Mentre sfrecciavo in realtà virtuale accostato a un immenso Star Destroyer rilasciando un carico di esplosivi direttamente sul generatore di scudi, mi sono chiesto quante e quali proprietà intellettuali del mondo mainstream sono ancora capaci suscitare un così grande carico di eccitazione. Dopo averne contate giusto qualcuna ho ripreso la mia Battaglia di Flotta per contrastare un assalto imperiale con la consapevolezza che, nonostante la poca ambiziosità del progetto, Squadrons è prima di tutto un’esperienza capace di regalare dei momenti, sebbene pochi, davvero unici. Dopo decine di ore di gioco in volo, ecco pronta la recensione di Star Wars: Squadrons di EA Motive.
Molto di più di un repackaging delle modalità dogfight di Battlefront II
Ci sono stati anni, intorno alla prima parte del duemila, in cui videogiochi di Star Wars fioccavano come margherite in primavera, ognuno con la sua specificità e genere, per andare ad accontentare qualsiasi potenziale pubblico. Oggigiorno questa moltitudine di titoli ha subito un brusco freno e dall’accordo datato 2013 tra Lucasfilm e Electronic Arts abbiamo ricevuto solamente quattro videogiochi. Questo non sta a dire che quantità eguagli qualità sia chiaro, eppure la sensazione comune, rafforzata anche dalle varie cancellazioni avvenute, è che i fan del franchise siano stati lasciati un po’ a bocca asciutta. Quest’ultimo paio d’anni ha portato però qualche sorpresa, e dopo l’ottimo Star Wars Jedi: Fallen Order è ora tempo di spiccare il volo, dimenticando le spade laser, per prendere i comandi di X-Wing e Tie Fighter in un seguito ideale di quei Rogue Squadron tanto adorati dai fan. Presentato a giugno 2020, Star Wars: Squadrons sembrò però inizialmente una raffazzonata rielaborazione delle modalità dogfight spaziali di Star Wars: Battlefront II ma oggi tiriamo un sospiro di sollievo: fortunatamente il titolo EA Motive è molto di più.
A cavallo tra un titolo simulativo ed arcade, Star Wars: Squadrons è essenzialmente un gioco di combattimenti spaziali in cui non lascerete mai i comandi, esclusivamente in prima persona, di uno dei diversi velivoli repubblicani o imperiali. Comprensivo di modalità single player e multiplayer, il titolo fa del suo calibratissimo gameplay il più grande punto di forza. Su PlayStation 4 con Dualshock 4 il sistema di controllo risulta piacevolmente impegnativo richiedendo una buona padronanza di diverse combinazioni tra tasti da azzeccare velocemente, una caratteristica che la maggior parte dei titoli mainstream odierni ha abbandonato. Proprio per questo ogni sessione, a eccezione delle più guidate sezioni single player, è decisamente adrenalinica: gestire i vari sistemi dei velivoli (velocità, attacco e scudi per gli starfigher repubblicani e solo attacco e velocità per quelli imperiali), richiedere rifornimenti, utilizzare il sovraccarico e la direzione degli scudi sono azioni che dovrete compiere costantemente e velocemente. Star Wars: Squadrons permette inoltre una certa flessibilità nel suo grado di simulazione, che può essere più intenso o meno selezionandolo dalle opzioni, a seconda della granularità con la quale gestire i sottosistemi dei velivoli.
La campagna single player introduce a tutti i sistemi del gioco, più complessi del classico titolo mainstream
Una volta presa un po’ di confidenza con i controlli, e non è un processo velocissimo, tocca comprendere i vari sistemi di puntamento e di tracciamento degli obbiettivi nelle mappe, un’abilità chiave per riuscire a concludere una Battaglia di Flotta anche solo dignitosamente. Se tutto questo dovesse spaventarvi, state tranquilli: l’intera campagna single player è una sorta di mega tutorial della durata di circa sette ore che accompagna passo a passo attraverso questa moltitudine di sistemi per evitare la frustrazione di un approccio troppo diretto al multiplayer.
