Approcciarsi alla visione e alla recensione di Cursed, alla veneranda età di trentacinque anni, non è cosa semplice. I numerosi inverni alle spalle mi hanno infatti consentito di vivere lo sdoganamento e la consacrazione del genere fantasy prima al cinema, ad opera di Peter Jackson e del suo The Lord of the Rings, poi in tv grazie soprattutto al clamoroso successo di A Game of Thrones (qui la nostra recensione dell’ultima stagione): pietre miliari con i quali, volente o nolente, ogni nuovo prodotto del genere deve fare i conti.
Inoltre lo sguardo più cinico dell’adulto non riesce ad abbandonarsi alla fantasia come quello di un adolescente che, evidentemente, è il pubblico di riferimento di questa nuova produzione originale Netflix. Cursed è infatti un prodotto sostanzialmente ibrido, a cavallo tra il fantasy e il teen drama: una dicotomia che, è bene dirlo subito, non funziona come dovrebbe.
Cursed è l’adattamento dell’omonima opera firmata da Tom Wheeler e Frank Miller ed è in sostanza una libera rielaborazione di storie e personaggi appartenenti al ciclo bretone (o arturiano).
Nimue, la protagonista assoluta, è una giovane ragazza dotata di capacità magiche. Per questo motivo l’infanzia e la prima adolescenza della ragazza sono state segnate dall’emarginazione, anche da parte del suo stesso popolo, i Fey. Quando il suo villaggio viene attaccato dai Paladini Rossi, soldati al servizio del Papato con l’obiettivo di sterminare la razza Fey, Nimue promette a sua madre morente di portare al noto stregone Merlino un’antica spada magica.
Ben presto l’antico cimelio si rivelerà particolarmente agognato dalle varie fazioni in campo e Nimue sarà costretta ad un lungo viaggio alla scoperta del mondo e di se stessa. Un viaggio fatto di pericoli e di incontri, come quello con il giovane Artù, il futuro e leggendario re Artù.
La scrittura è superficiale e stereotipata, figlia dell’intenzione evidente di rivolgersi ad un pubblico giovane.
Le premesse narrative, in effetti, non sono certo tra le più originali e aderiscono ai canoni più classici del genere. Il problema di Cursed, però, è che nemmeno lo sviluppo presenta peculiarità proprie, risultando spesso come una macedonia mal confezionata di opere più celebri. C’è la spada maledetta che va distrutta e che consuma chi la possiede, una guerra tra pretendenti al trono, una Chiesa corrotta e ottusa i cui adepti si macchiano di terribili atrocità in nome di Dio, e così via. Tutto risulta già visto.
Analogo discorso è applicabile a praticamente tutti i personaggi, che risultano bidimensionali e poco sfaccettati.
Il problema principale risiede in una scrittura che non ne approfondisce praticamente mai la psicologia e, quando lo fa, lo fa in maniera sommaria e semplicistica.
Una scrittura superficiale e stereotipata figlia dell’intenzione evidente di rivolgersi ad un pubblico giovane e con poche pretese di verosimiglianza del racconto. I buoni sono ontologicamente buoni e i cattivi ontologicamente cattivi, con poche zone d’ombra. I deus ex machina abbondano e il motore dell’azione è sempre pretestuoso e persino la protagonista Nimue, che dovrebbe avere un’evoluzione sostanziale nel corso dell’arco narrativo della prima stagione, risulta agire in maniera schizofrenica e poco giustificata.
Insomma non proprio un racconto fine e stratificato e che raggiunge apici piuttosto imbarazzanti nelle immancabili situazioni amorose, condite da dialoghi e situazioni al limite del cringe. Senza ombra di dubbio i momenti più bassi dell’intero prodotto.
Il cast è figlio della stessa logica e pertanto nei panni della protagonista Nimue troviamo Katherine Langford, già star celebrata del fortunato teen drama Tredici che, nonostante l’impegno profuso, risulta poco credibile nei panni di una “principessa guerriera” decisamente impacciata con spade e acrobazie.
