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5+1 argomenti videoludici che hanno segnato il 2021

Con il 2021 ormai alle spalle, è tempo di tirare le somme. Quest’anno, nonostante il prolungarsi dell’emergenza sanitaria a livello globale, è stato decisamente ricco in termini di novità dal mondo videoludico. Come un motore rimasto spento per un po’ di tempo, il settore si è rianimato ripartendo dapprima a giri bassi e poi concedendosi accelerazioni importanti. Con il mercato, anche le reazioni dell’utenza sono tornate a popolare il mondo dei social, soprattutto in occasione dei grandi successi e dei grandi flop di questo o quel titolo.

Tra nuovi giochi, diffusione delle console next-gen, strascichi di vicende legate a titoli cross-gen, riproposizione di dinamiche non sempre trasparenti a cui ormai siamo abituati e veri e propri epic fail, i mesi scorsi sono stati scanditi da diverse macro-tematiche che hanno tenuto banco nelle discussioni leggere degli appassionati di videogiochi. Dal momento che la fine dell’anno si presta a grandi riassunti e a panoramiche dei cosiddetti trending topic, ci siamo presi la briga di selezionarne cinque particolarmente significativi da ripercorrere insieme. Ne abbiamo trovato anche uno bonus che ha le tinte più vivaci e divertenti della tragicommedia, per non farci mancare nulla.

Ecco allora i 5+1 argomenti videoludici che hanno segnato il 2021!

1. Console next-gen introvabili

Uno degli argomenti che hanno tenuto banco più insistentemente sui siti della stampa specializzata e sui social è stato quello della scarsa disponibilità di console next-gen. Pur essendo entrati nel pieno della nuova generazione videoludica, accaparrarsi una PlayStation 5 o una Xbox Series X, per non parlare di alcuni accessori specifici per gli amanti del PC gaming, è praticamente un terno al lotto. Il problema, legato alla bassa disponibilità di semiconduttori che sta mettendo in difficoltà l’intera industria tecnologica mondiale, sembrava destinato a risolversi in tempi brevi, ma le ultime notizie parlano di un possibile prolungamento fino al 2022 e anche oltre.

Nel corso dei mesi, ci siamo abituati ad assistere a eventi ormai divenuti famigliari. Senza approfondire certe scene provenienti dall’estero, come le folle che si accalcavano davanti o dentro ai negozi per provare a portare a casa una console, possiamo limitarci a quanto accade a casa nostra. Ecco allora che i principali siti di e-commerce annunciavano con un certo anticipo l’apertura delle vendite online per una delle console, ovviamente con disponibilità limitata, consentendo ai siti legati al mondo dei videogiochi di diffondere la notizia e ai fan di prepararsi per tempo alle code virtuali. Le quali, in moltissimi casi, costringevano gli utenti a restare fermi davanti allo schermo per interminabili minuti, solo per scoprire che le scorte si erano esaurite.

Come non parlare poi di Amazon, con PlayStation 5 e Xbox Series X che apparivano con la stessa frequenza di un santo che si manifesti a un credente e sparivano con la rapidità di un tagliere di salumi al primo giro di antipasto. Il problema è che in molti casi ad accaparrarsi le poche unità messe a disposizione erano gli ormai ben noti bagarini del web, pronti a sfruttare il disequilibrio tra domanda e offerta della console per lucrare spudoratamente su eBay e simili. Da qui il fenomeno della rivendita delle console next-gen a prezzi folli, con una comunione di responsabilità a riguardo in chi le proponeva e in chi le acquistava.

Le scorte limitate non hanno comunque impedito a PlayStation 5 di macinare numeri da record

superando le prestazioni di vendita di PlayStation 4 nel primo anno. Una soddisfazione per Sony e per gli azionisti, ma che lascia un certo amaro in bocca in tutti coloro che darebbero il sangue per avere una PlayStation 5 in salotto e che non sanno dove sbattere la testa per trovarla. Per quanto riguarda Microsoft, la facile reperibilità di Xbox Series S dà invece ai suoi fan la possibilità di accedere a una next-gen edulcorata senza impazzire, anche se le pile di console invendute nei negozi lasciano intendere che il vero oggetto del desiderio sia la sorella maggiore.