Tuttavia, tolto il fattore tutorial, la campagna single player è piuttosto deludente. La trama ha veramente poco mordente, in un miscuglio di situazioni viste e riviste tra tradimenti, armi segrete ed imboscate con personaggi monodimensionali e le solite comparsate acchiappa-fan. Un vero peccato, dato che la struttura narrativa imbastita non sembrava affatto male vista la presenza di due squadre di piloti imperiali e repubblicani che si fronteggiano per la difesa o l’attacco di un misterioso nuovo progetto della Nuova Repubblica nato dopo la distruzione di Alderaan. Quello che però manca totalmente a questa modalità è il coraggio di proporre nuove situazioni di gameplay che non siano il combattimento, la scorta o la difesa a cui ogni missione si riduce. Nessuna corsa spaziale, bivi narrativi alla Star-Fox o nuove trovate per un pacchetto complessivo piuttosto arido di personalità. Qualche missione ha un po’ più di carattere richiedendo manovre particolari di assalto a basi da far esplodere con caccia bombardieri, ma comunque nulla di particolarmente esaltante. Non aiutano le sezioni di briefing tra una missione e l’altra in cui i compassatissimi comprimari cercano di donare un po’ di background narrativo francamente superfluo perfino per un fan. Ogni missione propone obiettivi secondari che sbloccano medaglie che però non portano a nessuna ricompensa, diminuendo dunque qualsiasi volontà di impegnarsi per sbloccarle.
Le due moodalità multiplayer sono ben differenziate
Decisamente più gratificante è invece l’offerta multiplayer che è il vero cuore pulsante del gioco. È composta da due modalità: Dogfight e Battaglia di Flotta, entrambe a squadre 5 vs 5. La prima che è essenzialmente un death-match in cui il team con più kill vince, mentre la seconda si configura come una più complicata sequenza di obiettivi e fasi di attacco/difesa in cui la squadra che abbatte la nave ammiraglia nemica per prima porta a casa la vittoria. Dogfight è una modalità ovviamente più accessibile e immediatamente divertente, dove la coordinazione di squadra aiuta ma non è essenziale e la scelta del caccia stellare da utilizzare è più che altro una questione di preferenza personale. Battaglia di Flotta è invece decisamente più lunga ed impegnativa, con partite che possono durare fino a mezz’ora, e che richiede assolutamente un party di amici coordinati, pena la totale mancanza di tattica e strategia in partite che proseguono alla rinfusa. Questa modalità è giocabile sia contro bot (senza ranking) o contro avversari reali (con ranking) ed è essenzialmente il pacchetto di punta del gioco nonostante purtroppo soffra di matchmaking lento (nonostante il cross play tra tutte le piattaforme) e non sempre efficace data la natura fortemente strategica del gameplay.
Esiste ovviamente un sistema di progressione a livelli con due tipi di valuta per sbloccare nuovi elementi, cosmetici e di componentistica per i caccia stellari. Queste ultime sono infatti i veri protagonisti di Star Wars: Squadrons. Ognuna delle fazioni ha quattro diversi veicoli, per otto totali, essenzialmente riconducibili a delle classi di tuttofare, incursore, tank e medico/supporter. Il bilanciamento è ottimo e qualora riusciate a formare un party ben dosato il divertimento in multiplayer è assicurato. I veicoli sono poi personalizzabili non solo nell’aspetto estetico, per il quale sono già arrivati aggiornamenti e DLC (in questo caso legati alla prossima stagione di The Mandalorian), ma anche nei loro sottosistemi, armamenti e tipologie di motore, scudi e carena. Fortunatamente al momento non è presente nessuna microtransazione, ed ogni elemento è quindi sbloccabile tramite la progressione e il raggiungimento di buoni risultati: un bel passo in avanti da parte dello stesso publisher che ci consegnò il vergognoso sistema di loot di Star Wars Battlefront II.
