Recentemente sono riuscito a recuperare Tenet e, per quanto nel complesso l’abbia trovato piuttosto noioso (ma chi sono io per dirlo, beccatevi la nostra multirecensione), bisogna dargli atto di come riesca col suo incipit a catturare l’attenzione dello spettatore in pochissimi istanti. Merce rara di questi tempi ma anche merito della giusta azione, frenetica fin dal primo frame, e in parte dell’approccio e degli occhi di chi sta guardando. La stesso approccio che ho riscontrato in dieci videogiochi che trovate qui sotto e che, in un modo o nell’altro, hanno saputo entusiasmarmi nelle loro primissime ore di gioco.
Esattamente come la classifica relativa ai dieci nemici più viscidi e schifosi dei videogiochi, anche qua l’ordinamento proposto è rilevante, da una decima posizione tutto sommato intrigante fino a un podio davvero d’eccezione. Prima di iniziare con la lista è bene precisare che sì, nonostante siano tutti buoni giochi, sono stati scelti e ordinati unicamente sulla base di come mi hanno intrattenuto nei loro primi momenti, prescindendo dunque da tutto il resto.
I primissimi trailer (non proprio onesti, ndr) ci avevano fatto sognare centinaia se non migliaia possibilità di hacking in un mondo aperto innovativo e caratterizzato; la realtà dei fatti purtroppo era ben più modesta ma il prologo del gioco, con un protagonista misterioso e l’innesco di un fantastico blackout allo stadio, sono stati per me due elementi di attrazione molto forte nei confronti di Watch Dogs nonché un primo e gradito delirio d’onnipotenza.
In questa occasione, l’hype e l’attesa per il nuovo gioco di Hidetaka Miyazaki l’hanno fatta da padrona, azzerando quasi ogni capacità di elaborare ciò che veniva spiegato sullo schermo nei primissimi filmati, in virtù di una curiosità e di un’impazienza, spasmodica, di controllare il personaggio, i suoi movimenti, gli scatti, gli affondi e tutte le brutalità di un nuovo mondo di gioco dal creatore dei Souls e Bloodborne.
Non si comanda al cuore: ho acquistato al D1 e sbavato dinanzi a ogni video di gameplay nell’attesa di provare con mano Marvel’s Spider-Man non tanto perché io sia un grande appassionato delle pellicole dedicate all’Uomo Ragno o dei fumetti quanto perché, dal 2004 in poi, ho speso centinaia e centinaia di ore su Spider-Man II su PlayStation 2, spesso e volentieri girando senza soluzione di continuità per Manhattan ma apprezzandone ogni singolo pixel.
Ecco, immaginate la soddisfazione e la gioia di giocarci su PS4 prima e su PS5 poi.
Due loschi figuri, una tempesta senza fine e una location inquietante: prima ancora di mettere piede nella bella e illuminata città fluttuante di Columbia, il faro e le linee di dialogo di questo Bioshock Infinite non possono non stuzzicare la curiosità del giocatore che finisce per esplorare tutto l’esplorabile in cerca di un segreto, un indizio, un qualcosa che sveli cosa sta succedendo di preciso.
Contrariamente a come ci avevano abituato i vecchi capitoli della saga, God of War su PlayStation 4 ci prende per la gola e inizia con una bellissima transizione tra il menu di gioco e il gameplay vero e proprio.
Non più (almeno all’inizio) botte da orbi ma in questo caso comandano i silenzi, le pause, i non detti, accompagnati da un tema musicale che fa breccia nel cuore e nello sguardo di chi gioca, catturandone l’attenzione.
Non soltanto un capitolo eccezionalmente ambizioso di una serie storica come The Legend of Zelda ma anche l’esordio per una console nuova e da me molto attesa.
A diversi anni di distanza e con un modello OLED in arrivo nei negozi, il successo di Nintendo Switch è stato sdoganato ma come dimenticare il giovane Link che si affaccia per la prima volta in questo mondo di gioco immenso e ricco di insidie e segreti da scoprire (e tecnicamente splendido anche in modalità portatile, lo vogliamo dire oppure no? :D).
Appena fuori dal podio abbiamo invece un videogioco che ricalca esattamente quel tipo di sensazione che abbiamo descritto all’inizio parlando di Tenet: un breve prologo, pompato da una musica che la metà basta, che sprizza frenesia ed eccitazione da tutti i pori per un capitolo di DOOM che è esattamente questo. Indimenticabile la voce fuori campo: “Contro tutto il male che l’Inferno può evocare, tutta la crudeltà che l’umanità può produrre, abbiamo deciso che manderemo… soltanto te”.
Siamo sul podio, con un terzo posto guadagnato da un incipit straordinario, incantevole e poetico per un titolo controverso, Death Stranding, che ha spaccato in due l’opinione dei videogiocatori di tutto il mondo.
A prescindere dal giudizio finale però, senza ombra di dubbio, non si può non citare un tuffo nel mondo di gioco di così pregevole fattura, montato egregiamente e che strizza l’occhio al cinema in una maniera così convincente come non mai era accaduto finora.
Sebbene le prime ore di The Last of Us Parte II siano certamente degne di nota, con momenti veramente emotivi e toccanti, la costruzione narrativa scelta dagli autori è ben più lenta e graduale rispetto a quanto fatto nel primo episodio.
Ecco perché, volendo concentrare la nostra analisi sui primissimi momenti di gioco, non posso non citare l’incredibile climax di un The Last of Us che, in pochissimo tempo, ci trascina testa e piedi nel suo mondo in decadenza, facendoci sentire per tutto il tempo in pericolo e vulnerabili.
Ed eccoci arrivati alla prima posizione: di nuovo Kojima, di nuovo la sua abilità di creare mondi e personaggi, di nuovo il suo estro, la sua estetica e il suo pathos in questo caso in Metal Gear Solid V: The Phantom Pain.
Un prologo veramente lungo, probabilmente il più lungo tra i dieci qua citati, ma allo stesso tempo un qualcosa di unico, che gioca con aspetti mai visti prima d’ora e si diverte a ingabbiare il giocatore in una condizione d’impotenza, anomala e di sofferenza.
Come avete avuto modo di leggere, si tratta di giochi piuttosto recenti e usciti sia su PC che sulle ultime generazioni di console: nel frattempo è uscita anche una seconda lista relativa questa volta agli anni 90, non perdetevela!
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Ogni volta che penso al prologo di The Last of Us, mi viene sempre un magone assurdo. Quante lacrime