Una delle prime questioni nate in occasione del lancio delle console next-gen ha riguardato il prezzo dei videogiochi. Il listino base per un gioco, infatti, ha visto un incremento sensibile che ha portato la cifra da sborsare per un Day one arrivare intorno ai settanta euro. Per chi non è abituato ad aspettare gli inevitabili e spesso rapidi tagli di prezzo in occasione di sconti e promozioni varie, questo ha rappresentato un problema degno di nota e ha stimolato diverse critiche. Quello che non tutti hanno preso in considerazione, però, è che l’aumento può essere giustificato in parte con la crescita dei costi di sviluppo e di marketing.
Sul tema è intervenuto recentemente anche Shawn Layden, ex presidente dei Sony Worldwide Studios. Pur non ricollegandosi direttamente al prezzo di listino dei videogiochi, Layden ha toccato il tema dei costi di sviluppo, che lievitano tra una generazione e l’altra di console. Non solo, ma stando alle sue previsioni un gioco tripla A per PlayStation 5 potrebbe arrivare a budget fino a duecento milioni di dollari, raddoppiando i budget dei grandi titoli per PlayStation 4. “Se non possiamo impedire che la curva dei costi cresca, tutto quello che possiamo fare è provare a limitare i rischi“, ha detto Layden a Bloomberg. “Questo incentiva la produzione di sequel.”
La diretta conseguenza è una riduzione della varietà e una chiusura delle prospettive future a pochi generi e poche meccaniche di gameplay di sicura efficacia. Al di là di queste problematiche, però, la riflessione di Layden ci ha incuriosito, spingendoci a scoprire i videogiochi dallo sviluppo più costoso di sempre. Trovare un elenco affidabile non è facile, più che altro perché non esistono dati ufficiali rilasciati dagli sviluppatori e dai publisher. Basandosi su stime e dichiarazioni e incrociando i dati con i documenti finanziari, quando disponibili, è però possibile stilare una classifica abbastanza veritiera dei dieci videogiochi più costosi della storia. Scopriamoli insieme:
La saga di Dead Space, recentemente tornata in auge grazie all’annuncio del remake del primo capitolo per console next-gen, annovera tra i suoi tre capitoli principali uno dei giochi più costosi di sempre. Si tratta, per la precisione, del secondo capitolo, sviluppato da Visceral Games e pubblicato da Electronic Arts nel 2011 per PlayStation 3, Xbox 360 e PC. Con i circa sessanta milioni di dollari richiesti per lo sviluppo e i sessanta milioni di marketing, Dead Space 2 è costato circa centoventi milioni di dollari. Un valore che, aggiustato secondo l’inflazione, corrisponderebbe oggi a circa 138 milioni di dollari, un numero non lontano da quelli stimati da Shawn Layden. E siamo solo alla decima posizione…
Tra le iniziative legate al marketing di Dead Space 2 ricordiamo un contest lanciato da Visceral Games che metteva in palio la riproduzione del volto del vincitore all’interno del gioco, come vittima di un necromorfo. Per partecipare occorreva inviare un testo, un video o un disegno che rappresentasse l’uccisione di una creatura da parte del protagonista del gioco. Electronic Arts riuscì invece a farsi coprire da critiche per una campagna pubblicitaria che aveva reclutato duecento donne, volutamente lontane dal mondo dei videogiochi e dalla violenza rappresentata in Dead Space 2, per registrarne le reazioni in occasione di una proiezione del gameplay.
L’ultimo capitolo della più recente trilogia dedicata a Lara Croft è riuscito a strappare un posto nella nostra classifica. Shadow of the Tomb Raider, l’avventura della più famosa archeologa del mondo dei videogiochi, è stato sviluppato in collaborazione tra Crystal Dynamics ed Eidos Montreal ed è stato pubblicato da Square Enix nel 2018 per PlayStation 4, Xbox One e PC (vi ricordiamo tra l’altro un bundle con tutti e tre i giochi della trilogia per next-gen). In base ai dati a disposizione, i costi di sviluppo oscillano tra i settantacinque e i cento milioni di dollari, con una campagna marketing che aggiunge circa trentacinque milioni al conteggio, per un totale tra i centodieci e i centoquaranta milioni di dollari.
