Guida di Iacopo Risi
Concludiamo questo nostro lungo percorso dedicato ai nuovi sistemi soundbar, iniziato lo scorso settembre, analizzando le operazioni da effettuare per sfruttare al meglio la resa sonora di un impianto soundbar. Come abbiamo visto, questi dispositivi hanno fatto un salto qualitativo straordinario negli ultimi anni diventando il prodotto di riferimento per la nuova tecnologia audio spaziale.
Pur essendo di facile installazione, impostare correttamente il setting completo di un kit soundbar potrebbe fare la differenza. Questa guida è pensata principalmente per i sistemi già dotati di fronte posteriore, specialmente con satelliti con up-firing integrato, componenti imprescindibili per un’esperienza avvolgente, specialmente per prodotti di fascia media.
Ma i nostri consigli possono offrire un ottimo spunto anche per chi al momento è equipaggiato del solo fronte anteriore con subwoofer annesso.
In meccanica si indica l’energia acustica o sonora come una grandezza che definisce la capacità di irradiare onde sonore attraverso le vibrazioni. Tutto il mondo dell’acustica ruota intorno al concetto di vibrazione. Vibrano le membrane dei diffusori che comprimono e spostano l’aria del nostro ambiente, così come vibra il timpano del nostro orecchio che la riceve, trasmettendo al cervello informazioni sotto forma di musica, dialoghi ed effetti sonori.
Niente paura, non è l’inizio di una lezione di fisica, ma una breve introduzione utile per comprendere l’importanza di un corretto sistema di vibrazione per una resa migliore del nostro impianto.
Un sistema di vibrazione può considerarsi ideale quando è in assenza di perdite o tende a far convivere tutte le oscillazioni in gioco in perfetta armonia. Questo è uno dei temi più caldi nei gruppi di discussione di audiofili, che qui non approfondiremo ma che ha bisogno di essere preso in considerazione. Difatti, in un ambiente reale è necessario tener conto della dispersione, fenomeno che avviene per qualsiasi forma di propagazione energetica. Avete presente il fenomeno di dispersione termica? In acustica il concetto è analogo.
Questa dispersione influenza il dato originale durante il transito fino al nostro orecchio, situazione che si traduce in perdita di fedeltà. Oltre all’aria circostante, è importante considerare il ruolo degli elementi aderenti, come le superfici di appoggio del nostro impianto come mobili, piedistalli, scaffali e sistemi di fissaggio a parete che vibrano al vibrare dei diffusori e trasferiscono parte del segnale al pavimento, alle pareti o ad altri componenti a contatto.
Il mondo dell’alta fedeltà offre raffinate tecniche di isolamento acustico, partendo da processi di accordatura di mobili, scelta di particolari tendaggi o costose apparecchiature anti-vibrazione o disaccoppiamento. Ma, come già detto, non ci occuperemo di tutto questo, lasciando a voi la possibilità di approfondire e ci dedicheremo a soluzioni alla portata di tutti.
L’inevitabile processo di dispersione lo si può attenuare con particolari accorgimenti a partire dalla riduzione dei punti di contatto. Per la maggior parte dell’utenza possono bastare i piedini incorporati o da applicare sulla superficie su cui poggiano gli altoparlanti, ma si può effettuare uno step ulteriore procurandosi un kit di spikes, i più diffusi complementi antivibrazione, che non sono altro che piedini con punte di appoggio appuntite.
Il salto di qualità ovviamente è da ricercare anche nella scelta del materiale, solitamente acciaio/cromato, rame, ottone, con opportuno sistema di protezione per il ripiano. Particolarmente apprezzati sono anche gli spikes a molla, che attraverso le deformazioni elastiche riescono a smorzare le vibrazioni.
Un’altra soluzione alternativa ce la offre un prodotto in realtà inventato per fare tutt’altro, ovvero il Blu-Tack, la famosa pasta adesiva e rimodellabile Bostik, per fissare poster o quadretti alle pareti. La sostanza di cui è composta offre una notevole capacità isolante alle vibrazioni ad un prezzo irrisorio, tant’è che gli audiofili la applicano anche come piedini per lettori CD, giradischi e addirittura sui cavi!
Per quanto riguarda le superfici di appoggio vi sono ottime risposte alla vibrazioni dal vetro stratificato, mentre il legno massello ha prestazioni decisamente superiori ai pannelli di fibra a media densità o compensato. In generale anche un mobile sufficientemente massiccio e pesante tende a contenere le vibrazioni. Naturalmente i piedini devono poggiare sulla stessa superficie.
È facile intuire come un sistema audio offra diverse prestazioni secondo il posizionamento dei singoli componenti. D’altra parte la progettazione della propagazione sonora, sia della casa costruttrice che dei sound designer dei contenuti multimediali, non può restare slegata dalla localizzazione di un canale sorgente, eccezion fatta, come vedremo, per il subwoofer.