In attesa di tempi migliori, e nella speranza che questi arrivino prima della prossima generazione di console, bisogna sperare nei rivenditori di fiducia e nelle occasioni online, affidandosi alla fortuna e alla pazienza. Per tutti gli altri, invece, non resta che farsene una ragione e approfittare dei ricchi cataloghi videoludici offerti da entrambe le console ormai old-gen, recuperando perle nascoste e mai considerate.

2. Lo scivolone di Cyberpunk 2077

Le interminabili vicissitudini di Cyberpunk 2077 affondano le proprie radici negli ultimi mesi del 2020, ma sin da inizio anno sono continuati i grattacapo per CD Projekt Red. Il nocciolo della questione è noto a tutti: il gioco, attesissimo e circondato da un hype incommensurabile anche a causa della campagna di marketing che lo ha anticipato, non era riuscito a rispettare le promesse fatte ai giocatori. Non solo, ma su console old gen il titolo risultava, se non ingiocabile, comunque fortemente piagato da bug e glitch vari.

La storia delle reazioni dell’utenza a questo lancio disastroso è complessa. Da un lato c’erano state le minacce di azione legale, che poi hanno trovato riscontro reale con vere e proprie class action contro CD Projekt Red. Arrivò poi la rimozione del gioco dal PlayStation Store, una mossa eclatante pensata per tutelare l’utenza e per allontanare il rischio collegato alle numerose richieste di rimborso. Rimborso che gli stessi sviluppatori accordarono agli acquirenti che ne facevano richiesta, considerati i problemi evidenti e innegabili di Cyberpunk 2077. In tutto questo, per non farsi mancare nulla, ecco spuntare anche il report di Bloomberg sul crunch folle a cui erano stati sottoposti i dipendenti CD Projekt Red nel corso dello sviluppo e un’indagine da parte del governo polacco per valutare il comportamento commerciale dello sviluppatore.

Il 2021, in ogni caso, avrebbe dovuto segnare l’anno della svolta

I DLC, per esempio, a gennaio erano ancora previsti nel giro di poche settimane, insieme agli aggiornamenti pensati per portare il gioco in una condizione accettabile. Sempre a metà gennaio arrivarono anche le scuse ufficiali, in video, del co-fondatore Marcin Iwiński, che accompagnò le sue parole con una infografica che riportava le date previste per le varie patch, per i DLC gratuiti e per il rilascio delle versioni next-gen ottimizzate di Cyberpunk 2077. Piccolo spoiler: non si è realizzato praticamente niente.

Sì, perché il gioco veniva effettivamente aggiornato e migliorato, ma non con modalità e frequenza tale da soddisfare l’utenza. Nei mesi abbiamo visto arrivare le patch 1.1, 1.2 e 1.3, alcune con migliorie fondamentali e altre con aggiunte di cui sinceramente non si sentiva la necessità. Se da un lato alcuni giocatori riuscivano finalmente a divertirsi senza troppi intoppi, dall’altro le basse vendite e i continui tagli di prezzo di Cyberpunk 2077 confermavano che la situazione non era stata ribaltata come sperato, e che probabilmente ormai CD Projekt Red aveva perso la sua occasione.

Dal momento che piove sul bagnato, non poteva mancare l’attacco hacker ai server dello sviluppatore polacco. Con minacce e richieste di riscatto degne del miglior film di genere, CD Projekt Red si era vista sottrarre, tra le altre cose, i codici sorgente di The Witcher 3 e dello stesso Cyberpunk 2077, i quali erano addirittura stati messi all’asta dopo il rifiuto di collaborazione da parte dello studio. Qualcuno vide in queste notizie una storia costruita ad hoc per distogliere l’attenzione dai ritardi con cui il gioco veniva sistemato (dei DLC, infatti, continuava a non esserci traccia), in ogni caso i problemi per CD Projekt Red sembravano sommarsi senza sosta.

Le dichiarazioni ufficiali continuavano comunque a puntare, com’è ovvio, sulla volontà di rendere Cyberpunk 2077 il gioco che doveva essere nei piani iniziali. CD Projekt Red fece sapere chiaramente che non avrebbe mai abbandonato il gioco a se stesso, nonostante le vendite fossero già riuscite a garantire guadagni stellari per lo studio al netto di tutti i problemi. Non solo, ma Cyberpunk 2077 venne indicato, insieme a The Witcher 3, come uno dei pilastri su cui costruire il futuro della compagnia. Un futuro segnato anche dall’arrivo di un nuovo game director per il gioco e dall’atteso ritorno nei listini del PlayStation Store.