Tra le difficoltà principali incontrate nel corso dello sviluppo, o almeno nelle sue fasi preliminari, ci fu la necessità da parte di Eidos Montreal di lavorare su una serie precedentemente sviluppata da altri. Il primo step ha richiesto la “comprensione dell’essenza del franchise”, nelle parole di David Anfossi, capo dello studio di sviluppo. Non per questo Eidos Montreal ha rinunciato a mettere la sua firma, lavorando con la consueta creatività e sfruttando la propria esperienza per la costruzione di ambienti, personaggi, sistemi di illuminazione, effetti sonori e quant’altro. Il tutto nel segno della continuità con i primi due capitoli, che tutti abbiamo potuto apprezzare.
Destiny non ha certo bisogno di presentazioni. Il lancio del gioco nel 2014, favorito dalla certezza rappresentata da Bungie allo sviluppo e da Activision come publisher, sarà ancora ben impresso nelle menti di molti videogiocatori. Fu proprio la fortissima campagna di marketing ad accendere i riflettori intorno a un gioco che prometteva di cambiare le carte in tavola nel mondo degli sparatutto, con un mondo online condiviso a fare da sfondo al gameplay. Per quanto riguarda il costo di una simile operazione, i dati sono discordanti. Diverse fonti parlano di costi di sviluppo e marketing intorno ai centoquaranta milioni di dollari, ma alcune voci suggeriscono che la sola fase promozionale possa aver raggiunto i cinquecento milioni di dollari. Se quest’ultimo valore fosse veritiero, il gioco potrebbe occupare il primo posto di questa classifica.
Le vicende legate allo sviluppo di Destiny sono ricche di retroscena interessanti. Da una parte c’era Bungie, decisa a restare indipendente dai Microsoft Game Studios per la sua nuova IP, Destiny per l’appunto, sviluppata con il nome in codice Project Tiger. Dall’altra c’era la necessità di trovare un editore importante, che si è poi concretizzato in Activision. Negli accordi, l’IP sarebbe rimasta di proprietà di Bungie, ma i diritti di pubblicazione sarebbero stati di Activision per dieci anni dopo il lancio. Da notare anche come il gioco fosse ormai praticamente pronto nel 2013, anche se la struttura delle missioni venne rivoluzionata all’ultimo per renderla meno lineare. Tra i fatti meno piacevoli ci fu anche una controversia con il compositore della colonna sonora Martin O’Donnell, che fu licenziato ma che sottolineò come l’influenza di Activision stesse erodendo lo spirito collegiale di Bungie.
Bungie torna anche nella settima posizione della classifica, a dimostrazione che i grandi numeri non sono mai stati un problema per le loro necessità di sviluppo. A richiedere costi stratosferici è stato un altro sequel, e per la precisione Halo 2, lanciato in esclusiva per Xbox e PC nel 2004. I circa quaranta milioni per lo sviluppo e gli ottanta per il marketing portano il totale a centoventi milioni, ma, trattandosi di quasi vent’anni fa, l’inflazione porta a una corrispondenza attuale di qualcosa come duecentodiciannove milioni di dollari. Cifre da far girare la testa.
La promozione del gioco da parte di Microsoft fu intensa.
Tra le altre cose, è da segnalare come i trailer di Halo 2 vennero proiettati nelle sale cinematografiche, rappresentando la prima volta per un videogioco. Anche la stampa venne coinvolta per aumentare l’hype intorno al gioco e un retroscena parla di Microsoft che riferì ad alcuni giornalisti che la recensione di Halo 2 sarebbe stata una delle più importanti della loro vita. Prima del lancio vennero poi organizzati eventi dedicati, come il party all’E3 del 2004 in cui un’abitazione venne trasformata in una riproduzione del mondo di Halo, con tanto di figuranti vestiti a tema.
La metà bassa della classifica dei giochi più costosi di sempre è occupata da un’esclusiva PC. Star Wars: The Old Republic è infatti un MMORPG sviluppato da parte di Bioware e prodotto da LucasArts nel 2011. Come suggerisce il titolo, si tratta di un’esperienza inserita nell’universo espanso di Star Wars, un franchise che non si fa intimidire dai costi multimilionari. Non a caso, sembra che lo sviluppo del gioco abbia richiesto duecento milioni (duecentotrenta con l’inflazione) tra realizzazione vera e propria e promozione.