Iniziamo dal posizionamento della base anteriore, ovvero la soundbar vera e propria che, come tutti i sistemi altoparlanti, ha bisogno di un certo spazio di lavoro per diffondere al meglio l’audio. Soprattutto in caso di canali up-firing è altamente sconsigliata la collocazione all’interno di mobili TV o qualsiasi struttura ad incasso. In generale, mai sottovalutare qualsiasi forma di ostacolo fisico a un transito sonoro.
Per l’impiego della tecnologia Atmos virtuale il soffitto non dovrebbe superare i 3.6mt per un miglior feedback di riflesso anche se questo dipende molto dalla precisione e dalle prestazioni della soundbar nella diffusione verticale.
Nella confezione non dovrebbe mancare un kit per il montaggio della barra a parete, ma anche in questo caso il suono potrebbe risentirne a causa della presenza di viti, bulloni e staffe che causano dispersione. È pertanto consigliabile prima effettuare dei test e poi, eventualmente, eseguire il lavoro di perforazione. In linea generale l’ubicazione ideale resta sempre davanti al pannello sullo stesso ripiano.
Per quanto riguarda la superficie di appoggio, la regola vale chiaramente anche per gli speaker surround, che devono essere posizionati a poco meno di un metro dietro l’ascoltatore e lateralmente ai margini della stanza o dell’area di diffusione. È importante mantenere la simmetria della distanza, altrimenti il surround potrebbe presentare un’asincronia tra livello destro e sinistro.
Gli speaker dovrebbero essere inclinati per formare un angolo compreso tra i 110/135 gradi nel punto d’ascolto. Per un’irradiazione sonora ideale, l’altezza dovrebbe attestarsi poco al di sopra del livello di ascolto, quindi della testa dell’utente.
Per il subwoofer esistono diverse possibilità. Di solito, dato il relativo ingombro non è sempre facile trovargli una sistemazione in ambiente domestico. Ma questa, in termini acustici, è un’operazione assai meno delicata rispetto agli altri diffusori poiché il nostro apparato auditivo non è in grado di percepire la direzionalità dei suoni alle basse frequenze.
La posizione più tradizionale è vicino al fronte anteriore e quindi davanti all’ascoltatore, ma una seconda scelta può essere uno degli angoli della stanza, per una propagazione più distribuita, riducendo al contempo la possibilità di incontrare “punti morti”, in cui l’acustica viene del tutto annullata. Per chi possiede un apparecchio wireless può sperimentare diverse posizioni, cercando un buon compromesso tra resa ed ingombro. Notoriamente il subwoofer viene appoggiato sul pavimento poiché quest’ultimo offre un valido supporto per la diffusione delle tonalità profonde.
Per i più intrepidi propongo un sistema di localizzazione del subwoofer manuale che pare molto efficace: spostandovi per la stanza, durante la riproduzione di un contenuto ricco di basse frequenze, noterete differenze sostanziali in termini di percezione. Bene, provate questo esperimento posizionando il subwoofer nella posizione dell’ascoltatore. I punti dove avvertirete una miglior percezione dei suoni a bassa frequenza saranno quelli ottimali dove posizionare il vostro subwoofer.
Come per le TV, anche le più moderne soundbar hanno diversi scenari preset, dove non possono mancare le modalità gaming e il surround. Solitamente dovrebbe essere disponibile anche un’opzione per la riproduzione notturna che diminuisce sensibilmente il range dinamico e la modalità per il suono adattivo, in cui la diffusione si adegua al tipo di servizio. Questa opzione, se disponibile, è particolarmente indicata per la tradizionale trasmissione televisiva dove l’acustica cambia radicalmente tra film/serie, programmi televisivi ed incontri sportivi.
Anche se le feature non sono neanche lontanamente paragonabili a quelle offerte da un sintoamplificatore, è possibile giocare un po’ con i setting al di là dei sistemi di equalizzazione, utili, a mio parere, soltanto per l’ascolto musicale. Alcuni prodotti integrano soluzioni software per dare maggior risalto alla riproduzione dei dialoghi, come la tecnologia Clear Voice di Samsung o Dialogue Mode di Bose. E’ un’opzione pensata soprattutto per la riproduzione notturna o qualsiasi altra situazione che implichi un volume contenuto, ma la ritengo utile per ogni evenienza.
Altra interessante feature riscontrabile su alcuni modelli è il 3D virtuale, che genera attraverso tecnologie di upmixing un suono verticale anche per i flussi 5.1/7.1.
La regolazione del volume dei singoli componenti presenta troppi fattori discriminanti per essere trattata in una linea guida d’impostazione/calibrazione di un sistema audio. In generale, sperimentando su diversi contenuti multimediali, è necessario lavorare sul fronte posteriore per far sì che quest’ultimo non copra troppo la diffusione anteriore della soundbar. In assenza di feature per i dialoghi è poi possibile agire sul canale centrale incrementando di un paio di unità rispetto ai laterali.
