasto dovrebbe essere sempre impostato al massimo valore o, al limite, non scendere sotto il 90%. Il resto è delegato al TV che effettua un’autoregolazione cromatica dell’immagine leggendo le informazioni contenute nei metadati incapsulati nel segnale.
Il modo con cui un TV segnala la presenza di un contenuto HDR varia da modello a modello. In molti casi la notifica potrebbe non esserci affatto ma se aprite le impostazioni dell’immagine potreste trovare in bella vista delle impostazioni assenti o disabilitate in precedenza. Di solito tali impostazioni sono contrassegnate dalla sigla ST.2084 o semplicemente HDR. La cosa più ovvia in questi casi è avviare un contenuto di un servizio di streaming con il bollino “HDR” o cercare contenuti HDR su Youtube, dove peraltro esiste l’apposito canale “The HDR Channel”. Fortunatamente, per quanto riguarda i videogiochi negli ultimi anni la situazione è cambiata e, nelle console HDR-compatibili, un titolo è in grado di rilevare e comunicare la presenza della modalità HDR, richiedendo al giocatore di effettuare un apposito setting al primo avvio. Se il vostro TV prevede l’opzione spazio colore o color space, potete valutare la possibilità di scegliere tra auto e nativo. Anche in questo caso vi sono ovviamente due diverse correnti di pensiero: nel primo caso l’immagine dovrebbe risultare più fedele alla fonte, mentre, nel secondo caso, la spinta cromatica dona alla visione complessiva una certa vivacità, ma qualcuno lamenta una perdita della naturalezza e problemi di saturazione. Valutate la vostra preferenza alternando più volte i due valori durante la varie fasi di un contenuto HDR in esecuzione. Qui si entra nell’ambito del cosiddetto Wide Color Gamut (WGR), che meriterebbe, tuttavia, un articolo a sé stante.
A fine articolo vi lascio un efficace video di test. Dal titolo sembrerebbe pensato per i pannelli QLED, ma in realtà è una valida dimostrazione per tutti i TV HDR-compatibili (come potete leggere dai commenti).
Può capitare che un contenuto HDR non abbia dato i risultati sperati o quella vibrante esperienza di cui molti parlano. In questo caso, non è il caso di preoccuparsi. Nonostante la trasmissione video a range dinamico sia in circolazione da diversi anni e l’utenza più smaliziata stia già animatamente discutendo sulla questione Dolby Vision vs. l’HDR10+, i contenuti HDR10 rappresentano ancora una piccola parte del catalogo dei principali servizi di streaming. Ma, soprattutto, un sapiente ed equilibrato utilizzo dell’ampia gamma cromatica non sembra ancora una pratica così frequente. Per non parlare della lista dei cosiddetti “fake HDR”. Avevo già citato in un articolo precedente l’artificioso utilizzo del range dinamico in Red Dead Redemption 2. Ma anche la recentissima serie TV “The Mandalorian” sembra aver ricevuto le stesse critiche, entrando di diritto nella poco onorevole lista sopracitata. In questi casi, gli esperti ne consigliano la visione con HDR disattivato.
La calibrazione del vostro nuovo TV 4K HDR può quindi dirsi conclusa: buona visione!
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Ottima guida davvero. Avendo preso da poco un Samsung Q90R mi sono accorto leggendo che avevo praticamente applicato i tuoi consigli e devo dire che sono estremamente soddisfatto sopratutto nell’uso con la PS4. Per lo streaming o i film in genere cerco di adattare la temperatura colore a seconda del segnale o del film. Ci sono film in cui sono presenti troppe tonalità scure e quindi mi regolo di conseguenza.