Quando Bioware si interessò al progetto, la sua intenzione era quella di creare un gioco ricco di storie individuali intorno ai suoi protagonisti. Obiettivo raggiunto con una squadra di ben dodici scrittori impiegati a tempo pieno e che, nel 2008, dichiararono di aver lavorato per oltre due anni alla scrittura. Questo team, di fatto, fu quello impegnato per più tempo rispetto a qualunque altro gruppo coinvolto nello sviluppo. Uno sforzo ben ripagato, considerano che Star Wars: The Old Republic ottenne poi un milione di iscritti nei primi tre giorni dopo il lancio, diventando l’MMO con la maggior crescita di sempre.
Il quinto posto della nostra classifica è occupato dal gioco anagraficamente più vecchio di tutti. La saga di Final Fantasy non ha bisogno di essere inquadrata e Final Fantasy VII, nello specifico, è ben noto anche ai giocatori di primo pelo grazie al recente remake. L’originale risale però al 1997 e alla prima PlayStation e, rispetto a quelli che sono gli standard attuali, era un titolo molto più squadrato e pixelloso di quanto potremmo accettare oggi. Non per questo fu un prodotto poco ambizioso e costoso per i tempi, se consideriamo che lo sviluppo ha richiesto circa quaranta milioni di dollari, mentre il marketing viene stimato tra i quaranta e i cento milioni. Arrotondando per eccesso, al cambio odierno il gioco sarebbe arrivato a duecentotrentaquattro milioni di dollari per vedere la luce.
Per la promozione del gioco fuori dai confini del Giappone, l’allora inesperta Square accettò un’offerta di collaborazione da parte di Sony. La campagna pubblicitaria diffusa durò per tre mesi a partire dall’agosto del 1997. Si iniziò con spot pubblicitari mandati in onda nel mezzo di trasmissioni molto popolari come il Saturday Night Live, i Simpson, il Late Night with Conan O’Brien e nell’intervallo di eventi sportivi di primo piano. Non mancarono approfondimenti sulle riviste dedicate al gaming, pubblicità nei fumetti DC e Marvel e una collaborazione speciale con Pepsi.
Sembra ieri quando veniva rilasciato il primissimo trailer di Grand Theft Auto V, un gioco poi destinato a entrare nella storia per i record di vendita e per il record di longevità, con versioni rimasterizzate che hanno raggiunto ormai tre generazioni di piattaforme. Pensando alle ambizioni di Rockstar Games, alla cura dei dettagli che contraddistingue i loro giochi e alle prospettive di vendita di un gioco come GTA V, immaginare costi elevatissimi per lo sviluppo non era difficile. Il totale delle spese legate alla creazione del gioco e alla sua promozione ammonta a circa 265 milioni di dollari nel 2013, corrispondenti a circa 294 milioni attuali. Una cifra da capogiro, ma che siamo sicuri sia stata ampiamente recuperata.
Per lo sviluppo del gioco pare siano state coinvolte oltre mille persone.
Tra queste c’erano anche persone comuni appartenenti a reali gang losangeline, scelte da Rockstar Games per dare la voce alle loro controparti nel gioco, in nome del massimo del realismo. Invece di usare attori con voci impostate e orientati alle buone maniere, infatti, sembra che fosse preferibile chiedere la collaborazione di gente della strada, a cui fu data carta bianca nel caso di frasi che fossero ritenute poco verosimili. Dal punto di vista della promozione, invece, ricordiamo tutti la campagna pubblicitaria fatta di trailer, informazioni rilasciate con moderazione e cartellonistica degna di una grande produzione hollywoodiana. I risultati, poi, si sono visti.