Mentre CD Projekt Red iniziava a dirsi soddisfatta del lavoro di sistemazione svolto, continuava a non vedersi traccia dei DLC e degli aggiornamenti next-gen previsti entro l’anno ormai concluso. Proprio nel mese di novembre, però, era arrivata l’ultima revisione alla timeline, con la promessa di portare il primo DLC e la versione migliorata del gioco entro i primissimi mesi del 2022. In attesa di scoprire se in questo caso le promesse saranno mantenute, è impossibile non constatare come il destino di Cyberpunk 2077 sia comunque segnato. In campo videoludico, più ancora che in altri settori, i treni passano una volta sola, e quello di CD Projekt Red sembra ormai troppo lontano perché nuovi passeggeri possano decidere di salirci.

3. La Switch Pro che non è mai esistita

Di Nintendo Switch Pro si parla praticamente dal 2019. Complici la necessità di avere miglioramenti tecnologici costanti, la continua diffusione di voci più o meno infondate in rete e la fame di novità stimolata dai periodi di lockdown, le notizie a proposito di una versione evoluta della console ibrida Nintendo hanno dato vita a un vero e proprio prodotto fantasma. Ufficialmente, infatti, non è mai stato confermato niente, anche se di fatto in rete emergevano dettagli, caratteristiche tecniche e persino periodi di uscita.

Uno dei primi interventi di Nintendo a riguardo era passato dalle dichiarazioni di Doug Bowser nel corso di un’intervista con Polygon. Da quanto emerso in quella sede, il successo di Nintendo Switch e di Nintendo Switch Lite dimostrava che le due console sono nel pieno del loro ciclo di vita, motivo per cui non avrebbe avuto alcun senso pensare a una versione diversa e più potente. Sarebbe stato il tempo, precisò Bowser, a determinare il momento per introdurre novità significative.

Questa smentita, però, non fu sufficiente a placare la presunta fuga di notizie

Si sa, d’altronde, che i complottisti si nutrono proprio delle smentite ufficiali. Ecco allora che su reddit si diffusero nuovi rumor che volevano Nintendo Switch Pro dotata di una potenza bruta pari a quella di PlayStation 4, supportata dalla tecnologia DLSS 2.0 e accompagnata da una CPU migliore della vecchia console Sony. A gettare benzina sul fuoco ci si mise anche un report di Bloomberg, che sembrava confermare i lavori di Nintendo per il lancio della sua nuova console entro Natale 2021.

Tra le caratteristiche suggerite dalle varie voci che circolavano c’erano uno schermo OLED da 7 pollici con risoluzione 720p e un chip NVidia capace di garantire un upscaling della risoluzione fino a 4K in modalità docked. Secondo Bloomberg la produzione era nel pieno già nel mese di luglio e il debutto sarebbe avvenuto entro la fine dell’anno. Visto che non costava niente, ci siamo buttati nella mischia anche noi e, approfittando degli scherzi per il pesce d’aprile, abbiamo ideato una notizia fasulla secondo la quale Nintendo Switch Pro avrebbe introdotto un sistema simile a quello dei trofei PlayStation.

Alla fine dei conti, come è noto, non è stata annunciata alcuna Nintendo Switch Pro. Alcune novità, però, sono arrivate, a testimonianza che alcune delle informazioni trapelate avevano un fondo di verità. Tutti abbiamo assistito al lancio di Nintendo Switch OLED, che ha effettivamente un display da 7 pollici e che introduce alcune migliorie. Niente che possa meritare l’appellativo di “Pro”, ma è comunque un piccolo passo avanti che avrà dato una piccola soddisfazione ai feticisti degli upgrade tecnologici.