Spesso alcuni prodotti offrono funzionalità d’impostazione e bilanciamento automatico, basata sulla rilevazione di alcuni microfoni interni in funzione dell’ambiente. Si tratta di un’opzione poco apprezzata sia dai puristi che dagli esperti sound designer, poiché la rilevazione tende a registrare il suono diretto, ignorando gli effetti del suono riflesso. Personalmente, con questi tipi di tecnologie ho sempre riscontrato risultati tutt’altro che ottimali.
Innanzitutto, in presenza di un flusso Atmos è necessario verificare che il sistema stia realmente trasmettendo i dati nel formato audio spaziale. Questa è una situazione purtroppo non banale dato che le componenti in gioco sono tre, ovvero la sorgente, che può essere una console, un lettore o dispositivi di media streaming come Android TV o Firestick, l’impianto soundbar e la TV, le quali possono dar origine a numerose configurazioni. In passato abbiamo già parlato del pass through e della differenza tra connessioni via Arc ed eArc, che dipendono dalle feature ed opzioni integrate nel televisore.
Il modo più semplice e sicuro, almeno per un test iniziale, è quello di collegare una sorgente via HDMI all’ingresso della soundbar e connettere quest’ultima dalla porta HDMI Arc alla TV. Se la sorgente trasmette un segnale Atmos, state pur certi che la soundbar compatibile lo intercetterà, indipendentemente dalla TV e dalle sue impostazioni. Alcune soundbar comunicano la presenza di una trasmissione Atmos attraverso un display integrato, altre nelle info dello streaming, altre ancora via app installata nello smartphone. E’ quindi necessario controllare il manuale di riferimento.
Un altro metodo sicuro è offerto dal client di Netflix, che nella lista dei formati audio/video di un contenuto mostra l’eventuale dicitura Atmos solo e soltanto se “sente” che il dispositivo audio è compatibile. Per dispositivi non-Atmos o con Atmos disattivato, il servizio di streaming indicherà e trasmetterà un tradizionale formato 5.1, anche se il formato Atmos è supportato.
Nel mondo console al momento soltanto la serie Xbox è compatibile con Dolby Atmos e, oltre a titoli come Forza Horizon 5 ed Halo Infinite, è possibile testare alcune demo con Dolby Access, l’app necessaria per abilitare il formato sulla console Microsoft.
Ovviamente, al di là del setting del dispositivo, la qualità dipende anche dal contenuto multimediale. Sul web potete trovare numerose liste delle migliori scene in Dolby Atmos ma, attenzione, Youtube, nonostante i numerosi sedicenti contenuti, non supporta ancora questa tecnologia. Per un test iniziale il consiglio è quello di orientarsi verso documentari sugli animali e sulla natura. I rumori ambientali, in particolare quelli che si propagano con costanza ed in verticalità, come i fenomeni atmosferici (pioggia o temporali), permettono un’analisi più approfondita rispetto alle scene clou dei film d’azione.
Articoli per approfondire:
– Speciale soundbar: perché salveranno il mercato home theater
– Soundbar: Le principali caratteristiche da tenere d’occhio
– Guida all’acquisto delle migliori soundbar per film serie TV e videogiochi
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Ti amo Iacopo Risi! <3
Fenomenali consigli! Grazie mille!
Premettendo che ho studiato acustica, (anni di calcoli logaritmici, pressione sonora, phon, ecc) posso tranquillamente dirvi che le soundbar le evito come la peste, molto meglio un 5.1 o un 7.1 vecchio stile per me.
Si ma per il 5.1 o il 7.1 devi avere lo spazio. Nel mio caso avere la soundbar mi ha aiutato a sentire meglio dialoghi e sonoro…oltre a dare più profondita, cosa impossibile con le sole cassa del monitor.
AndyCap, la questione soundbar vs. posizionale (5.1/7.1 etc.) l’ho approfondita abbondantemente e trovate tutto nel primo tra gli “articoli per approfondire” che trovate poco sopra i commenti.
Il confronto tecnico tra i due sistemi è un argomento del tutto sterile e non importa studiare calcoli logaritmici per fare certe affermazioni.
Una cosa è certa: per apprezzare un impianto posizionale bisogna spendere. Minimo 1000€ per avere un decente 5.1 e raddoppierei per un Atmos-based (sempre entry-level), senza considerare le difficoltà in ambito domestico (installazione di dispositivi sul soffitto, in primis). Quindi di cosa stiamo parlando? Di niente.
Dal citofono all’alta fedeltà ci sono numerose opportunità e questo sito, non essendo specializzato per audiofili, cerca di offrire un supporto all’utenza media, non solo per migliorarne l’esperienza acustica, ma anche le conoscenze in questo ambito. Non esistono solo soundbar da 100€ ed impianti da 2000€.
Se uno ha chiaro in mente che sente un audio sorround virtuale (fittizio) e non reale si.