Cursed raggiunge apici piuttosto imbarazzanti nelle immancabili situazioni amorose.
Al fianco della Langford un cast piuttosto ampio di comprimari e antagonisti che spesso e volentieri rubano la scena alla stessa. Artù è interpretato dal giovane e aitante Devon Terrel, in un’interpretazione che non risulta mai veramente memorabile. Meglio invece il Merlino di Gustav Skargard, sicuramente tra le migliori performance del pacchetto, mentre il Padre Carden dell’ottimo Peter Mullan non riesce a emergere come avrebbe meritato.
Vale la pena menzionare brevemente come le scelte di cast vadano decisamente nella direzione dell’inclusività con una decisa presenza, anche tra le comparse, di attori neri e asiatici. Una scelta che striderebbe un po’ con quello che dovrebbe essere il contesto, l’Inghilterra del quinto secolo del ciclo bretone, ma che in un’opera che si emancipa decisamente da una qualsivoglia verosimiglianza storica e filologica non risulta particolarmente forzata.
Da un punto di vista formale ed estetico, invece, questo Cursed è incredibilmente altalenante e su più livelli. Se la fotografia rimane sempre buona pur non facendo gridare al miracolo, la regia e il montaggio mostrano continui alti e bassi nel corso dei dieci episodi che compongono la prima stagione.
I primi episodi sono probabilmente i peggiori e affogano in un ritmo compassato e in scene descrittive poco ispirate e spesso mal girate che raccontano pochissimo tanto il contesto quanto i personaggi. Particolarmente brutte risultano le scene d’azione, con combattimenti quasi mai credibili a causa di coreografie mal eseguite, mal girate e mal montate. Alcune battaglie poi, restituiscono una spiacevole sensazione di low budget a causa del ridotto numero di comparse, particolarmente vistoso nei campi lunghi.
Particolarmente brutte risultano le scene d’azione, con combattimenti quasi mai credibili a causa di coreografie mal eseguite, mal girate e mal montate.
Di contro l’ultimo episodio sembra aver subito un trattamento di riguardo in termini di budget e rappresenta sicuramente il punto più alto della stagione in virtù proprio di un’azione decisamente meglio messa in scena.
In generale costumi e scenografie risultano tutto sommato credibili seppur non particolarmente originali e sono supportati da un discreto lavoro degli effetti visivi, spesso migliori, ad esempio, di quanto visto nella recente The Witcher (qui la nostra recensione). Nulla di trascendentale, sia ben inteso, e qualche location risulta decisamente modesta, ma almeno non troppo posticcia.
Abbastanza spiazzante invece, in un prodotto così evidentemente “poco adulto”, la scelta di spingere sull’acceleratore del gore e della violenza, con una dose consistente di amputazioni che talvolta fanno sorridere più che scioccare.
In conclusione questa recensione di Cursed non può che che esprimere un giudizio negativo. Una bocciatura che va però anche contestualizzata in virtù della scelta consapevole di portare sul piccolo schermo un prodotto per un pubblico giovane e non avvezzo al fantasy più aulico.
In effetti in Cursed di aulico non c’è nulla, a partire dal linguaggio decisamente moderno e colloquiale. Il paragone con i capisaldi citati in apertura non ha nemmeno motivo di esistere poiché Cursed gioca in un campionato completamente diverso. Cursed gioca nel campionato degli Hercules e dei Fantaghirò televisivi degli anni novanta, semmai, seppur con una messa in scena meno artigianale.
Se state cercando la nuova serie fantasy di riferimento, quindi, difficilmente sarà Cursed. Tuttavia non tutto è da buttare e se rientrate nel target young adult della serie potreste anche apprezzarla.
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Posso dire che fa semplicemente schifo? Dopo aver visto il primo episodio, l’ho rimossa del tutto, veramente terribile. E posso aggiungere che gran parte della roba che sta producendo Netflix è inguardabile? Prima Curon, poi la quarta stagione di una serie totalmente alla deriva come Thirteen, infine questa. Se si vuole restare sul genere, consiglio A Discovery of Witches su Sky. Di tutt’altra pasta.