A dire il vero, ci sono ulteriori sviluppi. Nel corso dell’ultimo report finanziario, a inizio novembre, il presidenti di Nintendo Shuntaro Furukawa ha dichiarato che ora Nintendo Switch è a circa metà del suo ciclo vitale. Non solo, ma ha finalmente ammesso che Nintendo sta lavorando alla prossima console, anche se i tempi non sono ancora maturi per diffondere altre informazioni. Quello che è emerso dalle parole di Furukawa, comunque, è che le prestazioni di Switch stanno ampliando il range temporale di vita della console, il che non lascia presupporre tempi brevi per una eventuale next-gen. Vorrà dire che gli amanti dei rumor avranno più anni a disposizione per elaborare le loro teorie!

4. Il successo di Xbox Game Pass

Il 2021, volenti o nolenti, è stato l’anno di Xbox Game Pass. Senza voler cadere nella volgare console war, ma analizzando con onestà la situazione generale nel mondo dei servizi in abbonamento dedicati al gaming, la proposta di Microsoft ha ricevuto una spinta propulsiva verso l’alto che l’ha condotta a surclassare le alternative della concorrenza. Non solo, ma la forza acquisita dal Game Pass è diventata un game changer, una forte fonte di attrazione non solo per gli utenti che già possedevano una console Xbox, bensì per tutti coloro che hanno ritenuto vantaggioso fare il salto da PlayStation e da Nintendo, o comunque affiancare una nuova console Microsoft a quella principale.

Non c’è un momento preciso in cui tutto è iniziato, ma partire nel mese di gennaio con il debutto di The Medium sul Game Pass è stato un gran colpo. Attorno al gioco si erano infatti create grandi aspettative e la possibilità di accedervi gratuitamente sin dal Day one per tutti gli abbonati era cosa non da poco, anche se poi l’accoglienza dell’avventura horror (o forse no?) di Bloober Team non è stata delle migliori. Un altro scossone è arrivato con l’aggiunta al catalogo dei numerosi giochi della famiglia Bethesda, un modo per celebrare l’importantissima acquisizione da parte di Microsoft e per accendere sorrisi sui volti degli abbonati.

Da lì in avanti è stata tutta una serie di annunci, con le due ondate mensili di nuove proposte da aggiungere al servizio che riservavano sempre qualche sorpresa. Parliamo, ad esempio, di Outriders, altro debutto di rilievo; di GTA V, old-but-gold; di MLB The Show 21, il primo gioco di PlayStation Studios a uscire anche su Xbox, e tra l’altro gratis dal Day one per gli abbonati al Game Pass; di Among Us, annunciato tra le future uscite di dicembre e capace di incuriosire tutta quella fetta di giocatori che hanno apprezzato il titolo su dispositivi mobili.

Veniamo poi all’E3, che ha rappresentato la vera consacrazione del servizio e la spinta decisiva per tutti coloro che erano indecisi sulla possibilità di aderirvi

Tra gli annunci dei giochi in arrivo su Xbox Game Pass nei mesi a venire spiccavano una ventina di proposte una migliore dell’altra: da Yakuza Like a Dragon a Hades, da Aragami 2 a Twelve Minutes, da A Plague Tale: Requiem a Dungeons & Dragons: Dark Alliance. Su tutti, però, spiccavano Psychonauts 2, Back 4 Blood, Microsoft Flight Simulator, Age of Empries IV, Forza Horizon 5 e Halo Infinite. E se non fosse abbastanza, ecco anche l’annuncio del debutto di Starfield, la nuova IP di Bethesda, proprio sul Game Pass.

Poi il percorso è stato tutto in discesa, tra le uscite effettive dei giochi precedentemente annunciati e le gradite sorprese dell’ultimo minuto. Non dimentichiamo l’aggiunta al catalogo di GTA San Andreas Remastered, una chicca per gli utenti nonostante i problemi e le critiche ricevute; di Subnautica: Below Zero, un regalo con i fiocchi per gli amanti dei survival; di Marvel’s Avengers, Scarlet Nexus, Visage, It Takes Two, Knockout City e tante altre proposte indie.

Da non sottovalutare, a proposito, l’inclusione del catalogo EA Play per gli abbonati a Xbox Game Pass Ultimate, che garantisce l’accesso a una sotto-famiglia di giochi imprescindibili per gli amanti delle simulazioni sportive, dei racing game, degli sparatutto e dei platform più o meno tradizionali. Tra le possibilità garantite da questa collaborazione c’è anche quella di accedere a versioni prova dei giochi prima del lancio, come avvenuto con FIFA 22 e Battlefield 2042, in modo da valutare tutto prima dell’eventuale acquisto.