Meno scontato sarebbe pensare a costi da centinaia di milioni di dollari per un’iterazione annuale della serie Call of Duty. Considerata la nomea da gioco copia-incollato che ormai si è fatto, ogni nuovo capitolo del franchise viene accolto da un numero quasi uguale di critiche e complimenti, anche se poi le vendite e la fama del gioco danno ragione ad Activision e ai vari studi di volta in volta coinvolti. Il più costoso dei capitoli, al momento, è proprio Call of Duty: Modern Warfare 2, realizzato nel 2009 da Infinity Ward e uscito per PlayStation 3, Xbox 360 e PC. In realtà, lo sviluppo avrebbe richiesto “solo” cinquanta milioni di dollari, mentre a far aprire il portafogli ad Activision sarebbe stata la promozione massiccia, capace di prosciugare qualcosa come duecento milioni di dollari. Aggiustato all’inflazione, il totale ammonta a trecentodue milioni di dollari.
Il marketing, nello specifico, aveva fatto ampio uso di teaser che mostrarono le primissime caratteristiche del gioco, prima del vero e proprio trailer di annuncio ufficiale mostrato nel corso delle finali NBA della Eastern Conference nel 2009. Da notare anche che il gioco venne ideato inizialmente come Modern Warfare 2 e basta, senza riferimenti alla serie Call of Duty. Il nome del franchise è stato aggiunto successivamente per inquadrare il titolo e per trarre vantaggio, ovviamente, dalla sua fama pregressa.
Il protagonista dello scorso autunno/inverno, anche se prevalentemente in negativo, è stato Cyberpunk 2077. L’anticipatissimo e attesissimo gioco di CD Projekt Red, che doveva rappresentare la definitiva consacrazione dello studio polacco, si è rivelato invece uno scivolone difficilmente recuperabile in termini di reputazione. Nato per essere un capolavoro annunciato, il titolo ha sofferto di troppi problemi al lancio per risultare indimenticabile e ha perso irrimediabilmente il treno del successo. Inutile dire che lo sviluppo era partito in grande, pregustando le vendite stratosferiche che poi non si sono concretizzate. Nel complesso, sono stati centosettantaquattro i milioni di dollari spesi dal team, con centoquarantadue milioni aggiuntivi dedicati alla promozione, per un totale di trecentosedici milioni di dollari. Fortunatamente, la mezza débâcle non ha impedito di coprire tutti questi costi con le vendite.
La più potente mossa di marketing scelta da CD Projekt Red, che era comunque riuscita a far nascere e crescere l’hype con un primo annuncio molti anni prima dell’effettiva uscita del gioco, è stata senza dubbio il reclutamento di Keanu Reeves. L’attore americano è stato capace di catalizzare l’attenzione del grande pubblico già dal primo trailer in cui venne mostrato, per poi diventare una vera e propria icona con il suo “You’re breathtaking” e con gli spot promozionali a cui ha prestato il volto. Non per questo i bug di Cyberpunk 2077 sono risultati meno fastidiosi per gli utenti che hanno poi decretato il difficile inverno per gli sviluppatori polacchi.
Ed eccoci al primissimo posto della classifica, occupato da un videogioco che a molti utenti forse potrebbe non dire niente. Il gioco più costoso di sempre, infatti, è addirittura un progetto attualmente in early access e in continuo sviluppo dal 2012, anno del suo annuncio e della prima campagna Kickstarter. Stiamo parlando di Star Citizen, che grazie ai continui contributi da parte dell’utenza ha all’attivo un budget di oltre duecentosettantacinque milioni di dollari dedicati al solo sviluppo e di quarantacinque milioni riservati al marketing. In attesa di quanto accadrà nei prossimi mesi, con il gioco che ancora non ha trovato la sua forma compiuta, registriamo così un totale fantascientifico di oltre trecentoventi milioni di dollari.
La raccolta fondi per Star Citizen iniziò addirittura nel 2012 con un plugin per WordPress che aveva come obiettivo un budget di due/quattro milioni di dollari per un sandbox simulativo spaziale per PC. Successivamente partì la campagna Kickstarter, che si concluse con circa sei milioni di dollari raccolti. Si tratta solo di briciole rispetto a quanto ottenuto oggi, con un continuo supporto da parte dei fan, stimolati da una campagna di promozione continua e intensa. Senza dimenticare i vantaggi garantiti ai sostenitori, per un meccanismo tale da aver portato il gioco nel Guinness World Records come gioco più finanziato di sempre.
Devi essere connesso per inviare un commento.
Scusate ma Shenmue? Fu circa 70.000.000 di dollari nel 1994. E non so di marketing quanto.