Il titolo è una vera killer app per la realtà virtuale
Ulteriore selling point del gioco è la sua totale compatibilità con la realtà virtuale. Che siate su PC o PlayStation 4 è infatti giocabile interamente con PlayStation VR o praticamente ogni headset PC, per un totale stravolgimento e potenziamento dell’esperienza. Il gameplay in questa modalità diventa più veloce, fisico ed ovviamente immersivo. Le dimensioni degli Star Destroyer o di qualsiasi nave nemica sono enfatizzate ed il senso di scala donato dalla realtà virtuale dona nuove precisione alla mira, nonostante la scarsa risoluzione di PlayStation VR in questo caso macchi parzialmente l’altrimenti perfetto quadro. Diverse scelte di design, come le sale dei briefing, denotano inoltre quanto Squadrons fosse probabilmente un titolo disegnato inizialmente come esclusiva VR per esserne una vera killer app. La libertà di movimento della visuale nell’abitacolo dei veicoli è infatti impossibile in modalità standard su TV ed è un’aggiunta non solo spettacolare visivamente, ma anche davvero utile meccanicamente. Insomma, qualora siate fortunati possessori di un visore per la realtà virtuale aggiungete tranquillamente un punto in più a queste recensione di Star Wars: Squadrons.
In termini audio-visivi, Star Wars: Squadrons è un’esperienza semplicemente fantastica. Nonostante sia inutile stare a discutere del livello artistico che l’IP già porta con se è importante dire che il Frostbite Engine di DICE dimostra ancora una volta di essere lo strumento perfetto per la renderizzazione digitale dell’immaginario di George Lucas. Ogni nave è ricostruita con cura maniacale dei dettagli e sorvolare i pianeti prima di una battaglia restituisce un impatto visivo superiore a quello delle modalità di battaglie spaziali di Battlefront II. Alcune navi ammiraglie permettono perfino il volo al loro interno, come visto molte volte nei film della serie, ed è incredibile poter apprezzarne da così vicino i dettagli. Effettistica ed illuminazione sono di primo livello, anche se purtroppo entrambe subiscono una dura perdita di qualità sia in VR che in modalità multiplayer. L’intero gioco gira a 60fps senza il minimo calo e ad una risoluzione che si attesta intorno ai 1800p su PlayStation 4 Pro (fonte: Digital Foundry) con un pulizia dell’immagine non perfetta, ma comunque di buon livello. L’aspetto sonoro è esattamente ciò che vi aspettate e sprizza Star Wars da ogni poro. Dalla colonna sonora imperiale al rombo dei motori di un TIE Figher, Star Wars: Squadrons è un costante bombardamento di tutti i suoni classici del franchise, senza nessuna nuova punta, ma con un rispetto e ricostruzione del materiale originale privo di sbavature.
Ho giocato a Star Wars: Squadrons su PlayStation 4 Pro per venticinque ore con una copia acquistata personalmente. Ho completato l'intera campagna in VR mentre in multiplayer ho preferito la modalità regolare.
DurataCome commentare dunque Star Wars: Squadrons? Innanzitutto è certamente un progetto dedicato ai fan, data la presenza sul mercato di simulatori di battaglie spaziali sia più simulativi che più arcade di questo. Per gli appassionati del franchise il valore è indubbio: volare a bordo di un X-Wing per intercettare un attacco imperiale con laser e scudi è un’esperienza dal feeling assolutamente eccezionale. Purtroppo, al di là del gameplay vero e proprio che è da promuovere a pieni voti, il pacchetto complessivo è davvero scarno di contenuti, anche tenendo in considerazione il prezzo budget a cui è proposto ed è questo ciò che va a ledere la valutazione finale. Inoltre, la dichiarata mancanza di piani di espansione futura o upgrade next-gen non fa che pregiudicare un prodotto che sembra manchi di quei tocchi, che siano di cura o di budget, in più che lo avrebbero reso grande. Ciononostante, Star Wars: Squadrons è quel classico titolo capace di crearsi una sua nicchia e provare che c’è spazio per giochi più semplici e compatti, con poche meccaniche ma ben rifinite, per occupare quei momenti di vuoto tra i giganti delle uscite invernali che ci aspettano da qui in avanti.
Uno spettacolo audio-visivo con prestazioni perfette ed una modalità VR che è una vera killer app per la piattaforma.
Tutto quello che ogni fan di Star Wars potrebbe mai volere: laser, marce imperiali, esplosioni e carene che si frantumano riprodotti con una fedeltà esaltante. Il doppiaggio, solo inglese, è di buon livello.
Riuscito bilanciamento tra arcade e simulazione con un feeling di controllo piacevolissimo, adatto al perfezionamento della propria abilità con le meccaniche. Contenutisticamente invece il pacchetto lascia a desiderare, specialmente in single player con una campagna veramente basilare.
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