Una serie di vantaggi, insomma, che hanno decretato i numeri importanti e la soddisfazione per Xbox. La quale, stando alle parole di Phil Spencer e alle numerose ripetizioni del concetto sul blog ufficiale, ha il conclamato obiettivo di estendere l’esperienza del gaming a quante più persone possibile nel mondo. Una missione che passa anche, ma non solo, dal Game Pass. Quel che è certo, per ora, è che gli abbonati al servizio sono stati ben ripagati con uscite di peso, mentre resta da valutare come possa evolvere la situazione in futuro. C’è infatti chi sostiene che questo modello non sia sostenibile e chi attende la prossima ondata di anticipazioni per capire se il livello dei titoli proposti continuerà ad essere così elevato.

5. La caduta dei giganti

Il 2021 non ha registrato solo il gravissimo passo falso di CD Projekt Red con il suo Cyberpunk 2077, ma ha visto altri mostri sacri compiere mosse commerciali non proprio memorabili. In alcuni casi sono stati bug e mancanze relative ai giochi in questione che hanno infastidito l’utenza, in altri l’obiettivo di sfruttare la fama dei franchise per monetizzare fino all’ultimo centesimo possibile, con il risultato di attirarsi critiche e antipatie dalla community. Due degli esempi più lampanti in questo senso sono quello di Grand Theft Auto: The Trilogy – The Definitive Edition ed eFootball 2022.

L’annuncio della versione rimasterizzata dei tre titoli iconici della serie GTA da parte di Rockstar Games era stato anticipato dagli immancabili leak in rete. A stretto giro era arrivato anche il comunicato ufficiale, che confermava la presenza nella collezione di GTA III, GTA Vice City e GTA San Andreas, tutti in versione potenziata per girare su console attuali con una resa grafica superiore e con comandi adattati a quelli del più recente GTA V. Non solo, ma dall’annuncio all’uscita sarebbero passati davvero pochi giorni, una notizia che i fan hanno accolto con piacere visti i ben noti tempi lunghi di Rockstar Games.

Alla resa dei conti, la figuraccia fatta dallo sviluppatore con l’uscita dei giochi è nella memoria di tutti

Tra bug, imperfezioni, mancanze, revisioni e scelte legate a un restyling dei modelli definito da più parti troppo morbido e “fumettoso”, le critiche sono piovute in modo trasversale dagli utenti di tutte le console. Una volta tanto non si è trattato dei capricci di un’utenza troppo esigente, dal momento che la stessa Rockstar Games è intervenuta pubblicamente ammettendo che la trilogia era stata rilasciata in una condizione che non rispettava i suoi standard qualitativi. Le scuse sono state lievemente mascherate solo dalla curiosa affermazione secondo cui i problemi riscontrati erano “inaspettati”, come se non ci fosse fior fior di controllo qualità prima del lancio di un gioco.

Quel che conta è che le cose si stanno lentamente risolvendo. Da una parte Rockstar Games ha rassicurato tutti sul lavoro che svolgerà per sistemare i tre titoli, dall’altro ha concesso gratuitamente le precedenti versioni dei giochi a chi ha acquistato la nuova trilogia. Nel frattempo, gli abbonati a Xbox Game Pass possono usufruire di GTA San Andreas nella loro libreria, così come gli abbonati PlayStation Now possono fare con GTA III. I contrattempi emersi hanno anche fatto slittare l’uscita delle edizioni fisiche della trilogia, ma in fondo questo è il minore dei problemi considerata la crescente forza del digitale e l’assuefazione ai rinvii dei videogiochi.

Passando a eFootbal 2022, l’annuncio da parte di Konami relativo a un’importante svolta nella serie che fu PES ha avuto un che di rivoluzionario. Di fatto, la nuova incarnazione della simulazione calcistica (ex-)rivale di FIFA prevedeva una formula completamente free-to-play. I contenuti di gioco sarebbero stati accessibili a tutti, con l’ovvia possibilità di accedere a microtransazioni di varia natura. Le prime informazioni elencavano in pompa magna il lavoro svolto con la tecnologia Motion Matching, il cross-play, le numerose modalità disponibili, gli eventi che sarebbero stati aggiunti nel corso delle stagioni e quant’altro.

Poi iniziarono i primi problemi

Per prima cosa, emerse la notizia che al lancio eFootball 2022 sarebbe stato poco più di una demo, con poche squadre e una sola modalità di gioco. In ogni caso, un grande aggiornamento avrebbe aggiunto contenuti, nell’ottica di una continua implementazione di funzioni che avrebbe portato il gioco nella sua versione completa nel corso delle settimane. Il che non sarebbe stato un grande ostacolo e sarebbe stato accolto con pazienza dai fan vecchi e nuovi, non fosse che alla prova dei fatti eFootball 2022 si è rivelato assolutamente disastroso.

Se non avete esperienza diretta potete affidarvi alla nostra recensione. In alternativa, potremmo rinfrescarvi la memoria parlando delle animazioni facciali dei giocatori che sono entrate di diritto nelle immagini più spaventose della storia, del contorsionismo estremo di cui erano capaci certi atleti virtuali durante le partite, nonché dei numerosi limiti di gameplay e dei passi indietro a livello grafico sottolineati da chi PES lo gioca da una vita. Una combo di problematiche capaci di decretare una pioggia di recensioni negative su Steam e sui social, una demolizione del nuovo eFootball e, retroattivamente, una macchia indelebile sul nome storico di PES.

Konami non è stata a guardare, o almeno ha voluto dare l’impressione di farlo. Eccola allora intervenire subito con una piccola patch e con la promessa di un aggiornamento ampiamente risolutivo per il mese di ottobre. Peccato che poco prima dell’arrivo dell’aggiornamento il tutto sia stato fatto slittare di alcuni giorni, in modo da sistemare le ultime cose. Un lavoro che, a quanto pare, richiedeva più del previsto, dal momento che un secondo comunicato ha spostato tutto addirittura alla primavera 2022. A patto che a Konami importi davvero qualcosa della reputazione ormai distrutta sua e di eFootball 2022, questo ennesimo colpo ha decretato il totale distacco e disinteresse di gran parte dell’utenza nei confronti del gioco. Le sorprese però sono sempre ben gradite, motivo per cui non dobbiamo disperare di poter assistere a una rinascita quando la patch promessa sarà ufficiale.

(+1). Abandoned: dalle stelle alle stalle

Tutto iniziò l’8 aprile 2021. Sul blog PlayStation comparve uno dei tanti post che spesso passano inosservati, quelli che hanno come argomento titoli indie dalle potenzialità interessanti ma che, purtroppo, in pochi prendono in considerazione. Contestualmente all’annuncio testuale venne pubblicato anche un primissimo teaser video sul canale YouTube ufficiale di PlayStation, il tutto per presentare al mondo Abandoned. Si trattava di una IP completamente nuova, buttata in pasto all’utenza senza preavviso e senza particolari accenti, che si vantava dell’esclusività per PlayStation 5 e della vocazione iperrealistica.

Le due prerogative, unite forse alla curiosità ingenerata dai cenni di trama e dalle prime immagini diffuse, furono abbastanza interessanti da portare il titolo agli onori della cronaca. Anche il nostro articolo di riferimento ebbe un successo particolare e nel giro di alcuni giorni i videogiocatori più informati sapevano dell’esistenza di Abandoned e del fatto che si trattava di un survival in prima persona dalle tinte horror, con diversi elementi capaci di sfruttare le potenzialità della next-gen Sony. Ma la telenovela che ha visto il gioco al centro è iniziata poco dopo.

Il mondo dei complottisti, fomentato dalla stampa macina-click, ha infatti partorito la peculiare teoria che Abandoned fosse in realtà il nuovo gioco segreto di Hideo Kojima. Non un gioco qualunque, ma la nuova incarnazione di Silent Hill, che sarebbe stata lanciata come esclusiva PlayStation 5 sancendo la consacrazione della nuova console. A cavalcare l’onda mediatica garantita da queste teorie, riprese da infiniti articoli di finto approfondimento per gettare benzina sul fuoco, fu lo stesso studio di sviluppo Blue Box, che con un tweet ben congegnato lasciò intendere che il vero titolo di Abandoned iniziava con “S” e finiva con “L”. Beh, allora lo fate apposta!

Da quel momento le cose sono letteralmente precipitate

Mentre da una parte i complottisti cercavano prove a sostegno della loro tesi, dall’altra emergeva sul blog PlayStation la notizia che Abandoned avrebbe avuto (primo caso in assoluto) una sua app dedicata su PlayStation 5, pensata per la diffusione di trailer e materiale promozionale prima del lancio del gioco. Lo stesso reveal del gameplay, inizialmente previsto per fine giugno, sarebbe dovuto passare per quel canale. Nel frattempo, Blue Box prendeva le distanze dalle posizioni di chi la associava a Hideo Kojima e diffondeva il nome del suo responsabile, mentre su reddit si pubblicavano indizi che confermavano che Abandoned fosse Silent Hill. A nulla servì l’inchiesta del sempreverde Jason Schreier di Bloomberg, che assicurò di aver parlato con il boss Hasan Kahraman e di poter escludere il coinvolgimento di Hideo Kojima, così come un videomessaggio dello stesso responsabile di Blue Box che si scusò per l’ennesimo ritardo del trailer di gameplay.

Nel frattempo, infatti, il tanto atteso reveal era slittato prima di alcuni giorni e poi, proprio all’ultimo istante, di un paio di mesi. La nuova data prevista era per agosto, un disguido che iniziò a far sorgere ironie e malumori tra l’utenza. I quali sono andati crescendo di pari passo con le nuove costruzioni dei complottisti, che vedevano in tutto questo gran parlare su Abandoned un’abile strategia di marketing (di Kojima, ovviamente) per tenere il gioco sotto i riflettori fino al suo disvelamento finale. Il problema è che più si avvicinava la data fatidica, più qualcuno iniziava a nutrire il sospetto che sotto sotto non ci fosse nulla di concreto e che il progetto fosse tanto fumo e niente arrosto, con l’aggravante di avere approfittato della pubblicità gratuita derivante dall’associazione a Kojima.

L’apice del tragicomico si è raggiunto nel giorno stabilito per l’aggiornamento dell’app Abandoned Real Time Experience su PlayStation 5. Mentre le grandi testate si erano organizzate per dirette epocali e gli utenti trascorrevano ore davanti alla console in attesa di nuovi contenuti, su Twitter Blue Box annunciava il grande reveal con un video teaser di pochi secondi. All’orario stabilito, però, lo stesso profilo pubblicò un messaggio di scuse per problemi tecnici che si sarebbero risolti a breve. Una brevità che ben presto si trasformò in una questione di ore e poi di giorni, attirando le ire ormai incontrollabili dell’utenza e spegnendo gli ultimi barlumi di fiducia da parte di chi stava scommettendo sul progetto.

Come se non bastasse, l’amara ciliegina sulla torta arrivò con il tanto atteso aggiornamento dell’app (che alla fine era stato rilasciato, quando ormai a molti neanche più interessava). Il tanto agognato reveal del gameplay, il contenuto per cui milioni di persone avevano perso il loro tempo in attesa speranzosa, altro non era che lo stesso teaser di pochi secondi già anticipato su Twitter. Un colpo definitivo alla credibilità di Blue Box, che a quel punto dovette difendersi da critiche da ogni dove e addirittura dalle solite, ingiustificabili minacce dei più estremisti.

Da allora non si sono avute più notizie e l’hype intorno al progetto è definitivamente caduto. In molti hanno ripescato precedenti lavori dello studio, rimasti incompiuti o pubblicati in condizioni non accettabili, e sospettano che l’intera operazione sia al limite della truffa. Qualcuno già crede che Abandoned non verrà mai pubblicato, vuoi per l’incapacità dello studio di mantenere le promesse, vuoi per il rischio di essere schiacciato dallo stesso hype da cui aveva tratto vantaggio. Qualche nuovo dettaglio sul titolo è stato ricavato dal sito ufficiale, ma come abbiamo titolato nell’ultimo articolo a riguardo si tratta di informazioni che forse ormai non interessano più a nessuno.

Jury Livorati

Classe '85, mi divido tra la moglie e i tre figli e le più svariate passioni. Ex fedelissimo di casa PlayStation, mi sono convertito a Xbox grazie al Game Pass, ma resto comunque con un piede in due scarpe. Adoro i giochi a forte componente narrativa e mi piace lasciarmi stupire dagli indie.

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